Infestazione

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  1. Xx_Ultima_Angelo_xX
     
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    Scheda Quinia Merihon

    Non era mai stata in quella città prima d' ora...
    L' aria salmastra del mare che impregnava i vicoli, quel viavai d' umani e creature che con i loro passi creavano vibrazioni prepotenti che facevano tremolare le antenne sulla fronte della Etonom... Tutto quello l' agitava.
    La città avamposto salutò Quinia in una bella mattina luminosa, mentre nessun vento accarezzava il suo volto scosso e nervoso, coi grandi occhi cremisi che scrutavano ogni angolo della strada, come temesse un improvviso assalto.
    L' istinto della insettoide la portò alla periferia di quel posto, mentre l' aria veniva pian piano impregnata dell' odore del pesce pescato nella notte, che forse i venditori avrebbero tra poco esposto sui loro banchi per guadagnarsi da vivere e le risorse per la prossima battuta di pesca.
    Lei camminava senza fermarsi, stringendosi nelle spalle, come a cercare di nascondersi dagli occhi pigri degli sconosciuti. Ogni tanto alzava gli occhi, a guardare i gabbiani che volavano indisturbati e giocondi nelle correnti sopra di lei. Le sarebbe piaciuto perdersi lassù, per non stare là tra i vicoli. La ricerca dall' alto sarebbe stata più semplice...
    Cercava una casa, abbastanza grande, alta, in buone condizioni secondo il committente e dalle mura bianche, come chiaramente dovevano essere in un posto assolato e vicino al mare, ma fin ora i suoi occhi l’ avevano tradita, non facendogli notare nulla con simili caratteristiche. Poi, tra due vicoli paralleli, sul fondo, la intravide. Si, doveva essere quella!
    Un sospiro di sollievo pervase la ragazza, e cominciò a correre in quella direzione.
    Rallentò appena sotto l' ingresso del palazzone: un semplice ingresso, con pochi gradini per rialzarlo dalla strada, e un portone decisamente troppo rovinato per essere di una casa così ben tenuta.
    Le antenne dell’ Etonom vibrarono leggermente a quella vista, quel chiaro indizio la mise in allarme e sull’ attenti, ma non avvertiva nessun rumore dall' interno, o così le sembrava, non poteva dirlo con sicurezza...
    Non poteva entrare a indagare, quindi si limitò a tenersi pronta a qualsiasi evenienza.
    Poggiò un gomito sul corrimano di ferro battuto nero lì accanto, e si voltò di tre quarti verso la strada, senza però dare completamente le spalle all' ingresso.
    Sapeva di dover attendere lì il committente e gli altri compagni di missione. Chissà che strane creature avrebbe incontrato. Sorrise debolmente a quel pensiero, la sua brama di conoscenza le si accese dentro come una fiammella e il suo cuore cominciò a correre veloce, emozionato e spaventato da quel che sarebbe successo quel giorno.
    La ranger voleva mettersi alla prova, capire come dei mostri potessero fare tutti quei danni (o almeno quelli che la committente aveva descritto), e appena avesse compreso il possibile, distruggerli senza pietà.
    Erano mostri, davano fastidio, andavano tolti di mezzo.
    Non era cattiveria, ma la cultura del popolo operoso e rigoroso da cui ella discendeva, aveva fatto sempre credere a Quinia che ognuno aveva il suo posto nel mondo, e solo i forti potevano uscire dagli schemi, ma sempre senza invadere gli schemi degli altri, cosa che invece quelle bestiacce stavano facendo, rendendo la vita impossibile a delle povere persone.
    Tra quei pensieri poggiò anche l' altro gomito sul corrimano, piegandosi leggermente in avanti, con un piede su un gradino e la testa contro il muro, con gli occhi chiusi, mentre si concentrava sulla voce dei gabbiani, per calmare l' agitazione che l’ invadeva.
    - Calma... Non si affrontano le battaglie in uno stato emotivo del genere! -
    Respirò a fondo, alzando il capo al cielo, troppo velocemente, ebbe un capogiro e si abbandonò a terra seduta su un gradino compiendo una mezza giravolta, si mise così voltata verso la strada, ma sempre vigile alle spalle. Sperava solo di non dover aspettare tanto... - Dopotutto, sono una signora, accidenti! -

    CITAZIONE
    Narrato
    - Pensato -
    "Parlato"

     
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    Narrato
    -Parlato


    Il lavoro d oggi riguardava l'infestazione di creature parassite dentro ad un'abitazione... sì, insomma, detto in parole povere doveva fare l'ammazzaratti -o qualcosa del genere- dentro ad un grosso edificio. Di rado si avventurava in una delle città controllate da Imperius, ma quando lo faceva sentiva chiaramente un'atmosfera decisamente più pesante rispetto a quella di Noctura, si poteva quasi respirare la tensione degli abitanti che vivevano nel luogo che poteva essere considerato l'ultimo baluardo dell'influenza del regno su Zhabor. L'ansia era palpabile, e gli sguardi che normalmente lo vedevano come un essere dall'aspetto inumano cercavano anche di comprendere se sotto a quell'esoscheletro ci fosse un amico od un nemico, quando in realtà lui era solo un povero monaco squattrinato che cercava di rendersi utile a qualcuno. A questo pro, doveva sbrigarsi a raggiungere il punto d'incontro che gli era stato indicato il prima possibile, specialmente visto che la descrizione dell'edificio infestato fosse piuttosto vaga: una grossa casa dalle mura bianche, con la sola particolarità di essere "in buone condizioni". Avrebbe alzato gli occhi al cielo se i suoi bulbi oculari non fossero stati monocromatici per quanto quelle indicazioni fossero sommarie, ci saranno state una decina di case con lo stesso tipo di struttura... ed infatti era così! Tenendo stretto il foglio con su scritte le coordinate per il redenzvous con i suoi altri due colleghi nella mano destra, lo scarabeo avanzò rapidamente per le strette vie della città portuale sperando di non ritrovarsi per sbaglio davanti ad un magazzino per il pesce, sarebbe stato un pò imbarazzante chiedere se avevano un problema di infestazione e beccarsi una sogliola in faccia come risposta, ma per fortuna sembrava aver trovato la strada giusta. Svoltare a sinistra dalla locanda della Lisca di Pesce, ed ecco che Eric riuscì ad uscire da quel labirinto di stradine che lo portarono al lato sinistro dell'edificio in questione, od almeno sperava seriamente che fosse quello: era una grossa abitazione dalle pareti completamente bianche ed in condizioni piuttosto decenti per una casa di periferia, quindi a grandi linee corrispondeva alle indicazioni. Purtroppo, le grandi linee servivano fino ad un certo punto, e sarebbe stato utile avere qualche indicazione in più. L'uomo si sarebbe guardato in giro, e ad un certo punto riuscì a scorgere una figura femminile che sembrava appartenere vagamente ad una razza ibrida seduta sugli scalini che portavano all'uscio di quella grossa dimora. I suoi problemi con l'altro sesso si facevano già sentire tramite una sensazione di stretta alla bocca dello stomaco al solo pensiero di iniziare una conversazione, ma l'Etonom si sarebbe dovuto dare un pò di contegno per avvicinarsi un pò a quella persona, l'unico punto di riferimento che aveva per far luce sulla situazione attuale, quindi l'insetto avrebbe iniziato ad avanzare verso quella scalinata, constatando come la quella femmina appartenesse alla sua stessa razza, con la sola differenza che lei era un'ape. Sembrava anche essere in attesa di qualcosa, ma lo scarabeo aveva bisogno di qualche conferma... indi per cui, una volta fosse arrivato a circa due metri e mezzo dalla donna-ape, avrebbe cercato di attirare la sua attenzione.

