Zappaterra

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  1. Lady'
     
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    Dopo diversi anni in cui Nate dedicò molto del suo tempo alla raffinazione del proprio stile di combattimento, arrivò il giorno di riemerge da quel triste ed obbligato isolamento dal mondo, da quella sua eremitica vita sul lago, ed era giunto il momento di sgranchirsi le gambe. Difatti, dopo qualche giorno di viaggio dalle sponde del lago Maaling su cui abitava ed aveva trovato rifugio, e dopo aver preso un piccolo pattino per attraversare il mare che lo separava dall'Isola Centrale di Zhabor, arrivò per l'appunto sull'isola centrale, quasi vicino alla destinazione: le pianure di Zhabor, Sud. Attraccato, scese dal pattino e s'incamminò. Era una splendida giornata per i tipi come lui, un po' scuri, borbottosi: il cielo era coperto da grigie e neutrali nuvole, che non minacciavano pioggia ma non pensavano nemmeno di volarsene altrove. La mandria di nuvole lasciava scappare qualche timido raggio di sole, che serviva a ben poco dato che non riusciva, proprio per l'impedimento che le nubi creavano, a riscaldare e rendere il clima più piacevole; si stava effettivamente bene, come a primavera, forse una ventina di gradi, con la differenza che era autunno e che ogni tanto soffiava un alito di vento freddo proveniente dalle montagne. Ciondolante e con la testa inclinata a destra, il Duca s'era incamminato per giungere alla destinazione stabilita dalla missione: mentre camminava con una certa flemma, con una sicura calma di arrivare né in anticipo né in ritardo, prese dalla tasca un pezzo di carta con una rude mappa a carboncino e la fissò, fermandosi, per diversi secondi. Emesso un lagnosissimo "bah", accartocciò il foglio a modi pallina e lo infilò nuovamente nella tasca. Ripreso a camminare, dopo pochi passi iniziò a prudergli il naso e fece uno starnuto non molto silenzioso.
    -Etchuu! Coff coff..-, portò la mano destra alla bocca e tossì un paio di volte, successivamente prese un fazzoletto dalla giacca di pelle e si soffiò il naso. Fece un assolo di tromba, dato il rumore del soffiamento simile agli ottoni, e ripose il fazzoletto nella giacca. -Coff coff, vediamo di sbrigarci, prima di arrivare ad una seria broncopolmonite...- decretò il Duca con una voce gorgogliante e bassa, in un tono che faceva intuire il suo disprezzo verso il suo stato fisico attuale. Camminava a passi lunghi ma lenti, tremolanti, e per un po' il raffreddore non gli fece più fare quelle brevi fermate di venti secondi per soffiarsi il naso. Capì di essere quasi arrivato a destinazione quando la pianura iniziò a riempirsi di ampi campi coltivati e recintati, seppur non ci fossero molti edifici e molte case e non fosse sicuro che l'agricoltore, che aveva richiesto l'aiuto di qualcuno per raccogliere i suoi prodotti, abitasse lì. Nonostante tutto, l'unica cosa che sapeva era che doveva dirigersi verso una casa in pietra. Ma lì, e si guardò bene bene attorno, di case in pietra non ce n'erano...
    Ringhiò brevemente perché aveva capito che non era ancora arrivato a destinazione e proseguì su quella "strada" sterrata stava seguendo da diverse ore e che fin'ora l'aveva portato nel posto sbagliato; dato però che proseguiva dritta e che all'orizzonte si potevano notare delle piccole costruzioni, s'avviò nuovamente un po' scocciato e tornò a camminare dondolando. Non ci volle molto tempo che il Duca aveva raggiunto anche le due costruzioni che poco prima si stagliavano all'orizzonte ed effettivamente una era una casa in pietra grigia con un tetto in legno e tegole rossicce. Una casetta la cui grandezza forse s'aggirava intorno ai 60-70m quadrati, relativamente piccola, ma forse l'agricoltore abitava da solo. Dato che di bussare non ne aveva molta voglia, rimase davanti alla costruzione in attesa che si facesse vivo lo stesso contadino. -Che rottura...-, sentenziò borbottando.

