Istruttori

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    Istruttore ad essere preciso... ma il luogo in cui si svolgeva quella sua missione non gli piaceva molto, ad essere onesto. Non che avesse nulla contro persone che hanno idee diverse dal precedente governo di Imperius, ironicamente lui era addirittura nato nell'anno in cui venne distrutta la cittadina da cui erano state messe le basi del movimento rivoluzionario, ma se qualcuno avesse solo provato a dargli qualche "indizio" su da quale parte sarebbe dovuto stare, lui avrebbe risposto no, grazie, e sarebbe rimasto nella sua adorata neutralità. Non aveva alcun motivo personale per stare a combattere fino alla morte per un'ideale che non gli apparteneva, e tutto ciò che voleva in quel momento era riuscire a mettere giù le basi per potersi fare una vita decente in futuro... visto che il presente non era poi un granchè. Si era dovuto imbarcare ad Irale dopo una lunga "passeggiata" nella foresta, era sbarcato nella laguna Pairot sperando di non aver rotto le scatole a qualche Sahagin col suo passaggio e si era incamminato nella pianura sotto il controllo ribelle fino a raggiungere la sua destinazione: Dervac, cittadina fondata da un vecchio avamposto dei ribelli. Sperava che la prossima missione fosse in un posto leggermente meno fuori porta per lui, ma ora il vero "problema" era riuscire a trovare il luogo che gli era stato indicato... tirando fuori dalle pieghe della fascia posta sui suoi fianchi una sorta di volantino, l'Etonom avrebbe sbattuto un paio di volte le sue palpebre dure e controllato se aveva capito bene le indicazioni che gli avevano dato. Una piccola casa nella periferia di Dervac, riconoscibile da una varietà di armi all'esterno ed una piccola capanna per gli attrezzi... intercambiando lo sguardo tra il foglio ed il piccolo edificio che aveva di fronte sembrava che la descrizione fosse calzante: spade, lance ed asce erano conficcate fuori dai muri lignei di quella casa con base in roccia, e formavano una sorta di staccionata un pò eccentrica attorno all'edificio e quella che sembrava una piccola capanna completamente in legno col tetto rosso. Sembrava coincidere con quello che gli avevano detto, se era l'abitazione sbagliata allora non sapeva proprio più leggere... eppure aveva imparato neanche una decina di anni addietro! Bè, a questo punto era ora di tentare un pò la sua fortuna: l'insettoide avrebbe rimesso il volantino tra le pieghe esterne della sua "cintura" e si sarebbe avvicinato a passo rapido all'entrata, passando accanto a due asce bipenni conficcate nel terreno, per poi bussare con la mano destra sulla porta lignea di quella dimora un paio di volte, così da attirare l'attenzione del padrone o padrona di casa. Effettivamente, ora che ci pensava il suo committente era rimasto piuttosto vago sul suo sesso e l'età: non sapeva se avrebbe avuto a che fare con un uomo od una donna, oppure se si sarebbe ritrovato di fronte ad un coetaneo od uno di età così diversa dalla sua... se doveva essere del tutto onesto, sperava che il suo "cliente" non fosse di sesso femminile. Non solo lo avrebbe reso più freddo del solito, ma oltre a questo il pensare a quale potevano essere i motivi dietro al desiderio di autodifesa di una donna in territorio ribelle lo faceva rabbrividire... a volte aveva sentito storie decisamente spiacevoli a riguardo, storie che potevano lasciare cicatrici profonde nella psiche e dare un desiderio di vendetta forte quanto quello che aveva lui da piccolo... e lui non credeva più nella legittimità della legge dell'occhio per occhio, quindi il tutto sarebbe stato più difficile.
    ... Ma a che diavolo stava pensando? Dandosi un paio di leggere botte alla tempia sinistra a pugno chiuso, l'Etonom avrebbe scacciato dalla sua mente tutti quegli stupidi pensieri sulla moralità di un completo sconosciuto, non gli faceva bene farsi così tanti quei castelli in aria: tutto quello che doveva fare adesso era aspettare che il suo primo "studente" gli aprisse la porta, così che quel lavoro potesse iniziare... buffo, aveva recentemente perso il suo mentore, ed ora si doveva mettere nei suoi panni in una situazione piuttosto simile. Ironia della sorte, eh?
     