    -... Mi scusi...?

    Avrebbe sbattuto le palpebre un paio di volte e deglutito silenziosamente per togliersi un pò di tensione di dosso, ed appena gli fosse sembrato di aver ottenuto l'attenzione della ragazza avrebbe fatto la sua domanda.

    -Lei... è qui per la missione di disinfestazione?

    Ora aveva solo da sperare che non avesse sbagliato punto d'incontro, anche se... molto probabilmente in quel momento era la sua insicurezza con le donne a parlare. La sua voce sembrava anche più fredda del normale a causa di questo, ed aveva paura di sembrare rude o chissà cos'altro: detestava quel suo problema con il gentil sesso, eppure non sarebbe stato facile liberarsene.
     
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    Il lavoro di un cacciatore molto spesso è qualcosa di solitario e paziente, una lunga caccia alla preda fin quando essa non perisce sotto la lama tagliente di una delle sue frecce. Eppure, Joseph era uno di buon cuore, che prediligeva le missioni nel quale delle persone avevano problemi di infestazione con qualche creatura a loro ambigua, come la contadina che aiutò tempo addietro con la carota carnivora, o quel pover uomo braccato da un'arpia leggermente inacidita. Anche lì, a quanto pare in una delle città più grande c'era un'infestazione in corso, e il cacciatore sapeva che quando era una cosa del genere, in una delle città più affollate, voleva dire grandi numeri di nemici, qualcosa di divertente.
    Di buon cuore, stava dalla parte di entrambi, committenti e bestie che sfortunatamente han scelto di disturbare la quiete di un umanoide. A tal proposito, accettò quella missione, seppur gli venne comunicato al momento dell'assegnazione, che quel lavoro fu già inoltrato ad altri mercenari per l'incarico. Ciò che lo infastidiva dei lavori di gruppo, era l'incognita del proprio alleato: di certo un maestro di combattimento, un abile cacciatore, oppure un incantatore mistico erano utili, ma poteva anche avere come compagni degli imbranati, dei novellini che per la prima volta sventolano una spada, e ciò significa proteggerli e averli di peso. Joseph odiava far morire i suoi compagni, anche se non si può definire una delle persone più di buon cuore del mondo, avendo ucciso anche umani, ma aveva le sue ragioni.
    A tal proposito, raggiunse la città, indossando come al solito uno dei suoi completi elegantissimi, uno dei migliori, il modo perfetto per passare inosservati in una città sotto l'impero. Già, perché essere ribelli significava essere braccati fin quando non si periva o si veniva rinchiusi, mentre essere neutrali era motivo per convertirti alla loro stupida causa di giocherelli di guerra per una terra libera che appartiene a tutti, umanoidi e bestie. Almeno con un buon cilindro, occhialetti da sole circolari dalla lente violacea, cravatta rosso scuro e completo interamente nero poteva spacciarsi per un nobile, ergo, un alleato dell'impero. Si appostò sul tetto di un'alta casa, tirando fuori dalla giacca un cannocchiale molto vecchio e antiquato, il fascino del retrò che non sarebbe mai potuto essere sostituito da degli efficienti binocoli. Quello che cercava era una casa dalle alte mura bianca in ottima conservazione, ma anche quella su cui poggiava lo era, e anche quella d'innanzi a lui, così come moltissime altre. Odiando le descrizioni vaghe, incominciò a saltare da un tetto all'altro, osservandosi in giro, cercando con il semplice fiuto e intuito da cacciatore quale fosse il luogo della missione.
    Seguendo per l'appunto quel suo sesto senso che, giunto sul tetto di una costruzione dal tetto rosso, notò un'alta casa bianca, dove d'innanzi a essa vi erano due individui, che non sembravano affatto appartenere a quel luogo. Due etonom, uno pareva uno scarabeo herculeo, l'altra una bellissima e deliziosa ape regina, appartenevano a una razza che nei tempi antichi, e tutt'oggi tra i villaggi più regrediti, erano delle prede succulente da mettere in tavola, a tal proposito l'onigumo pensò scherzoso tra sé "Peccato, ho già fatto colazione". Notò che in quel preciso momento, il maschio tentava di presentarsi alla femmina, non sentiva molto bene ciò che dicevano trovandosi in alto, ma decise che avrebbe fatto il suo ingresso in scena. Prese una fune fatta con la propria ragnatela, e lo legò al caminetto dell'abitazione, gettandosi successivamente dal tetto, e lasciando che il suo corpo lentamente a velocità costante giungesse al suolo.
    -Che deliziosi compagni di missioni ho quest'oggi, nevvero?-
    Disse l'uomo, probabilmente interrompendo qualsiasi tipo di discussione stavano facendo quei due, pochi attimi prima di toccare il suolo, un modo per far vedere il suo ingresso in scena. Parlò con una voce soave abbassata di qualche tono, per far capire che stava ovviamente scherzando, o forse no? In ogni caso, pensava che prendere le cose con scherzo e spaccare il ghiaccio fosse il modo migliore per rompere la loro tensione, se ne erano affetti. Atterrò con grazia, lasciando la ragnatela penzolante, e dandosi una sistemata alla giacca e alla cravatta. Si avvicinò ai due, per poi inchinarsi leggermente, portando la mano al petto, e con voce molto cordiale, presentarsi a loro nel modo migliore.
    -Lieto di fare la vostra conoscenza signori. Sono Joseph Alexander Kyle, lieto di fare la vostra conoscenza, e spero che questa missione in vostra compagnia si risolva nei migliori dei modi.-
     
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  4. Lady'
     