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    L'agricoltura, una delle ruote che da secoli ha accompagnato l'umanità e le popolazioni che abitano l'intero globo. Un lavoro pesante, faticoso, che richiede molta mano d'opera, alzarsi a orari improponibili, faticare senza sosta ogni giorno dell'anno, tutto però con comunque un mucchio di malus a confronto. Un intero lavoro di mesi può rovinarsi in un sol attimo, i guadagni non sono delle migliori, eppure è la base della vita di un intero pianeta, il triste destino di un contadino, che probabilmente continua ciò che fa pensando di valere qualcosa per la società come ingranaggio importante. Il periodo non era delle migliori: la temperatura si stava abbassando, e sembrava ormai prossima quella che poteva essere una potente gradinata, almeno fu ciò che venne previsto dalle previsioni.
    Ogni singolo uomo nelle pianure incominciarono a raccogliere, indistintamente fossero ancora precoci o appena maturi, era preferibile piuttosto che perdere completamente ogni speranza. C'era chi poteva permettersi di compiere certi lavori velocemente, magari perché giovane e in forma, oppure perché dispone di mezzi e sostegni da parte di terzi, ma non erano tutti fortunati. Infatti, un anziano contadino abitava quelle pianure, e aveva un intero campo, tutto ciò che gli restava nella vita, e ora rischiava di perderlo tutto, solo perché non era in forze e non possedeva i mezzi migliori. Inviò al più preso quella richiesta, nella speranza che qualcuno lo riceva prima che il tempo incominci a peggiorare, era l'unica soluzione plausibile per l'anziano, e fortunatamente essa funzionò, apparentemente al momento.
    Uscì di fretta dalla sua casa, mentre il cielo incominciava a ricoprirsi di nuvole provenienti da ovest. Si stava tutto tingendo di colori scuri, predominando il grigio, e nei campi la vitalità sembro accendersi, tutto solo per difendere le povere piante incapaci di reggere una gradinata. L'uomo appena chiuse la porta, notò che fuori ad attenderlo c'era un misterioso individuo, qualcuno che sembrava a suo vedere ben messo, in forza, capace di un lavoro pesante, che fosse un mercenario che accettò il suo richiamo? Poco gli importava sapere chi esso fosse, non aveva molto tempo per pensare, doveva subito agire. L'uomo era basso, intorno al metro e cinquantadue, dalla schiena leggermente ricurva e corporatura alquanto esile, non si direbbe che sia un contadino, quel lavoro lo ha consumato proprio molto. Corti capelli bianchi, pelati al centro, accompagnati da una lunga liscia barba di qualche centimetro, occhi nocciola molto stanchi. Vestiva con semplici sandali di paglia, pantaloni a tre quarti blu, una camicia semplice bianca e un gilè logoro e vecchio bruno. Appena vide l'uomo, quando gli passò davanti volle porgli subito il proprio problema.
    -Mi scusi signore, le devo chiedere un grosso aiuto. Come vede sono anziano, non riuscirò mai a raccogliere tutto prima che incominci a gradinare, la prego, mi aiuti-
    Chiese, indistintamente se quell'uomo fosse il mercenario o meno. A lui importava solamente la sua coltivazione, quindi avrebbe chiesto anche ai primi passanti che capitavano da quelle parti di aiutarlo, poteva chiedere ai suoi vicini, ma erano troppo impegnati già di loro. Si sarebbe diretto subito ai campi, senza attendere che l'uomo lo seguisse, e se l'avrebbe fatto, avrebbe incominciato a elencare le mansioni da svolgere e il modo di farlo.
     