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    In quel mondo, dove spesso si ricorreva alla forza bruta per risolvere i conflitti, gente che volesse imparare a difendersi autonomamente e duellare. Il compito di quell'etonom era dunque di insegnare a qualcuno a combattere fisicamente, permettendogli di essere preparato a qualsiasi evenienza gli venisse incontro, ed era territorio ribelle quello che doveva affrontare. Raggiunse una piccola casetta, completamente circondato da armi e pericolose equipaggiamenti, facendo intuire che chiunque ci abitasse ne avesse a che fare. Bussò alla porta, e dovette attendere un paio di secondi prima che una delicata donna aprisse. Lunghi capelli castani legati con una lunghissima treccia, con occhi azzurri molto chiari, dalla corporatura esile e magra, di razza chiaramente umana, che però non parve stupirsi della persona davanti a sé.
    -Desidera?- domandò la donna con voce tenue e gentile, con tono garbato ed educato.
    Era altamente probabile che un uomo insetto che piombi in casa fosse lì per quella missione che la famiglia aveva mandato alla bacheca, ma non si poteva mai sapere. Si viveva in un mondo dove c'erano anche ladri e assassini, poteva essere anche un nemico, considerando la loro posizione ideologica e la professione che alcuni membri della famiglia facevano. Ma non si scoraggiò, né mostro disturbo, semplicemente era una donna che domandò con un sorriso chi fosse il visitatore.
     
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    Ed apparentemente in quel periodo la Dea Bendata lo aveva abbandonato lanciandolo giù da un dirupo. Non solo la sua cliente pareva essere un'esponente del gentil sesso... ma era anche piuttosto carina. L'Etonom rimase bloccato per un'attimo a fissare coi propri occhi blu vuoti gli occhi azzurri della sua committente, come se fossero un magnete della polarità opposta a quella del suo sguardo, per poi sbattere le palpebre un paio di volte e scuotere leggermente la testa: doveva darsi un pò di contegno, avrebbe voluto far uscire le parole dalle sue mandibole ma non ci riusciva... dannazione ai traumi passati, non era lì per far colpo su quella ragazza, era lì per insegnarle come riuscire a combattere! Se avesse avuto una pelle "umana", di sicuro sarebbe diventato rosso come un peperone, ma fortunatamente aveva un esoscheletro a coprire le sue carni e quella che poteva essere definita lo strato più basso di pelle, quindi la situazione era meno imbarazzante. Dopo aver deglutito un'attimo, Eric avrebbe detto...

    -Sono... Eric Nastos, ho accettato quel lavoro come insegnante di autodifesa. Lei è la mia... committente?

    Dovette tossire un paio di volte per riuscire a far passare le parole da quel rospo che aveva in gola, ma almeno era riuscito a tirare fuori una frase di senso compiuto ed una domanda, era un buon progresso. Tanto per mostrare che fosse un semplice insetto in cerca di lavoro, avrebbe tirato nuovamente fuori dalle pieghe della fascia di stoffa blu attorno ai suoi fianchi il volantino su cui erano scritte le specifiche del punto di incontro, ossia quella casa di fronte alla quale si trovava... se quello non era abbastanza per convincere una donna così giovane, allora il mondo in cui viveva stava diventando proprio marcio. Aveva solo da aspettare che la ragazza si fidasse della sua buona fede e potessero cominciare a discutere sul da farsi, se davvero doveva allenarla nelle arti marziali anche solo un pò aveva bisogno di un minimo di fiducia, altrimenti il massimo che poteva insegnarle era come meditare sotto ad una cascata... che diamine, ora anche la sua immaginazione iniziava a fargli dei brutti scherzi, doveva svuotare la mente da tutte le cose inutili...
     