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    Capitava, ogni tanto, che degli stupidissimi animali infestatori proliferassero sotto le assi del pavimento di casa tua e ti costringessero a chiamare dei volontari per far sì che sloggiassero da lì sotto. E questo era un caso dei tanti che si sarebbero potuti verificare. Tre giovani mercenari si erano infatti recati nella città Luviox per partecipare ad una missione di infestazione: degli animali di natura non ancora specificata si erano impossessati abilmente di una casa ed avevano fatto scappare quasi tutti gli inquilini. Era rimasta solo una persona in quella casa, la proprietaria dell'edificio che con molta determinazione e con una scopa di legno tentava inutilmente di proteggersi da quei devastanti animali; la donna uscì di casa in fretta e furia, rischiando di cadere dai gradini e possibilmente anche travolgere i mercenari se non l'avessero vista in tempo. Uscita di corsa e con impeto, i mercenari avrebbero notato una donna di grossa corporatura e di bassa statura (un metro e sessanta), sulla cinquantina d'anni e portante dei capelli lunghi neri raccolti in un uno chignon; la donna era vestita con abiti semplici: portava una maglia larga bianca con piccoli ricami floreali dorati sulle spalle e da cui si poteva intravedere il reggiseno di pizzo, una sesta per intenderci; indossava anche dei pantaloni a pinocchietto di maglina di color verde acqua scuro e dei sandali probabilmente di cuoio. La donna era in possesso di una scopa di paglia con cui invano aveva difeso la casa fino all'arrivo dei mercenari. Ciò nonostante, se avesse travolto o meno gli aiutanti di quel giorno, sarebbe comunque caduta dai gradini e si sarebbe schiantata a terra di lato, tutta tremolante per la paura che quei sudici animali le aveva causato. La signora stava comunque bene e, rifiutando qualsiasi tipo di aiuto da parte degli uomini da lei chiamati per la missione, si sarebbe rialzata aiutandosi con la scopa e spolverandosi di dosso la polvere. La donna non si era fatta un graffio.
    La sua espressione spaventata si trasformò in un'espressione di rabbia: -Ero quarterback di una squadra femminile di football una volta, ma la vecchiaia si è portata via gran parte della mia forza fisica e tenacia. Io sono Jeanne e vi dico subito una cosa..-, nonostante avesse sopracciglia inarcate e occhi che trasudavano rabbia, il tono di voce era calmo e tranquillo, seppur risultasse un po' insicuro per via di una gran quantità di nervosismo. Dopo aver portato la mano destra vicino alla bocca ed aver alzato l'indice facendolo ondeggiare, riprese: -Non m'importa il mezzo, m'interessa solo il fine. Usate qualsiasi cosa, qualsiasi arma, mezzo, incantesimo o tutte le più macabre torture che conoscete, ma disfatevi di quei cosi e non rovinatemi la moquette!-, decretato ciò e sottolineando molto l'ultima parte della frase, incrociò le braccia in modo che l'asta della scopa vi s'infilasse in mezzo ed uscisse da lì, fino a giungere all'orecchio sinistro. A quel punto, Jeanne avrebbe lasciato che i mercenari si presentassero a lei e poi avrebbero avuto il permesso di entrare in quella casa infestata... da animali, s'intende.
     
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  5. Xx_Ultima_Angelo_xX
     
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    Fu mentre era ormai seduta da qualche minuto (più simili a un’ eternità) che Quinia finalmente vide tra la folla qualcuno che procedeva con decisione verso di lei, o meglio, verso la casa, e mentre l’individuo si avvicinava, gli occhi della giovane si spalancarono, sorpresi: Incredibile! Un etonom maschio, ma non era un fuco. Era una specie di… Quinia non sapeva il nome di quel tipo d’ insetto, ma non le importava poi molto. Era uno come lei! La cosa la divertiva e l’ annoiava al contempo: si, era di una sotto-razza differente dalla sua e quasi certamente proveniente da luoghi lontani, ma era pur sempre un suo simile, cosa aveva da imparare da qualcuno che era come lei?!?
    Sperò solamente che fosse uno interessante, anche se… a giudicare dal tono freddo che le rivolse una volta che le fu vicino, il ragazzetto o aveva problemi con la gola, o era piuttosto impacciato con le persone…
    -O con le signore…- si disse e sghignazzò piano a quel pensiero prima di rispondere allo sconosciuto con uno sguardo più intenso del normale, limitandosi a un sorriso e un “Si” sussurrato con estremo garbo, quasi a volerlo rasserenare.
    Fu il secondo individuo che giunse a dare più problemi alla tranquillità della donna. Il senso delle sue parole, e ancor prima il suo aspetto ibrido, le diede il terrore, e lo sguardo di Quinia lo fece trasparire immediatamente, anche se poi tentò di riprendersi, schiarendosi la gola e alzandosi dritta, quasi in posizione difensiva di fronte a quella creatura: un uomo-ragno, o con il suo nome razziale, un onigumo, noti nemici della razza di lei.
    Le ali e le antenne della etonom vibrarono frenetiche, mentre quello si avvicinava loro e si presentava augurandosi che la missione con loro finisse nel migliore dei modi.
    Nel migliore dei modi per il tuo stomaco, ragno?!” in realtà Quinia non voleva dirlo ad alta voce, ma le parole le erano uscite dalla labbra senza accorgersene, con una leggera vibrazione di rabbia mista a paura sul finale.
    La ranger non sottovalutava mai i nemici, oltremodo quelli naturali, specialmente se cercavano di fare gli educati e i galanti. Una cosa insopportabile.
    In una situazione normale se ne sarebbe andata immediatamente rifiutando di collaborare con un individuo simile, ma si dovette trattenere, anche perché era lì per una missione che apparve improvvisa dalla porta della casa.
    Mentre si appiattiva sul muro per non farsi travolgere, Quinia poté vedere una donnona (maleducato dire così, ma non le venne in mente descrizione più azzeccata) cadde rovinosamente a terra, abbattuta dalla sua stessa corsa e alzando in aria un gran polverone. Prima che però l’ etonom potesse anche solo piegarsi per soccorrerla, questa si era già alzata, parlando con rabbia e rivolgendosi loro in modo piuttosto chiaro: era la mandante e voleva via quelle bestie dalla sua casa.
    La ranger rimase per un attimo interdetta, ma dimenticò i suoi compagni, i rischi e tutto, limitandosi a rispondere: “Con piacere signora” e lanciò un largo sorriso d’ eccitazione verso la porta rimasta aperta, mentre dal fianco, cui pendeva la faretra di cuoio, estraeva l’ arco appeso e una freccia.
    Avrebbe lasciato che gli altri si presentassero alla committente per prima, e solo per ultima lei avrebbe detto il suo di nome, come quasi gli stesse facendo un regalo: “Mi chiamo Quinia Merihon, tanto piacere” e armi alla mano, attese di poter entrare nella casa infestata per cominciare il divertimento.
     
