Dente dolce

Quest Privata

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    Per fortuna era riuscito a trattenersi fino al suo ritorno a Noctura, altrimenti avrebbe fatto una strage... di mele o qualsiasi altro prodotto dolce entro un raggio di cinque metri dalla sua persona. L'Etonom si trovava adesso in una piccola taverna della città mineraria, con una grossa ciotola colma di mele che venivano lentamente ridotte una ad una ad un torsolo per via della voracità con cui l'insettoide si stava cibando della sua pietanza preferita. Ormai c'erano sei o sette cadaveri di mela accanto alla ciotola principale, ed i frutti si erano ormai ridotti di più della metà: dopo una piccola insalata mista mangiata per avere giusto un pasto decente, Eric stava sfogando tutta la sua voglia di polpa di frutta come se avesse passato gli ultimi giorni a digiuno su un'isola deserta, il che non era del tutto lontano dalla realtà. Dopo aver sentito gli odori degli aranci che aveva dovuto aiutare a raccogliere poco tempo prima, si era dovuto trattenere dallo sbafarsi del suo frutto favorito mentre era in viaggio, così da non dare uno spettacolo indecoroso in pubblico. Certo, si poteva dire qualcosa sul fatto che anche in quella taverna era tecnicamente in pubblico, ma era da anni che veniva al "Ferro Ardente" a rifornirsi di cibarie, quindi il proprietario e la clientela abituale si erano praticamente abituati al suo forte appetito verso la frutta ereditato dalla sua metà insettoide.
    Tuttavia, quel giorno doveva ammettere che il suo appetito ed il semplice desiderio di cibi zuccherini non erano proprio sulla stessa lunghezza d'onda, e l'uomo se ne accorse ancora di più quando un pezzo di mela rischiò di finirgli di traverso, ridandogli un pò di sanita mentale ed un pò di lacrime agli occhi. Se non si fosse fermato in tempo alla fine dell'ottava mela avrebbe tossito come un folle per un'ora buona, ma l'autoconservazione aveva avuto la meglio sul suo dente dolce, facendogli posare l'ottavo torsolo assieme ai suoi simili e costringendolo a fissare con un pò di tristezza i sei frutti rimasti tra un colpo di tosse e l'altro, appoggiandosi con gli avambracci sul tavolo a cui era seduto. La mancanza di muscoli facciali non gli consentiva di esprimere il suo rammarico per il dover lasciare quelle imperfette ma dolcissime sferette rosse fuori dal suo stomaco, e per distrarsi un pò si sarebbe guardato un pò attorno: dietro al bancone c'era il propietario, un nano tarchiato con delle folte sopracciglia canute, mentre ai tavoli c'era la solita clientela di minatori e di fabbri apprendisti che venivano alla taverna per una mezz'oretta di riposo o poco più prima di tornare nelle temperature infernali di una forgia o di una miniera... quel posto non cambiava poi così tanto nonostante il passare degli anni, ed onestamente era quella la bellezza di quella città. Nessuna folle guerra per decidere chi deve avere gli abiti più lunghi degli altri, solo una comunità equilibrata che si reggeva sul sudore della fronte di chi vi abitava, senza che nessuno dovesse cominciare qualcosa di più grande di una rissa tra ubriaconi per decidere chi dei due stava bevendo quel boccale di birra nanica: una vita semplice ma aperta al mondo esterno, perchè nessun altro uomo si accontentava di così poco? Lui si sarebbe anche accontentato di poter finire quelle mele senza strozzarsi...
     