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    Quando la donna aprì la porta e vide l'etonom, la prima cosa che le venne in mente fu che era lì per quella loro missione affissa nella bacheca dell'ufficio collocamento delle missioni. Infatti fu proprio così, dopo un paio di attimi d'esitazione, probabilmente imbarazzo da parte dell'insetto, questo si presentò come Eric, e disse di esser lì per insegnare a combattere, domandando se la giovane fosse la diretta interessata. La giovane, che già sorrideva, accentuò il sorriso, chiudendo gli occhi lieta, facendogli capire a gesti che il posto era proprio quello.
    -Piacere signor Eric, io sono Nadia Gallower. La missione non è per me, è per il mio fratellino, purtroppo nostra madre è morta, e nostro padre è un ribelle ricercato in continua fuga, e noi siamo rimasti qui.-
    Disse la ragazza, raccontandogli lievemente la sua storia con uno sguardo leggermente malinconico, dicendo che quello che doveva essere allenato era il fratello più giovane, non lei. Purtroppo non era una tipa violenta, e non le interessava utilizzare alcun arma, era più una donna da sorrisi e parole per affrontare i pericoli del mondo, di certo non combattendo. Ritirò la testa dentro l'abitazione, chiamando il nome del suo fratellino, che qualche attimo dopo apparve, accompagnato dai suoi passi sulle assi di legno del pavimento. Era un bambino giovane, probabilmente dieci anni, alto un metro e trentadue centimetri, e diversamente dalla sorella, aveva lo sguardo scorbutico, serio e arrabbiato. Corti capelli castani e occhi neri, molto scarno e deperito, senza grasso ma nemmeno muscoli.
    -Questo è mio fratello minore, Joshua, è lui che vorrebbe essere addestrato. Vorrebbe imparare a difendersi dal mondo, e anche seguire le orme del padre come guerriero, seppur non per i ribelli ma come mercenario. Lo affido alle sue cure, l'avviso però che ha un carattere molto difficile-
    Spiegò la giovane, introducendo il ragazzino ponendogli le mani sulle spalle e sorridendo, cercando di essere gentile e premurosa verso l'ospite il più possibile.
    -E io dovrei essere allenato da questo mostro?- Disse il ragazzino con arroganza e noncuranza.
    -Sii gentile con il signore! Non è un mostro, è un etonom, ed è qui per allenarti, quindi fai il bravo- Rispose, spingendolo leggermente fuori dalla porta, sorridendo nuovamente in tono dispiaciuta a Eric, per poi salutarli e augurare buon allenamento a entrambi, chiudendo la porta. Fuori era pieno di armi, tutte appartenute al padre ovviamente, e l'etonom era libero di utilizzarli, ma non era quello il problema maggiore, ma quel ragazzino era di certo difficile da trattare.
     
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    Gallower... un nome piuttosto pesante per una donna del genere. Non che conoscesse il padre, ma se non si ricordava male "gallow" significava "forca"... decisamente qualcosa che non si adattava ad una ragazza capace di sorridere in quel modo, era l'ultima persona che vedeva come boia di un'impiccagione. Senza prendere alla lettera i cognomi per troppo tempo, l'uomo venne informato che non era Nadia la sua cliente vera e propria, bensì il suo fratello minore: quelle parole diedero una frecciata dritta al cuore dell'insetto, che in quella giovane umana vide improvvisamente una sorta di riflesso di sua sorella Katia... tutto stava diventando fin troppo ironico per i suoi gusti, ma ormai era in ballo. Apparentemente, il suo studente era Joshua, un ragazzino che doveva avere la stessa età che aveva l'Etonom quando scappò da casa o poco più, aveva anche un fisico piuttosto simile... ma la sorella lo avvisò del caratteraccio del ragazzino, che non tardò a definirlo un mostro. Studi privati molto probabilmente, uscito poco di casa e visto poche razze ibride, vero? Non che la sua razza fosse comune in una zona pianeggiante, senza contare che il suo corpo era un ibrido perfetto di essere umano ed insettoide: come i primi aveva un corpo di "base" eretto a quattro arti con ossa e muscoli, ma al posto della pelle aveva un'esoscheletro, senza contare il fatto che aveva le ali e quelli che potevano essere definiti artigli... non era esattamente qualcosa che vedi ogni giorno andando a far compere. Nadia cercò di sgridare gentilmente il fratellino e lo spinse fuori per essere a tu per tu con l'uomo insetto... non gli piaceva molto come lui ed il bamboccio erano stati liquidati piuttosto rapidamente, ma non aveva altra scelta a quel punto: inspirando profondamente ed avviandosi verso quella staccionata fatta di armi, Eric avrebbe quasi dato le spalle al ragazzino, per poi appoggiare la mano sull'ascia bipenne che formava un'estremità di quella linea di oggetti di morte e dire...

    -... Bah, non ti dò torto per avermi chiamato "mostro"... neanche a me piace questo corpo. Però ho accettato di allenarti, quindi puoi chiamarmi come vuoi ed io farò comunque il mio dovere.

    Tutto quello che un uomo può fare in una situazione del genere digrignare i denti e cercare di resistere: avrebbe fatto appello alla sua bontà d'animo per sopportare possibili nomignoli che quel moccioso gli avrebbe dato, quindi si sarebbe nuovamente voltato nella sua direzione... sperando che non se la fosse svignata prima che potesse fare quel doveva... ed avrebbe fatto una singola domanda alla fine di una certa frase.