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    Non sapeva cosa c'era da ridere, ma la sua simile gli rispose con un semplice "sì" dopo una leggera risata. Forse si notava fin troppo che col gentil sesso era impacciato come un cavallo in una palude, ma Eric decise di sorvolare e si limitò a chiudere gli occhi e ad emettere un leggero sospiro di sollievo per aver trovato il suo luogo di lavoro: uno dei problemi della giornata era stato risolto, ora non gli restava che occuparsi degli altri. Purtroppo, uno di questi inconvenienti si manifestò nella forma del loro collega mancante, un Onigumo che si presentò come Joseph Alexander e che scatenò una reazione di terrore istintivo alla donna-ape appena quest'ultima lo vide. Anche dopo quella piccola dichiarazione esternata con una sorta di urletto la situazione sembrava essere piuttosto chiara, tra l'Etonom femminile ed il ragno vestito in abiti eleganti sarebbe stato difficile far scorrere buon sangue. Onestamente lo scarabeo non aveva grandi problemi con gli esponenti di quella razza aracnoide, aveva sempre creduto che la sa sotto-razza fosse ben poco gustosa viste le copiose quantità di esoscheletro che ricoprivano il suo corpo... ed onestamente pensava di avere lo stesso sapore del pollo combinato al legno marcio, ma stava divagando. L'uomo non sapeva esattamente come reagire a quella situazione e si limitò a massaggiarsi la nuca con la mano sinistra mentre la testa si inclinava verso sinistra assumendo una posizione interrogativa, cercando di fare due più due sul da farsi per cercare di avere un ambiente di lavoro dove ci si preoccupasse dei MOSTRI che cercavano di farti fuori, non di altre razze umanoidi, ma questa linea di pensiero venne bruscamente interrotta dalla brusca uscita di una donna dal fisico robusto, che si fiondò fuori dall'uscio della casa che dovevano disinfestare come se stesse prendendo fuoco. La giovane donna insetto riuscì ad evitare di venire travolta appiattendosi contro la parete opposta al "peso piuma" in fuga, mentre Eric dovette far strisciare all'indietro il piede sinistro in modo da dare -purtroppo- le spalle a Joseph, evitando per un soffio di venire coinvolto nell'atterraggio della loro committente contro il terreno. L'insettoide, d'istinto, aveva anche aperto leggermente le due "placche" di guscio che coprivano la sua gobba e la maggior parte delle sue ali, quasi come se volesse prendere il volo con quelle ali che purtroppo non funzionavano ancora, ma le fece tornare nella posizione originale non appena la signora con la scopa si rialzò bruscamente per esternare la sua frustrazione sull'attuale situazione di quell'abitazione. La giornata si prospettava decisamente caotica, specialmente visto che la loro cliente li spronava a scatenare l'inferno in terra pur di liberarsi di qualsiasi creatura si fosse introdotta a forza in quel posto... a patto che non le rovinassero la moquette. A quell'affermazione l'insettoide dovette tirare un forte sospiro con il naso, cercando di racimolare la forza per sopportare quella donna bipolare, e si sarebbe quindi apprestato a tornare in una posizione di allerta minore, per poi dirigere il proprio sguardo verso Joseph e si sarebbe presentato per primo.

    -... Va bene... Eric Nastos, monaco.

    Avrebbe risposto così alla richiesta della loro mittente ed avrebbe ricambiato la presentazione che l'Onigumo aveva fatto in precedenza, prima che tutto quel caos impedisse allo scarabeo di dimostrarsi un pò educato. Mentre diceva la suddetta frase avrebbe fatto scorrere lo sguardo da Joseph a Quina ed infine verso la donna cannone... cioè, verso quella cara signora un pò impacciata. Gaffe mentali a parte, dopo aver detto quello che doveva Eric si sarebbe sistemato il guanto corazzato che copriva la sua mano destra mentre notava che la sua simile aveva come arma un arco, il che significava che sarebbe toccato a lui lo scontro corpo a corpo, a meno che anche il nobile aracnoide non appartenesse ad una classe di combattimento ravvicinato. Tuttavia, a quel punto non gli sembrava molto probabile, per quanto fosse robusto non gli sembrava il tipo di persona che si sporca direttamente le mani di sangue.
     
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    Ciò che rendeva lieto e felice l'onigumo con quella missione, era come poteva mettere della soggezione solamente per la sua parte inferiore del corpo. Oramai le leggi di quasi tutto il mondo vietano che le razze umanoidi, seppur nemici naturali dall'alba dei tempi, di nutrirsi tra di loro, una pratica che sussiste unicamente nelle popolazioni che vivono ancora in modo selvaggio e isolato dal mondo. Non metteva in dubbio che entrambi i suoi compagni sembravano deliziosi: una bellissima ape regina, rara quanto deliziosa, e uno scarabeo, dalla pelle durissima ma l'interno tenero e sublime, tipo le aragoste e i granchi per gli umani. Ma preferì tenere certi discorsi nella sua mente, anche perché non solo avrebbe messo loro altra soggezione, ma perché aveva una reputazione da mantenere, quello di un gentiluomo, e di certo uno così raffinato non si mette a mangiare umanoidi. Era lì per una missione, e per quanto i suoi compagni potessero avere paura di lui, dovevano accettare la sorte e porre fiducia nell'aracnide, che non li avrebbe mangiati, ma era divertito dalla soggezione che poteva influire.
    L'ape infatti, disse subito una frase molto divertente, una battuta che fece scappare una lieve risata al ragno che intanto si avvicinava a loro, mentre l'altro sembrava trattenersi da qualsiasi parola ma anche pensiero, giocava a fare il duro, ma sotto sotto, temeva anche lui le sorti con il ragno. Non ebbero più molto tempo a disposizione per dialogare amabilmente tra loro e fare altre conoscenze, perché dalla porta di quella dimora uscì una donna, completamente terrorizzata ai primi, per poi mutare quel sentimento in pura rabbia e devastazione. Dalla corporatura, era alquanto ben messa, dei muscoli che probabilmente da giovane le avevano dato benefici, cosa confermata quando narrò con poche semplici parole la sua gioventù. Diede subito ai mercenari il compito di fare piazza pulita, rendendo il ragno felice quando annuì che potevano fare qualsiasi cosa desideravano, ma appena citò la moquette, rimase alquanto male.
    I suoi due compagni presero le loro armi, e si prepararono a entrare e incominciare a fare baldoria. Joseph si tolse la giacca, appoggiandolo a un muretto accanto all'ingresso della dimora, sbottonandosi la camicia e preparandosi ufficialmente al duello come gli altri due. Sollevò la tela da dietro il suo dorso, prendendo l'arco e le frecce, pronto a seguire e rimanere dietro i suoi compagni, era un arciere dopotutto, il monaco doveva avere il privilegio di fare da frangi muro contro i nemici.
     
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  8. Lady'
     
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    I tre mercenari, dopo le dovute presentazioni, ebbero fin da subito il permesso di entrare in quella casa infestata da mostri.
    Una volta entrati nell'edificio, i mercenari avrebbero potuto notare che quello era un condominio: la casa, infatti, si sviluppava su tre piani, e su ogni piano c'erano due appartamenti. Dovevano fin da subito chiarire una cosa, ovvero se rimanere insieme facendo gioco di squadra o dividersi il lavoro e terminare prima. L'atrio in cui stavano sembrava piuttosto tranquillo e non c'era segno del passaggio dei mostri: la pavimentazione in marmo non presentava segni di artigli ed era stranamente lucida come se fosse stata appena lavata; in un angolo alla destra dei mercenari c'era un pendolo fermo: il pendolo era di legno, di pregevole fattura, ed in cima c'erano degli intagli (fatti sicuramente da un artigiano di alta classe) a forma di corna di cervo, fatti così bene che sembravano veri. Il corpo del pendolo era un grosso parallelepipedo cavo ed avente una porticina: tramite essa si poteva vedere tutto il meccanismo dell'orologio, dato che la piccola anta possedeva uno specchio.. un po' opaco e sporco. Dato che nessuno aveva più caricato quell'orologio, esso segnava l'una e un quarto e riportava la data in cui aveva smesso di funzionare. I mercenari avrebbero potuto notare anche la scala che li avrebbe portati al primo piano. La scala aveva dei gradini in marmo, proprio come il pavimento, di colore bianco sporco ed a lato possedeva un corrimano in legno, abbastanza usurato ma ancora bello alla vista.
    Dato che in quell'atrio pareva che non ci fosse vita, i tre mercenari avrebbero per forza dovuto salire le scale, circa una ventina di gradini, per ritrovarsi poi su un pianerottolo. Arrivati al primo piano, potevano scegliere in quale dei due primi appartamenti entrare: la prima porta, una volta saliti le scale, si trovava sulla loro sinistra; la seconda porta, leggermente più rovinata della prima, era di fronte a loro; alla destra, invece, c'erano nuovamente delle scale e da lì sarebbero potuti salire al secondo piano. Sia dalla prima che dalla seconda porta provenivano dei rumori non troppo violenti, anzi parevano ovattati, però stava a loro se stare insieme e sopravvivere o separarsi ed incontrare la morte da soli.
     