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  3. Lady'
     
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    Uno, due, tre starnuti ancora prima di iniziare la sua faticosa giornata da contadino. Una, due, tre volte ancora che si piegò a raccogliere il dannato cappello che gli cadeva ogni volta che starnutiva. Colpi di tosse in seguito agli starnuti, due respiri profondi, aria fresca "eau de vacc" proveniente da campi già seminati con colture primaverili, e già fertilizzati, ed era pronto per cominciare. Si schiarì la voce proprio quando un ometto uscì dalla casetta di pietre e gli si avvicinò sempre più: capelli bianchi che circondavano la testa e creavano la tipica piazza degli anziani signori (e lui ancora non ce l'aveva!), barba bianca di qualche centimetro, occhi stanchi e di color nocciola, con indosso abiti semplici. Appena terminò di esaminare l'uomo, e dopo aver finito di tossire un'altra volta mettendosi la mano davanti alla bocca, il contadino chiese subito e diretto se fosse lui o meno il mercenario che aveva aderito alla sua richiesta. Si schiarì una seconda volta la voce: -Buon giorno a lei, buon signore. Io sono Nathaniel Viscont, e sono qui per aiutarla e risolvere tutti i suoi problemi-, disse sempre con un tono in chiave di basso, risultando comunque cortese e gentile, e terminando il tutto con un sorriso. Pensava che non sarebbe stato capace di vivere nuovamente a contatto con le persone, pensava di aver un carattere da orso e piuttosto burbero dopo quel lungo isolamento di sua spontanea volontà, eppure si ricordò anche come si facesse a sorridere alle persone. Non era lì per cianciare allegramente o prendere il tè insieme a gentil donne amiche di sua madre, né i pasticcini né altri tipi di paste. Il Duca si trovava lì per compiere una missione e solo a quella doveva pensare: raccogliere i prodotti del terreno del buon contadino prima che iniziasse a grandinare, piovere, cadere meteoriti, o chissà quale altra disgrazia meteorologica per queste povere persone. Prese il suo fazzoletto dalla giacca e lo portò al naso per soffiarselo, quando il contadino si era già avviato per la strada e stava probabilmente dirigendosi ai campi, lasciando indietro l'unica persona che lo avrebbe aiutato quell'oggi; dopo aver fatto un nuovo assolo di tromba, Nathaniel prese a camminargli dietro con il suo tipico passo ampio ma le sue gambe iniziarono a tremolare di nuovo ed ad ogni suo passo, il suo corpo si sbilanciava leggermente a destra o a sinistra, tant'è che rischiò di cadere di lato almeno un paio di volte. La sua amata spada, invece, tintinnava ad ogni sbilanciamento.
     
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    Il vecchio badò poco all'uomo che reclutò come aiutante per quella giornata, però fu lieto nel vederlo avvicinarsi e seguirlo, un aiuto era sempre il ben voluto. Si presentò con un nome molto regale ed elegante, con un tono di voce molto suadente e un vocabolario molto raffinato, di sicuro il modo migliore per apparire gentili alla prima impressione, malgrado il vestire molto virile. L'anziano dunque lo portò in un campo aperto, non molto grande, ma comunque con un'ottima piantagione di zucche e angurie, i primi alla destra e i secondi alla sinistra.
    -Bene, questo è il mio campo. Le chiedo gentilmente di prendere quel carretto e di portarlo con sé. Stacchi delicatamente il frutto dallo stelo e lo appoggi con cura nel carro. Quando si riempie, semplicemente porta il carretto dentro quel capannone e scarichi con attenzione il tutto sul fieno che c'è per terra. Io incomincerò con le zucche, se puoi occupati delle angurie.-
    Disse l'uomo, spiegando bene ogni singolo passo da fare. Mentre parlò, indicò un carretto nell'angolo del recinto, completamente di lego, con due assi che generalmente andrebbero legati a un animale, e il fondo aperto per caricare e scaricare. Ce n'erano due, quindi potevano dividerseli, così come il campo. Entrambe le piantagioni erano piantate su due fila parallele tra loro, per un totale di quattro filoni, al cui centro di esse scorreva un fiumiciattolo che era il sistema d'irrigazione. Ora non restava altro che avvicinarsi al frutto, staccarlo con cura dalla pianta, lasciandolo intatto per una prossima maturazione, e delicatamente inserirlo sul carro. Il vecchietto iniziò dalla prima zucca, era molto lento, probabilmente avrebbe finito prima il mercenario, che doveva fare attenzione a non rompere nessuna di esse se voleva essere pagato.
     