    -Prima di iniziare, ho solo una domanda per te: io sono in grado di insegnarti come combattere a mani nude come aveva fatto con me il mio padre adottivo, ma... saresti pronto a prenderti le responsabilità che vengono da questo stile di combattimento?

    Se Joshua avesse degnato di un pò di attenzione od un minimo di interesse per ciò che aveva detto, allora Eric avrebbe spiegato il motivo per cui quello stile di combattimento privo di asce, mazze, fioretti e quant'altro fosse apparentemente così carico di responsabilità. Lui non detestava gli altri metodi di combattere con armi bianche, tutt'altro, e non gli dispiacevano neanche gli utilizzatori di archi e simili... ma quelle armi avevano qualcosa in meno rispetto al combattimento a mani nude, qualcosa di diverso rispetto a ciò che un Monaco faceva... il motivo per cui detestava combattere contro cuccioli di animali ed altri esseri apparentemente fragili, e la ragione per cui la sua forza di volontà si era temprata durante la preparazione al combattimento vero e proprio. Se Joshua non era pronto a prendere una risoluzione decente, allora poteva anche andare a combattere con una spada giocattolo: che fosse stato allenato da un Monaco o da un Paladino, doveva essere pronto a versare il sangue altrui nonostante possibili rimorsi.
     
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    Il piccolo Joshua era leggermente adirato per la situazione in cui venne messo. La sorella, premurosa come sempre, si prese la briga di cercargli un allenatore, ma ovviamente la sua mentalità era decisamente diversa da quello del giovane, che aveva un'ottica antiquata e chiusa. Non era il tipo ragazzo cresciuto chiuso in casa che non ha mai visto il mondo, era figlio di un ribelle, non un nobile con il denaro necessario per quel tipo di istruzione, e di certo non avrebbe voluto imbracciare le armi. Era semplicemente razzista, tutte le razze con un aspetto molto più diverso dalla sua gli facevano schifo, accettava umanoidi come elfi, nani o vampiri, ma non una creatura pelosa o con tratti di un animale rendendolo esteticamente orrendo per un umano.
    Ed ecco che era lì, che per causa della gentilezza e della bontà della sorella, che non sottoscrisse nessun requisito di razza, si trovava a doversi allenare con un etonom. Sapeva benissimo cos'era, una persona con tratti somatici di insetto, e considerando che fine fanno questi esseri in natura, schifati e uccisi senza ritegno, figurarsi un umanoide con tale caratteristiche. Il giovane mantenne il broncio, incazzato, incrociando le braccia e senza trapelare parola, ascoltando con disdegno e giusto quel poco che gli serviva udire per allenarsi. L'insetto gli chiese cosa pensava di essere allenato come un monaco, ma sopratutto se era pronto per ogni evenienza che ciò comportava, ma al ragazzino non gliene importava nulla, voleva solo essere forte, già doveva resistere alla presenza di quell'essere inferiore.
    -Non me ne frega niente, insegnami a combattere essere inferiore e basta.-
    Disse il ragazzino, con voce aspra e forte, offendendo l'uomo chiamandolo essere inferiore. Non aveva paura di essere aggredito dall'etonom, sarebbe stato sicuramente protetto, e nel caso morisse, vendicato, rendendo la vita di quella creatura un inferno, costretto a una fuga eterna. Continuò a fissare l'uomo attendendo che questo facesse qualcosa di concreto e smettesse di parlare a vanvera, voleva imparare a combattere al più presto e liberarsi di quel mostro.
     
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    Agli insulti di quel ragazzino, Eric non potè fare altro che fare un singolo e leggero accenno di risata, chiudendo gli occhi per un secondo... non era stato il primo ad insultarlo, ma quello era anche il minimo che gli avevano detto in tutta la sua vita.

    -Visto questo, fatto quell'altro... se ti dovessi allenare sul serio servirebbero anni.

    Forse stava diventando troppo spaccone con quel suo studente, ma quando era poco più giovane di Joshua, alla fine, gli davano tutti i nomi più orribili conosciuti non tanto per pregiudizio, quanto per il puro terrore, superstizione, ignoranza... una sorta di caccia alla strega con lui come preda, in parole povere. Gli insulti di un bambino così piccolo erano acqua fresca rispetto a ciò che gli aveva lasciato delle brutte cicatrici mentali per diversi anni, e più cercava di suonare "superiore", più gli ricordava sè stesso da giovane... in quel periodo era seriamente un individuo inferiore, se il suo maestro non lo avesse preso sotto alla sua ala protettrice a quest'ora sarebbe stato un comune bandito tagliagole, che un giorno sarebbe morto come un cane durante un furto fallito. Non erano dei bei pensieri, e visto che non aveva a disposizione diciassette anni per raddrizzare la schiena a quel bamboccio avrebbe dovuto essere un pò... sintetico.