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  9. Xx_Ultima_Angelo_xX
     
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    Appena entrata all' interno della casa, la Etonom incoccò immediatamente la freccia, ma non tese la corda dell' arma perché dal silenzio e dalla tranquillità che aleggiava attorno, non ci dovevano essere mostri almeno lì.
    Strano, eppure la donna si era precipitata fuori come se avesse alle calcagna un esercito!
    Quinia si limitò a fare spallucce a quella quiete che per altri poteva sembrare una fortuna, ma che per lei costituiva un’ inutile attesa, e avrebbe cominciato a procedere lungo il muro sulla destra, vicino alla scala per il piano superiore e... quello che a prima vista della donna sembrò un orologio.
    Non ne era certa, ne aveva visti pochi fino allora e tutti soltanto su qualche vecchia illustrazione, ma se li era sempre immaginati più piccoli e senza quello strano armadio con l' asta interna nella parte sotto, che fosse stata un qualche tipo di trappola per il tempo? Dopotutto, a quanto ne aveva capito lei, gli orologi erano in grado di intrappolare il tempo e raccontartelo, no? Le lancette sul quadrante erano ferme, forse i mostri lo avevano rotto o era già rotto da tanto tempo (non aveva letto bene la data che riportava). La ragazza curiosa vi si sarebbe avvicinata cominciando a sbirciare all' interno della cavità, cercando di vedere cosa ci fosse nella parte superiore, ma qualche istante dopo si sarebbe dovuta rendere conto che doveva sembrare davvero stupida comportandosi a quella maniera, come sarebbe apparsa? Come la selvaggia che per la prima volta scopriva una macchina strana come un orologio?!
    Così lasciò vibrare le ali e le antenne, imbarazzata in volto, e voltandosi rigida, se ne sarebbe ritornata sui suoi passi, accanto ai compagni come se non fosse accaduto nulla, consolandosi a pensare che magari poteva averci guardato dentro solo per controllare che non ci fossero mostri di piccole dimensioni.
    Non disse nulla, ma fissando la scala, l’ avrebbe indicata agli altri due con una mano, in chiaro gesto. Come procedere ora?
    Non voleva passare per prima, né alle spalle dell’ Onigumo, quindi avrebbe tentato di passare per ultima, a chiudere la fila per salire i gradini, e appena in cima al pianerottolo, e poi al primo piano, si sarebbe fermata, fissando le due porte che avevano davanti: una meglio messa sulla sinistra, l’ altra un po’ peggio messa stava innanzi a loro e la scala per il piano dopo era invece sulla destra.
    Bisognava scegliere quale appartamento controllare per primo. Da entrambi provenivano dei rumori vivi, ma come ovattati, e la cosa incuriosì ulteriormente la giovane, che però non aveva idea di dove andare, quindi avrebbe lasciato decidere i compagni, ma si sarebbe categoricamente rifiutata di dividersi e procedere ognuno per conti loro. La committente aveva già sopportato abbastanza l’ infestazione, aspettare un po’ di più non le avrebbe fatto del male, quindi Quinia non avrebbe accettato nessun ragionamento del tipo: “Così si fa prima, ecc…”:
    Non aveva intenzione di andarsene in giro da sola per quel posto. Sapeva di non essere in grado di resistere ad assalti potenti da parte dei nemici, e procedere da scompagnata l' avrebbe sicuramente portata a una brutta fine. Se quindi uno qualsiasi degli altri due (si, anche il ragno) avesse anche solo proposto di dividersi, l' ape avrebbe tentato in ogni modo di farlo desistere.
    Sarebbe così rimasta in attesa di sentire cosa proponevano loro, poi li avrebbe seguiti in qualsiasi scelta avrebbero preso.

    CITAZIONE
    Note: Ho lasciato la fantasia in garage e il mio post ne risente alquanto, scusatemi ragazzi <.<

     
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    I momenti in cui i brutti presentimenti si rivelano reali sono sempre orribili, e quello rientrava nella categoria visto che anche l'aracnoide tirò fuori un arco come la sua simile di tipo ape, rivelando Eric come l'unico combattente corpo a corpo di quella spedizione. Non gli piaceva la prospettiva di venire usato come scudo umano, ma in quel momento sembrava essere necessario per finire decentemente quel lavoro, quindi avrebbe corso il rischio e sarebbe entrato in quell'edificio assieme ai suoi colleghi temporanei, prendendo il suo ruolo e varcando la soglia per primo. L'interno non era poi un granchè, una casa condivisa da più persone che sembrava voler dare l'impressione di essere un edificio "importante": pavimenti in marmo contro i quali i suoi piedi rischiavano di fare lo stesso rumore del gesso su una lavagna, un vecchio orologio a pendolo bellamente decorato ma completamente fermo, una scala fatta sempre in marmo che portava ai piani superiori e... niente. Assolutamente niente. Al piano terra non c'era un segno di vita, e cercando di controllare il pavimento per qualche segno del loro avversario l'insettoide non riuscì a trovare assolutamente niente, forse quello che dovevano scacciare era un essere piuttosto leggero? Apparentemente no, visto che salendo al piano superiore il gruppo potè sentire qualche genere di rumore che sembrava essere soffocato da qualcosa -probabilmente la moquette di cui parlava la padrona di casa- provenire dalle porte di quel piano, porte chiuse tra l'altro. Forse la donna elef... la cara signora sovrappeso si era chiusa la porta alle spalle durante la sua fuga, ma Eric avrebbe sinceramente preferito uno scontro in un luogo più aperto, opinione che avrebbe esternato facendo scivolare la mano mancina sulle sue mandibole esterne.

    -Mai piaciute le sorprese, specie quelle che fanno strani rumori...