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  5. Lady'
     
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    Nathaniel prese a camminare a pochi passi dal vecchio, fino a quando quest'ultimo non lo portò in un campo di modeste dimensioni vicino a casa. Il lanista, arrivato lì, prese a guardare un po' l'agricoltore, abbassando lo sguardo verso i suoi occhi, ed un po' il campo, alzando lo sguardo e puntandolo sulle splendide zucche mature e quelle verdi e grosse angurie che stavano lì nel campo. L'agricoltore aggiunse dettagli molto importanti per quella piccola commissione: Nathaniel avrebbe dovuto prendere uno dei due carretti che erano piazzati in un angolo del recinto, portarlo con sé e staccare con cura i frutti, poggiandoli poi sul carretto e, una volta pieno, riportarlo dentro al deposito lasciando le angurie o le zucche sul fieno per terra.
    -Non è una missione così difficile. Più che altro, la cosa che più mi stranisce è che angurie e zucche siano assieme in un campo solo. Un buon binomio di prodotti della terra, però pensavo che l'anguria fosse più estiva. Okay per la zucca, ma i cocomeri? Comunque, dovrei pensarci bene. Forse è il clima di questo posto che permette la coltivazione di due frutti così diversi, o forse hanno scoperto qualche strano intruglio con cui innaffiare le piante... Beh, sarà, non mi dovrei fare domande, faccio il lavoro, mi pagano e ciao a tutti-, pensò il lanista. -Okay.., spostò il suo sguardo verso il contadino, -..sarà fatto!-, aggiunse. a quel punto, dopo queste poche parole, s'avviò al campo sempre dondolando a destra e a sinistra, ed entrò nell'area coltivata tramite una piccola porta di legno scricchiolante. Dopo un suono che comunicava che la porticina, anzi i suoi cardini, avevano bisogno di un po' d'olio, e dopo un'espressione di Nathaniel quasi agghiacciata da quel brutto rumore, il lanista entrò nel campo e andò verso l'angolo, posizionandosi dietro ad uno dei due carretti. Ad una prima occhiata, sopra quel carretto non ci stavano più di quattro angurie per volta e non sembrava poi così nuovo, indi per cui il Duca avrebbe messo non più di tre belle grosse angurie sopra quel carro di legno. Afferrati i manici del mezzo, Nathaniel gli fece fare un passo o due di "prova" per vedere se avesse qualche problema. Ebbene funzionava come se fosse nuovo, era solo brutto. Convintosi di ciò, dopo la performance muta e silenziosa e in cui il lanista si aspettava fischi provenienti dalle ruote, portò il carretto vicino al primo filone dei due, filone di angurie grosse e verdi. Dato che era ancora all'inizio della mansione e non voleva infilare il carretto fra i filoni coltivati, andò lui da solo fra i filoni di angurie e avrebbe fatto uno stancante andirivieni: più che altro, aveva paura che il terreno bagnato dal piccolo corso d'irrigazione facesse cilecca e cedesse, tipo sabbie mobili, tipo pantano, e non voleva che il carretto si bloccasse lì. Dopo questo trip mentale molto paranoico e diversi corti sbuffi, il Duca si inginocchiò davanti alla prima anguria del filone. Nathaniel osservava stupito l'anguria: quel cocomero poteva pesare forse dodici, quindici chili, e così, volto lo sguardo alla sua sinistra, anche tutti gli altri cocomeri del filone; in ogni caso, il vecchio aveva detto di staccare delicatamente il frutto dallo stelo. Sì ma con cosa? Il Duca si accorse di non aver un coltello a portata di mano, e difatti non ne aveva mai comprato uno, così, sbuffando di nuovo e poi tossendo, dovette estrarre il pericoloso spadone al suo fianco. La Morte della Dalia Bianca era proprio la cosa meno delicata che si potesse usare per tagliare lo stelo, ma pareva fosse molto resistente e quindi di usare le mani nude non se ne parlava. Lo spadone possedeva una lama abbastanza lunga e dopo aver preso per bene le misure, Nathaniel posizionò l'anguria in modo tale che lo stelo si stese per bene e diventasse il collo del condannato alla ghigliottina. Portato il cocomero quasi sul punto di morte, il lanista prese la spada e la alzò al cielo con fare quasi maestoso: per forza della gravità e per volere del vecchio contadino, la lama si abbassò sullo stelo separando l'anguria dalla pianta, come quando i dottori tagliavano il cordone del bambino per separarlo dalla madre. Divenuto il boia della situazione e dopo aver fatto spaventare a morte le altre angurie (se loro fossero state "coscienti e vive"!), fece cadere la spada a terra e si mise in ginocchio per prendere in braccio la grossa anguria verde. -Pesante la ragazza qua, eh! Direi una dozzina di chili..-, pensò l'uomo-boia. Due passi ed arrivò al carretto: dopo aver aperto la parte anteriore del carro, fece che posare molto lentamente il frutto sul mezzo ed assicuratosi che non potesse muoversi in alcuna direzione, richiuse il carretto in modo tale da non poter far fuggire il cocomero. Sospirando, raccolse lo spadone e passò al secondo cocomero. E già, lì capì che ce ne avrebbe messo un po' per raccogliere tutti i frutti.
     