    -Però a questo punto dovrò farti un corso rapido e sperare nella tua buona volontà... prima lezione: non importa quale sia la tua impressione sulle altre razze, ma come prima cosa devi sapere i loro punti deboli comuni se non vuoi soccombere ai loro punti di forza.

    Che la prendesse come voleva, ma nonostante le apparenti differenze che gli facevano tanto ribrezzo, le altre razze umanoidi avevano tutte in comune una certa rosa di punti deboli che un buon combattente corpo a corpo poteva riuscire ad usare a suo vantaggio: Joshua era un comune umano, abile nell'apprendimento e nell'adattabilità, ma avrebbe dovuto vedersela con individui che avevano capacità fisiche superiori alle sue... quindi doveva sapere quali erano i loro punti più sensibili. L'Etonom si sarebbe voltato del tutto verso il suo apprendista, quindi avrebbe messo la punta di indice e medio della mano destra sui seguenti punti: la sua tempia destra, la zona sotto all'occhio destro, il punto più basso in cui si intersecavano i suoi due gusci pettorali, la sua pancia, i suoi fianchi e parte della schiena... ed infine avrebbe indicato il proprio ginocchio destro, il tutto spiegando i punti che gli aveva indicato.

    -Tempie, occhi, plesso solare, pancia, fianchi, schiena e retro del ginocchio: un colpo veloce e potente ad uno qualsiasi di questi punti può danneggiare e distrarre un avversario per il tempo necessario ad infliggere un'altro colpo più pesante... vediamo se hai capito.

    Detto questo, Eric avrebbe aperto e chiuso la mano sinistra facendo scricchiolare un pò la sua pelle-esoscheletro, per poi alzarla verso all'altezza della sua spalla e fare cenno a Joshua di farsi sotto con l'indice corrispondente...

    -Attaccami come vuoi, ma sempre a mani nude, cercando di mirare ai punti del mio corpo che ti ho elencato che sono alla tua portata.

    Non che volesse farsi colpire per compensare la mancanza di un fantoccio da pratica, l'intenzione principale era il riuscire a coinvolgere un pò quel brontolone che gli era stato propinato come studente... non era proprio un esperto in quanto ad insegnante, ma se fosse riuscito ad accendere anche solo un pochino l'interesse di Joshua, senza che questo pensasse al suo stile di combattimento ad un metodo per far fuori gli altri, allora il suo lavoro sarebbe stato molto più facile. Bah, chi stava prendendo in giro? Tanto valeva provare a vedere quanto fosse portato il suo allievo per quel genere di stile di combattimento e cercare di capire quanto fosse abile nell'imparare nel poco tempo che aveva a disposizione... non era sicuro che la sorella del ragazzo gli avrebbe concesso di restare lì per un paio di giorni, nè era del tutto certo della sua incolumità con un piccolo grande razzista come quel moccioso. Non era ancora intenzionato a tirare le cuoia con un coltello da cucina nell'esoscheletro.
     