    Come se la loro situazione non fosse già abbastanza tesa. Quinia sembrava una corda di violino per quanto lanciava brutte occhiate a Joseph, e quest'ultimo sembrava divertirsi con quell'atmosfera nervosa. Lo scarabeo si era un pò abituato alla presenza degli Onigumo dopo la varie visite a Noctura effettuate con il suo maestro, quindi la paura primordiale della sua razza aveva effetti meno evidenti su di lui -anche se, doveva ammetterlo, la mancanza di zigomi aiutava a sembrare leggermente più calmo- e riusciva a mantenere un pò di autocontrollo, ma se quei due continuavano a giocare al serpente e la mangusta non arrivavano da nessuna parte. A quel punto, se nessuno dei due avesse deciso sul da farsi lasciando la fatidica decisione allo scudo di carne, l'insettoide avrebbe fatto una singola domanda...

    -Dunque... quale porta scegliete? Io andrei per quella di sinistra.

    Tanto i rumoracci venivano da entrambe, non pensava proprio che ci fosse un'alternativa sul da farsi. Se uno dei due od entrambi lo volevano seguire in quella direzione erano più che benvenuti, così avrebbero avuto il vantaggio numerico ed una possibile imboscata ad Eric sarebbe stata evitata dai due combattenti a lungo raggio, ma non avevano di sicuro tempo da perdere. Più pensava a cosa poteva aspettarli in quel luogo abbandonato e più gli venivano in mente i pensieri più disparati, se continuavano a tergiversare in quell'atmosfera di predatore e prede non arrivavano da nessuna parte.
     
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    Le porte vennero aperte, e i tre mercenari imbracciarono le armi, entrando dentro l'edificio. Ci si poteva aspettare un combattimento direttamente entrati, mostri che girovagavano ovunque al suo interno, ma ancora non si vedeva la loro traccia, niente ad attenderli, eppure la fretta della padrona sembrava allarmante, come fossero dietro di lei. I tre si trovarono dunque all'interno di un immenso atrio completamente vuoto, che conteneva solamente delle scale e uno strano orologio a pendolo. Joseph, si lasciò prendere dalla sua curiosità per le belle arti, e senza preoccupazioni per imboscate, si avvicinò all'orologio a pendolo, iniziando ad accarezzarne il lato della cassa delicatamente con la mano destra, mentre la sinistra teneva l'arco. Un meraviglioso orologio a pendolo, dalla cima decorata a forma di corna di cervo, palesemente false per un cacciatore, ma comunque di notevole effetto e prestigio, ricavato in un legno di pioppo in ottime condizioni e bello resistente.
    Si permise di perdere il suo tempo, ammirando le lancette immobili, strofinando il pollice sullo specchio tentando in modo parzialmente vano di lucidarlo, per poi aprirlo. Ammirava il pendolo centrale, e tutti quegli ingranaggi che si potevano facilmente raggiungere in bella vista, chiaramente apposta per puro piacere estetico. L'aracnoide parve affascinato da tale oggetto classificabile come antiquariato, considerando che vi erano segni di polvere, il legno era vecchio, e sembrava che nessuno l'avesse pulito o caricato da diverso tempo.
    -Quest'orologio è un pezzo sublime, affascinante bisogna dire. Una pulizia accurata, e una veloce sistemazione a dovere e sarebbe indubbiamente splendido nella mia nuova biblioteca-
    Affermò l'onigumo ad alta voce, un pensiero che non era indirizzato agli altri due se non a se stesso. Concluse di ammirare l'orologio, richiudendo l'anta e notando la pavimentazione di marmo, tanto bianco e lucido, il che portò sospetti nella sua mente a riguardo: come poteva essere così lucente e intatto, con un'infestazione in corso? Mentre il monaco andava avanti, capendo bene la sua posizione per un futuro combattimento, l'onigumo dovette procedere forzatamente in quanto l'ape regina mostrava segni di diffidenza e paura, il che fece fuggire un ghigno sul volto dell'uomo. Quando furono tutti quanti saliti, notarono due appartamenti, da entrambi provenivano rumori sospetti, e supponendo che l'appartamento era evacuato, non dovevano esserci forme di vita minimamente intelligenti e innocui. Dovevano semplicemente fare una scelta, quale porta aprire per prima. La ragazza non emise alcun pensiero a riguardo, mentre il monaco propose di partire dalla porta di sinistra, andando in ordine di vicinanza. L'onigumo non avrebbe parlato, anzi, impugnò l'arco e tese la corda con la freccia, mentre si avvicinò verso la porta di sinistra, e senza attendere altre parole dai compagni, tentare di buttare la porta con un colpo di zampa. Il monaco era comunque davanti, potendosi gettare nella mischia, mentre l'onigumo avrebbe subito puntato l'arco in avanti, facendo da supporto al compagno, la ragazza poteva decidere se unirsi o guardare.
     
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  12. Lady'
     
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    I tre mercenari entrarono nel condominio e subito, pensando di trovarsi in uno scontro diretto, imbracciarono le armi e tennero bene gli occhi aperti. La furiosa uscita di casa di Jeanne aveva ingannato i mercenari che pensavano, per l'appunto, che la donna avesse chissà quale bestia infernale alle calcagna, ma difatti nessun mostro stava rincorrendo l'ex-quarterback. Diciamo che venne colta da una forma atroce di paura che la spinse impulsivamente ad agire in quel modo animalesco per salvarsi la pellaccia; diciamo anche che la donna stava tentando di difendere la casa con una scopa e che si aspettava un'imboscata da parte di mostriciattoli stupidi, per questo la reazione furiosa da parte della padrona del condominio. I tre mercenari si divisero qualche minuto per studiarsi bene il territorio di caccia. Il monaco, che a quanto pare era l'unico combattente corpo a corpo della giornata, stava osservando il pavimento per cercare tracce dei pestiferi inquilini che si erano impadroniti della casa, ma nulla; Quinia, dopo aver incoccato immediatamente una freccia al suo arco, fu incuriosita da quel pendolo laggiù nell'angolo e una volta avvicinatasi, lo studiò attentamente: perlustrò visivamente la cavità dell'orologio, ma venne colta da chissà quale leggera forma d'imbarazzo che la riportò ad avvicinarsi al "gruppetto". Anche l'onigumo venne attratto da quel pezzo d'antiquariato e quest'ultimo sembrava che ne sapesse di più di orologi, o comunque di forme d'arte artigianali, al ché affermò che dopo un'attenta e breve ristrutturazione, quel pendolo sarebbe stato molto bene nella sua biblioteca. Il team, dopo aver capito che al piano terra non c'era nulla da fare, si diresse al primo piano e qui nessuno pareva volersi separare: il signor Joseph metteva soggezione alla giovane Quinia, la quale diffidava di lui; l'onigumo era ben divertito da questo suo incutere timore e ogni tanto sogghignava; il monaco, invece, pensava che i due potessero tendergli un'imboscata da dietro e non era molto contento di poter essere usato da "scudo umano" per loro. Ignorando i motivi per i quali il gruppo era compatto nonostante queste strane diffidenze e freddezze, il primo appartamento che doveva essere "ripulito" era il sinistro. Eric difatti aveva proposto di andare per di lì, Quinia non si espresse e Joseph invece pareva esser d'accordo con il monaco. L'onigumo allora tese la corda dell'arco per una rapida esecuzione mentre con una zampa tentò di buttare giù la porta: i cardini cedettero dopo due colpi ben assestati di zampa e i mercenari potevano benissimo fare una rapida incursione. Se fossero entrati, avrebbero visto tutto l'appartamento semi-distrutto e i mobili, o quel che ne rimaneva, scaraventati a terra. Al centro della terribile scena non c'era nessuno. L'appartamento era conciato male eppure non c'erano segni di vita. Tre ragni del teschio, precedentemente in allerta dopo aver sentito la voce del monaco poco prima della distruzione della porta, salirono sul soffitto dell'appartamento, a circa due metri e mezzo da terra, per tendere un'imboscata al gruppetto: i tre ragni, infatti, erano appollaiati sulla superficie e guardavano verso il basso. Silenziosamente, gli aracnidi aspettavano che i mercenari entrassero nell'appartamento e, una volta fatto ciò, tutti e tre sarebbero saltati addosso ad uno dei combattenti; se fosse entrato solo il monaco, dato che era l'unico combattente corpo a corpo, i ragnetti sarebbero saltati addosso solo su di lui, tentanto di sorprenderlo ed aggrapparsi alle braccia e alla testa.