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    L'anziano si avvicinò al suo piccolo campo di zucche, incominciando a lavorare su una sola delle sue piante, con incredibile lentezza ma cura. Il mercenario si diresse subito verso i meloni, avendo una faccia perplessa per una serie di domande che le balenavano la mente, come la possibilità della coesistenza dei due fiori nel medesimo campo e periodo, e il metodo di lavorazione. Non sapendo come fare, il lanista estrasse la propria spada, il che suscitò nei primi attimi perplessità al contadino, non essendo uno strumento pratico per il compito, in più c'era il rischio che esso potesse rovinare il frutto se mal gestito. Era però un mercenario, si presupponeva che fosse allenato, preparato a ogni evenienza, e che avrebbe tranquillamente raccolto quelle angurie con cura come richiesto insieme a quella sua lama incredibilmente grande.
    Il contadino a quel punto, cercando di non far caso allo spadone del mercenario, prese dalla tasca un pratico coltellino, incominciando a lavorare sul primo raccolto, seguendo la sua idea di delicatezza. Poggiò la lama allo stelo, e lentamente lo incideva, senza andare troppo velocemente, passo per passo, attendendo che fosse il taglio a fare il lavoro e non la forza del braccio, caso contrario del suo aiutante. E mentre il lanista riuscì a raccogliere un intero cocomero senza problemi, posizionandolo con delicatezza sul carretto, l'anziano non era nemmeno a metà del suo primo pezzo, che doveva ancora trasportare all'interno. Sarebbe stato veramente una lunga giornata, c'erano tanti meloni, e li avrebbe dovuti raccogliere probabilmente tutti da solo, per poi aiutare l'anziano molto lento e debole.

    Note: vedi se riesci a fare un singolo post lungo in cui finisci le angurie, velocizzeremo la quest
     
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5 replies since 20/10/2012, 20:20   59 views
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