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    A quanto pare, l'etonom era deciso che gli avrebbe insegnato la nobile arte del monaco. Forse era una scelta azzardata, perché apprenderla per bene necessitava di vari anni di addestramento, di un fisico predisposto, e insegnare poco poteva risultare fatale, se mai un giorno si sarebbe gettato in combattimento, contro guerrieri ben più allenati. Eppure voleva insegnarli quella nobile arte, bisognava vedere se riusciva a impartirgli qualche lezione utile, magari dandogli le basi per poi apprendere un altro stile da solo o con l'aiuto di altri insegnanti nei ribelli. Partendo dalla lezione più basilare per la maggior parte delle classi di combattimento fisico, bisognava conoscere anatomicamente i punti più efficaci da colpire, ognuna di esse particolari in base all'arma utilizzata.
    L'insetto iniziò a indicare vari punti del proprio corpo, elencandoli con i loro nomi e spiegando che quelli, per un monaco in particolare, erano punti chiave di distrazione, zone in cui poteva provocare un dolore elevato. La tattica di chi combatte a mani nude insomma: colpire l'avversario in punti strategici, che permettano poi un susseguirsi di combinazioni che potevano uccidere un uomo con il proprio corpo. L'insetto finì di spiegare l'utilità di quelle mosse, e incitò il ragazzino a farsi sotto, usando il suo stesso corpo come manichino da addestramento, forse fiducioso che il giovane aveva poca forza e lui maggiore resistenza. Nel sapere di dover attaccare l'insetto, sembrò leggermente più interessato alla lezione, avvicinandosi di qualche passo, e osservando singolarmente ogni punto che il suo maestro gli indicò pochi attimi prima. Erano punti abbastanza distanti, aveva solo l'imbarazzo della scelta, ma da sempliciotto pensò unicamente alla debolezza primaria, quello di ogni individuo maschile, e non importava se fosse un insetto, doveva pur sapersi riprodurre in qualche modo.
    Così, fece un lieve sorriso non molto rassicurante, e con un colpo preciso sferrò un pugno dritto tra le gambe. Data la sua altezza, era praticamente in linea d'aria, e seppur giovane era dotato di una forza non trascurabile, in un punto seriamente sensibile del corpo umanoide. Se il suo attacco avesse dato i suoi frutti, avrebbe riso parecchio divertito, ma in ogni caso avrebbe risposto al suo maestro con la sua idea.
    -Lo sanno tutti che un punto debole è quello, il più sensibile! Un colpo lì e sei subito un vantaggio!-
    Avrebbe urlato il ragazzino, poggiando i pugni ai fianchi con aria soddisfatta e sicura di ciò che diceva.
     
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    Doveva essere completamente onesto? Non era sorpreso dal tentativo di colpire i gioielli di famiglia del suo allievo: è la normale reazione che un ragazzino aveva di fronte al combattimento, che diamine, anche lui sarebbe venuta in mente la stessa idea quando il suo maestro gli stava spiegando proprio quei concetti se non fosse stato sbatacchiato in giro come un cencio durante il loro primo incontro. Tecnicamente non doveva neanche preoccuparsi molto di un colpo del genere visto che tutta la sua pelle è almeno in parte coperta da un'esoscheletro, ma tanto per mosrtare al piccolo Joshua un pò di tecnica delle arti marziali avrebbe fatto vedere che non sempre il colpo più diretto è quello migliore. Il piccolo presuntuoso gli stava lanciando un pugno diretto alla zona più sensibile del pube, ma in risposta l'insetto avrebbe alzato la propria gamba sinistra, piegandola come se stesse dando una ginocchiata a vuoto verso la sua destra ruotando leggermente il bacino, così da intercettare il pugno del ragazzino con la coscia corrispondente, ma non si sarebbe fermato qui. Una volta bloccato il colpo con successo, l'Etonom avrebbe fatto scattare rapidamente verso terra la propria gamba sinistra, deviando leggermente verso la destra del ragazzino il pugno bloccato di quest'ultimo, ed in contemporanea avrebbe effettuato con la mano destra un colpo a palmo aperto verso il viso di Joshua... questo avrebbe potuto metterlo K.O. per via della forza e del supporto metallico della mano corrispondente, ma Eric avrebbe fatto in modo di fermare la propria appendice a pochi centimetri dal viso del suo allievo, per poi indietreggiare lentamente di mezzo metro dalla sua posizione originale. Se tutto questo fosse andato a buon fine, l'uomo avrebbe iniziato a spiegare...

    -Il concetto è quello, ma non funziona su tutti. Centauri ed Onigumo sono privi di quella debolezza, così come le femmine... ma se miri alla pancia potresti lasciare un effetto molto simile, senza contare una possibile emorrargia.

    Certo, in alcune situazioni era utile mirare alle noci altrui, ma non sempre era l'idea migliore. Cercare di colpire un punto che si trova esattamente al centro del corpo, se fatto male, poteva lasciarti scoperto per pochi attimi preziosi per l'avversario, specialmente se quest'ultimo è più grosso e forte di te. Se Joshua avesse sfruttato le sue attuali capacità, avrebbe potuto tirare calci sul retro delle ginocchia altrui per farli cadere in ginocchio e successivamente cercare di infliggere un colpo mortale, ma da un novellino non ci si poteva aspettare molto. Chissà perchè, aveva anche l'impressione che le sue parole sarebbero andate sprecate... forse doveva solo cercare di espandere un pò il concetto dei punti deboli altrui, così da risvegliare i desideri sadici del suo giovane allievo ed ottenere uno sputo di attenzione in più. D'un tratto, l'insettoide avrebbe fatto una singola, secca domanda al cucciolo d'uomo.