    -

    Ragno del Teschio
    Condizioni Fisiche Ragno 1: illeso | C. F. Ragno 2: illeso | C. F. Ragno 3: illeso
    Vitalità Ragno 1: 100% | Vitalità Ragno 2: 100% | Vitalità Ragno 3: 100%
    Condizioni Mentali: tutti e tre pronti a difendere il territorio
    Equipaggiamento:
    CITAZIONE
    -Zanne- Appuntite, lunghe 3cm.

    Abilità:
    CITAZIONE
    -Aderenza- Capacità di camminare su qualsiasi superficie.
    -Veleno- Morso velenoso che toglie 5% di vitalità ogni turno per tutto il combattimento una volta morsi.

    -

    Note - Molto bene fino a qui, ora però si inizia il combattimento.
    @Ultima, come puoi vedere ti ho lasciato carta bianca per descrivere al meglio l'appartamento, così perché ti voglio bene :>
    @Alex, ti tocca, mi spiace. E poi voglio farti incavolare -w-
    @Seppy, ti diverti ad incutere timore alla tua colaz... alla tua compagna Quinia D: ?
     
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  13. Xx_Ultima_Angelo_xX
     
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    Ebbene. Si optò unanime la decisione di Eric ad oltrepassare ed ispezionare l’ appartamento a sinistra.
    Quinia si guardò bene attorno mentre l' onigumo si posizionava davanti la porta per aprirla con una zampata, e la ragazza, passando da dietro di loro, si mise al lato destro della porta, visto che impugnando l' arco da mancina, avrebbe potuto così vedere preventivamente le minacce e colpirle anche da quel punto esterno, ed offrire meno punti per i nemici a distanza che l' avessero potuta intercettare, peccato però che così le era quasi del tutto impossibile vede la parte destra dell' appartamento, coperta dalla parete.
    Appena si fosse posizionata, e la porta fosse stata sfondata, la ragazza avrebbe buttato una rapida occhiata all' ambiente interno: era uno stanzone d' ingresso a base quadrata, con parecchi mobili tra divani e sedie sparsi qua e là, semidistrutti e rovesciati. Sorrise. Potevano essere dei buoni punti in cui nascondersi e colpire.
    Non poté notare altri dettagli perché bisognava agire, e il monaco sarebbe sicuramente entrato per primo essendo l' unico combattente corpo a corpo a quanto pareva dall’ equipaggiamento dell’ onigumo.
    Poverino, alla regina fece quasi tenerezza, ma sicuramente meglio lui che lei!
    Se fosse entrato solo lui, la etonom avrebbe visto tre ragni grandi una quarantina di centimetri cadere su di lui dal soffitto, aggrappandosi con le brutte zampe pelose sul corpo del povero monaco, arrampicandosi per le braccia e la testa.
    - Dannazione, cos'è, la giornata dei ragni?!? - pensò spazientita la ranger sobbalzando a quella vista, e impugnato saldamente l' arco, avrebbe teso la corda, ma non aveva il coraggio di tirare per timore di colpire per sbaglio il compagno, completamente in mischia con i mostri.
    "Scrollateli di dosso!" avrebbe gridato nel mentre continuava a mirare verso il ragno sulla testa di Eric.
    Non se ne sarebbe stata lì ferma a guardare se c' erano ragni che poteva ammazzare, avrebbe di sicuro partecipato!

    CITAZIONE
    (Quinia Merihon)
    -Condizioni Fisiche: Indenne
    -Vitalità: 100%
    -Condizioni Mentali: Nervosa, nessuno status alterato
    -MP: 20/20
    -Equipaggiamento: Lexumn
    [Arco lungo composito - raggio lungo - da tiro - a due mani - peso normale - perforante]
    Arco lungo composito, formato da metallo dorato e smaltato, legno e osso, la cui struttura è creata con una particolare curvatura all' indietro, che permette all' arco di rimane arcuato anche quando è allentato. Il tirante è in corda rinforzata con filo metallico, mentre le frecce sono di semplice legno lucido con punta di metallo o pietra dura (selce) e coda di piuma. L' intero arco è alto circa 1,25 metri, mentre le frecce sono lunghe circa 45 o 50 centimetri.
    -Abilità: Sollevatore: +5% forza fisica. Potenziamenti possibili fino al 50%.

    Disabilita: Abilità passiva che consente all'utilizzatore di disarmare le proprie trappole, così da evitare incidenti con gli alleati. Non funziona con le trappole piazzate da altri ranger.

    Concentrazione: Abilità che potenzia la mira, rendendo le probabilità di successo molto maggiori con ogni potenziamento. Imparato fin da subito, si ha una mira del 100% fino a una distanza di 5m (non significa che il colpo colpisce sicuro, il nemico può schivarlo o pararlo se nelle condizioni), perdendo il 20% ogni metro in più. Aumentando la potenza di quest'abilità, si ottiene il 100% di mira ogni metro in più. Funziona solo se il ranger ha un arco equipaggiato.
    -Tecniche: //