    -Quanti modi conosci per tirare un pugno?

    Dopo aver detto queste parole, l'Etonom avrebbe alzato leggermente le sue palpebre solide, riflettendo su quello che aveva appena detto. Pochi attimi dopo aver finito la suddetta frase, l'uomo avrebbe preso qualche piccola precauzione ed avrebbe guardato con serietà il ragazzino che aveva di fronte puntandogli contro il dito della mano destra quasi a mò di monito, per poi dire...

    -... Oltre che ad usarlo per mirare ai "gioielli" di qualcuno, ovviamente.

    Specificare certe cose a questo punto sembrava d'obbligo. Questa volta non desiderava una lista dei metodi per martoriare le parti basse di un individuo... e visti i precedenti del suo protetto era necessaria una piccola specificazione.
     
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  10. Maruko-kun
     
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    Forse nella sua mente di bambino spavaldo, Joshua non si sarebbe mai potuto aspettare che il suo colpo, così diretto e secco, mirato in un punto parecchio sensibile del corpo, non sarebbe andato a segno. Purtroppo per lui, fu esattamente quello che accadde.
    L'abilità dell'etonom che gli era di fronte non si poteva certo misurare da una semplice azione come quella di parare il pugno di un marmocchio, ma, in un certo senso, aveva l'aria di una persona che la sapeva lunga. E questo, ovviamente, diede un po' sui nervi a quella piccola peste.
    -Non darti tante arie solo perché sei grande e grosso!-
    L'espressione che aveva in quel momento in volto Joshua, ricalcava alla perfezione il suo carattere. Si sentiva, in un certo senso, quasi messo alle strette da quell'istruttore che era stato sicuramente molto preciso e accurato nella sua spiegazione, ma, dall'altro lato, gli aveva quasi dimostrato come egli non valesse nulla. In quel momento veniva guardato dall'alto in basso da un essere che non considerava alla sua altezza.
    -Modi per tirare un pugno? Uno vale l'altro, no?-
    Disse scocciato, tenendo lo sguardo lontano dall'insettone e mettendo le braccia, conserte, all'altezza del torace.
    In un certo senso, sembrava sempre meno interessato a quello che gli veniva detto. Era sicuramente vero, voleva essere forte, voleva essere allenato e voleva cercare di seguire le orme di quel padre che ammirava. Essere un mercenario, quello sì che lo avrebbe fatto sentire forte.
    Ma...
    -Non mi interessa nulla dei modi per tirare uno stupido pugno, insegnami come vincere un combattimento e basta!-
    Quando riprese a parlare, lo sguardo, che prima si teneva distante dal suo istruttore, cercò i suoi occhi da insetto, come per fargli capire che, in quella stanza, in quella casa, era lui che comandava. E soprattutto che non veniva comandato.
    Non disse null'altro per il momento, ma voleva essere sicuro che il concetto fosse chiaro, così, senza esitare, con un misto di esaltazione e rabbia negli occhi, il bambino si scagliò contro il suo istruttore, cercando di colpire l'etonom con un altro pugno, stavolta non molto accurato, che era diretto pressappoco nella zona del basso addome, ma non al pube. Se fosse riuscito a colpirlo, si sarebbe fermato a guardarlo in volto, parlando solo in quel caso, altrimenti avrebbe agito in conseguenza alle azioni del suo maestro.
    -Hai capito, ora?-
     
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    Darsi delle arie? Tutt'altro, detestava quel suo corpo grande e grosso: non aveva quasi nulla di umano, se cercava di mangiare come ogni altra persona civile finiva per sembrare un barbaro e sarebbe potuto andare avanti nell'elenco di cose che non gli piacevano di quel suo attuale status di grosso insetto con pelle ad esoscheltro! ... Forse questo non era normale, chi appartiene ad una razza ibrida dovrebbe essere fiero di come è e di cosa fa con le sue fattezze animali, ma lui era cresciuto per più di metà della sua vita con un essere umano che ammirava, e che cercava di imitare almeno in certi comportamenti. Non era poco fiero della sua appartenenza alla razza Etonom, ma non credeva neanche di dover essere completamente sopra agli altri, cosa che apparentemente Joshua voleva come non mai. Non solo mise da parte la sua domande sui metodi che conosceva per tirare un pugno, ma ne diede uno sul basso ventre dell'insetto, che di tutta risposta si piegò leggermente in avanti mettendosi la mano guantata sul punto colpito, il tutto condito da un discorso su come volesse diventare in grado di vincere un combattimento senza troppi giri di parole. Cercò anche di fare di più lo strafottente chiedendogli se avesse capito i suoi "ordini", ma di tutta risposta lo scarabeo chiuse gli occhi ed emise un suono simile ad uno "tch", per poi chiudere gli occhi ed allontanarsi lentamente verso la propria sinistra di un metro e mezzo circa, arrivando giusto al limite tra l'interno della recinzione di armi ed il resto della pianura. Tuttavia, si sarebbe fermato proprio a questo limite, per poi dire...