     
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    A questo punto doveva aspettarselo visto che era stato eletto come scudo di carne ufficiale, ma non si sarebbe mai immaginato una sfortuna simile. Il cacciatore buttò giù la porta scelta con un paio di zampate, solo per rivelare una stanza totalmente vuota nonostante i rumori che avevano sentito fino a pochi attimi prima. La cosa era sospetta, ma non sarebbero arrivati da nessuna parte se avessero deciso di aspettare in eterno i loro possibili bersagli, specialmente visto che la donna cannone poteva venire a controllare cosa diamine stavano facendo e vedere la delicatezza con cui avevano trattato la sua proprietà. Insomma, se non decidevano di indagare avrebbero potuto passare tutto il giorno a guardare stanze vuote, quindi l'insetto decise di fare il suo dovere di bersaglio vivente ed entrare nella stanza apparentemente vuota, non poteva succedere niente di peggio che venire attaccato da dei mostri, no? Sbagliato, fatti appena due passi oltre l'uscio tre ragni piuttosto grandi gli caddero addosso, due sulle spalle ed uno in testa rispettivamente. Come se non stato già abbastanza difficile darsi un pò di contegno con il suo collega aracnoide, adesso veniva assalito da ragni che sembravano volerlo abbracciare come un branco di marmocchi, ed almeno lì i suoi istinti gli dicevano che quando uno o più aracnidi cercano di mettere le loro otto zampe su di te significa che sei il loro prossimo pasto. Indi per cui, seguendo il consiglio dell'ape regina, lo scarabeo avrebbe cercato di afferrare ambo i Ragni del Teschio che erano finiti sulle sue spalle per la loro parte a forma di teschio umano, così da sfruttare la sua naturale forza fisica per fare in modo di staccarseli di dosso e cercare di lanciarli ai suoi lati con un grugnito. Non era un granchè come tattica, ma l'importante era riuscire a toglierseli di dosso, e questo sarebbe successo se quella mossa fosse andata a segno, almeno due di quelle bestie sarebbero state separate dalla sua persona, l'unico vero problema sarebbe stato quello sulla sua testa a meno che uno dei suoi compagni non si fosse deciso a levarglielo di dosso con un colpo di freccia. Lui non avrebbe mosso il collo, la sua conformazione fisica non gli consentiva neanche di torcerlo troppo, quindi il loro bersaglio non si sarebbe mosso, al massimo potevano prendere di striscio il suo corno ma era un rischio che era disposto a correre: avevano solo da mirare bene per far fuori la prima preda del giorno. Tecnicamente quelle bestie non lo avevano neanche morso, sembrava quasi che stessero cercando di "sondare il terreno" per vedere se quegli intrusi erano effettivamente pericolosi, ma in ogni caso erano stati loro a fare la prima mossa, ora avevano a che fare con uno scarabeo molto nervoso che moriva dalla voglia di schiacciare qualche aracnide fuori misura, escluso il cacciatore.

    CITAZIONE
    Eric Nastos

    Condizioni Fisiche: Illeso
    Condizioni Mentali: Nervoso, intenzionato a far fuori i ragni
    MP: 20/20
    Equipaggiamento:
    -Unguis-
    Un guanto formato da placche di acciaio basato sulla vera mano di Eric, formato da una base di pelle conciata, la superficie di questo oggetto e le "dita" sono ricoperte da lastre del suddetto metallo abbastanza robuste da poter competere con una piccola corazza e sono appuntite sulla zona della punta delle dita. Progettata, quindi, per essere una sorta di arma offensiva e difensiva allo stesso tempo, è anche dotata di alcune piccole placche tra il pollice e l'indice, così da consentire all'insettoide di bloccare lame di spade nel suo pugno. Si trova praticamente sempre ben salda e stretta sulla mano destra di Rick, sopra alla fine della "manica" posta sul suo braccio destro ed è molto dura da sfilare.

    Abilità:
    -Dynastes [Abilità di razza "Sollevatore"]- Eric ha un naturale bonus del +5% sulla forza fisica grazie alla sua natura ibrida di insetto, rendendolo forte quanto altre razze umanoidi fisicamente più possenti di lui.

     
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    La porta venne abbattuta con successo, rivelando al suo interno una singola stanza, che a parte la mobilia, non c'era niente e nessuno. La cosa era decisamente sospetta, fortunatamente il cacciatore aveva l'arco teso, pronto a sparare a vista qualsiasi cosa usciva di sorpresa, sperava lo stesso dalla sua compagna arciera di fianco. Essendo completamente vuota, ma udendo chiaramente dei rumori nella stanza, le ipotesi erano tante: erano bestie come roditori che si trovavano nelle pareti o nel pavimento, oppure animali come ragni o insetti che stavano sul soffitto, infine, qualsiasi cosa ma nelle altre stanze del condominio.
    Joseph in ogni caso, teneva teso l'arco, lasciando al suo collega monaco il privilegio di andare avanti per loro. Si trovavano in un condominio, un luogo di combattimento stretto e piccolo, non ci sarebbero state molte possibilità di muoversi, uno dei tanti motivi per cui il cacciatore non si era ancora tolto l'abito elegante, proprio perché non avrebbe compiuto mosse eccessivamente larghe. Dunque, vide il monaco entrare nella stanza a controllare la situazione, e fu così che gli caddero addosso dei ragni del teschio, che con noncuranza si sono poggiati semplicemente su di lui, come aracnoidi il loro istinto era di mordere quando percepivano movimenti bruschi o feroci.
    Istintivamente, il cacciatore puntò subito a quello sulla testa del compagno, scoccando immediatamente una freccia prontamente. Trovandosi praticamente accanto al monaco, la distanza tra l'arco e il ragno era solamente di una trentina di centimetri, di conseguenza la mira difficilmente poteva fallire, sopratutto se lo scarabeo rimaneva immobile. La freccia dunque, al massimo della sua potenza trovandosi così vicina al nemico, avrebbe mirato per centrarlo in pieno volto, per penetrare quel suo fragile corpicino, sperando che questo bastasse a ucciderlo al primo colpo e togliersi di torno un primo nemico. Il monaco intanto, si sarebbe occupato dai due sulle sue spalle, mentre l'ape avrebbe semplicemente urlato in preda al panico a causa della natura aracnoide dei loro nemici.
    -Non sono adorabili?-
    Avrebbe detto sarcasticamente ai suoi compagni, cercando di abbassare la tensione del momento, solo per lui ovviamente, conscio che quella frase poteva innervosire il monaco e spaventare l'ape. Gli sarebbe sfuggito una lieve risata se uno dei due reagiva come descritto, incoccando subito un'altra freccia per un prossimo attacco, senza perdere la serietà e il tempo.

    Status Fisico: Illeso
    Vitalità: 100%
    Status Mentale: Divertito - Pronto
    Equip
    CITAZIONE
    ~Artemide~ Un'arco costruito manualmente da Joseph durante la sua permanenza al lago Narcissus, e migliorato con il passare degli anni con nuovi materiali e tecniche di lavorazione. Lungo 1.7m, fatto in legno di cedro levigato e liscio, con impugnatura fatto da vari pelli di animali trattati per diventare cuoio, mentre la corda è composta dalla sua stessa ragnatela essiccata e indurita. Sull'impugnatura dispone di una lama d'acciaio ricurvo, a proteggere la mano da eventuali attacchi, affilato per possibile uso come arma bianca. Le sue frecce sono fatte di varie tipologie di legno, in base a quale viene utilizzato, con dipinto per il suo simbolo come firma delle sue azioni.

    Abilità
    CITAZIONE
    ~Occhi di Falco~ Allenato come un arciere, il cacciatore ha sviluppato la sua vista in modo ineguagliabile, permettendogli di avere un'ottima precisione con il tiro con l'arco. Quando si concentra, i suoi occhi diventano proprio come quelli di un falco, dalla pupilla gialla e l'iride stretta, per poi tornare normale scoccata la freccia. Ciò gli permette di avere una mira del 100% di successo entro una distanza di 5m, perdendo il 20% di precisione ogni metro in più, questo ovviamente con bersaglio immobile.

    Note: ///
     
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14 replies since 23/10/2012, 22:14   134 views
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