    -Ho capito che se il miglior pugno che puoi lanciare è questo, allora sei sulla strada sbagliata. Il mio padre adottivo era un vecchio decrepito, eppure fino al suo ultimo giorno è riuscito a farmi venire dei grossi ematomi quando ci dava dentro!

    E diamine se ci aveva dato dentro fino al suo ultimo respiro! Ogni singola volta che si esercitavano in qualche modo riusciva a mandarlo a terra con una presa di Judo proprio come la prima volta che si erano incontrati, ed avebbe sinceramente voluto sapere come riusciva. Ma stava divagando, stava cercando di fare il punto della situazione con quel moccioso, quindi avrebbe continuato il suo discorso voltandosi nuovamente nella direzione del suo giovane cliente.

    -Non ho mai voluto comandare niente e nessuno, sto solo cercando di farti capire che il metodo per vincere un combattimento non sta solo nella forza con cui colpisci il tuo avversario, ma anche nel COME colpisci e COME combatti!

    Lui ne era consapevole a quel punto: da piccolo pensava che bastasse un coltello per poter essere forti o comunque superiori a chi era disarmato, quindi era abbastanza sicuro di sè quando minacciava i viandanti apparentemente più deboli con quella piccola lama arrugginita, credeva di poter tagliare la gola a tutti i membri del suo villaggio solo perchè aveva un'arma tra le mani... eppure un vecchio era riuscito a sottometterlo a mani nude e con una relativa facilità. Non era la qualità della tua arma o la forza dei tuoi muscoli a fare la differenza il più delle volte, bensì come la usavi ed in quali punti riuscivi a prendere il tuo bersaglio, ma se Joshua non riusciva a capire questo allora non sarebbero andati avanti. Tanto per essere sicuro di inculcargli il concetto in testa, avrebbe ripetuto il concetto un'altra volta.

    -Mio "padre" era un umano come te, eppure riusciva a vincere nonostante l'età perchè sapeva come ritorcere i miei colpi contro di me, aveva decine di anni di esperienza in più e sapeva colpire i punti deboli del mio corpo, non perchè fosse naturalmente più forte o talentuoso... sapeva cosa fare per difendersi.

    Infine, avrebbe fatto di nuovo un paio di passi in direzione del bambino, accentuando per bene alcune parole aprendo più del solito le sue mandibole esterne ed accompagnandole con un gesto del dito indice verso il basso ogni volta...

    -Io POSSO insegnarti come vincere un combattimento e tu PUOI diventare forte, ma ho bisogno che tu mi consenta di insegnarti BENE le basi per farlo! Non voglio fare un lavoro a metà, quindi farò tutto ciò che è un mio potere per insegnarti anche solo un pò di quel che conosco sull'arte del fare a pugni se me ne dai la possibilità.

    Lui non si aspettava di inserire a forza della conoscenza nella sua testa, voleva solo condividere ciò che a sua volta il suo maestro gli aveva insegnato fino al suo ultimo respiro. A quel pensiero gli venne quasi da piangere, ma contando che adesso stava cercando nuovamente un contatto visivo diretto con il suo piccolo cliente avrebbe trattenuto le lacrime ed avrebbe cercato di perforare il ragazzino con i suoi occhi blu, perchè stava cercando collaborazione, non subordinazione: "l'allievo impara dal maestro, ed il maestro impara dall'allievo" era un concetto che più e più volte il vecchio Tadao gli aveva ripetuto, ed aveva intenzione di mettere in pratica lo stesso concetto con quel piccolo testardo che aveva di fronte. Avrebbe terminato il suo discorso inginocchiandosi e chiedendo con il tono più calmo che poteva tirare fuori in quel momento la seguente domanda al suo allievo...

    -Ho reso l'idea, signor Joshua?
     
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