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    Una locanda, la località preferita dei viaggiatori e lavoratori di ogni dove, luogo nel quale possono riposare le proprie membra dopo una lunga giornata faticosa, mangiando prelibatezze e sorseggiando liquori da veri uomini. In particolare, era pieno poco più della metà, e una buona parte erano chiaramente minatori che probabilmente avevano appena concluso il loro turno di lavoro, e si prendevano qualche minuto di riposo prima di tornare a casa dalle proprie moglie, se ne avevano. Un luogo abbastanza tranquillo per essere una taverna, la gente beveva tranquilla e discuteva civilmente, non c'era il frastuono di mille voci alte che s'univano nel tipico baccano da luogo pubblico gremito. Era una giornata pacifica e tranquilla, l'ideale per riposarsi insomma, e l'etonom poté gustarsi senza nemmeno troppi casini o occhi maliziosi quel suo prelibato pasto a base di mele.
    Sembrava che nulla di strano poteva accadere, eppure qualcosa avvenne con sorpresa di ogni presente. Il campanello della porta principale echeggiò nell'aria, e qualche sguardo curioso gettò l'occhio per vedere chi fosse il nuovo giunto, non credendo a ciò che vedevano, una cosa molto insolita per una locanda. C'era una bambina, una giovane e leggiadra fanciulla dallo sguardo innocente, con lunghissimi capelli biondi legati con due trecce laterali e due vistosi occhi azzurri che incutevano tenerosità a chiunque osservava. A quel punto oramai tutti nella locanda, probabilmente anche l'etonom, volgevano lo sguardo a quella bambina, che si trovava in un posto davvero insolito per una come lei, ma la giovane non parve turbata, né preoccupata o spaventata, bensì, teneva un sorriso molto vispo e allegro.
    Ignorando tutti gli sguardi su di sé, con passo leggermente saltellante raggiunse il bancone, dove tentò di sedersi su uno degli alti sgabelli, scivolando nel provarci, non avendo abbastanza forza nelle braccia. Il locandiere posò il bicchiere che stava pulendo, e afferrò per sotto le ascelle la bambina, sollevandola con le sue grosse braccia forzute, e mettendola a sedere sullo sgabello.
    -Grazie mille signore!- replicò la bambina con voce molto acuta e tenue, sorridendo enormemente.
    L'uomo disse semplicemente -di niente piccola- e continuò a pulire quel bicchiere, riempiendolo successivamente di birra per un cliente che lo aveva ordinato pochi minuti prima. Nell'attesa, la bambina si guardava tutt'attorno molto incuriosita dalle persone che c'erano, notando tante razze diverse, la cosa la affascinava non poco, e a dimostrare la sua tranquillità, ondeggiava le gambe spensierata. Servito la birra, il locandiere si avvicinò alla bambina, chiedendole cosa mai volesse ordinare, la giovane disse semplicemente -un bicchiere di succo d'arancia, per favore- con il suo solito sguardo da bambina e la voce che toccava facilmente i cuori. Il locandiere si grattò il capo leggermente confuso, come se stesse pensando a quell'ordinazione per lui insolita, voltandosi verso il retro bottega.
    -Matilde! Abbiamo delle arance in questa bettola?!- chiese l'uomo urlando, probabilmente a sua moglie.
    -Certo che no! Dici sempre che la frutta è da femminucce e che nessuno li ordinerà mai! Sei fortunato che ho fatto la spesa ieri e ho delle arance su in casa!- replicò quella voce femminile molto possente e marcata, dal modo in cui parlavano si poteva dedurre chiaramente che era la moglie.
    -Arriva subito la sua aranciata- disse l'uomo, con una voce molto più bassa e tenue, cercando di essere gentile e non spaventare la bambina. Ricevette un semplice grazie e un sorriso, tanto contagioso da fargli fuggire un ghigno sulle labbra, mentre andava a cercare sotto il bancone un bicchiere adatto a un'aranciata.
     
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    Bè, ora quella era una scena ridicola: un Etonom impegnato in una gara di sguardi con delle mele. Un paio di volte Eric fece scattare le sue mandibole esterne come uno schiocco di labbra mentre guardava con sguardo assente la sua ciotola di frutta cercando di esternarsi dal mondo esterno, quando ad un tratto sentì un tintinnio che lo fece sobbalzare leggermente dalla sorpresa. Era solo il rumore di quel campanello che il propietario aveva messo alla porta per segnalare l'entrata di un nuovo cliente, e mentre tutti si erano voltati a vedere chi fosse arrivato l'insettoide si limitò a pensare che fosse qualche altro minatore del luogo, appoggiando la mano sinistra al lato corrispondente del suo volto per tirare un leggero sospiro, ma pochi attimi dopo la sua attenzione venne "catturata" dal bizzarro rumore di passi che sentiva sul pavimento della taverna. Leggero, a cadenza regolare come se seguisse un certo ritmo... lo scarabeo alzò leggermente la palpebra ossea sinistra, il che per lui corrispondeva all'inarcare un sopracciglio, e guardò con la coda dell'occhio sinistro la persona che stava avanzando a poca distanza da lui verso il balcone, e rimase leggermente sorpreso da chi scorse con quell'occhiata. Era una ragazzina bionda neanche entrata del tutto in età adolescenziale, che quasi saltellava verso il locandiere con un fare assolutamente spensierato, una figura che fece sbattere più di un paio di volte le palpebre a guscio all'Etonom per via della sua inusualità. Cioè, non era così strano vedere una ragazzina in giro, ma che se ne trovasse una così giovane in quel posto non era una cosa di tutti i giorni, ed era ancora meno comune che il propietario si mettesse ad aiutare la suddetta bambina a salire su uno sgabello, quando lui era piccolo doveva sempre farcela da solo. Questo poteva anche essere dovuto al fatto che non era carino e tenero come la nuova cliente della locanda neanche quando era uno scricciolo, ma poco importava in quel momento. Per quanto fosse stata dolce o carina la scena, l'insettoide cominciò quasi d'istinto a guardarsi lentamente intorno alla ricerca di qualche persona che poteva sembrare un parente od almeno un tutore della giovane, ma sarebbe riuscito solo a vedere qualche gruppo di amici che commentavano l'arrivo di una ragazzina in un posto del genere... possibile che fosse lì da sola? Neanche Eric era troppo sicuro del motivo per cui la cosa lo preoccupava tanto, e la sua linea di pensiero venne interrotta da un nuovo sobbalzo causato dall'urlo possente del padrone del locale, che si mise a chiamare la moglie a proposito di qualche arancia. L'affermazione sulla frutta da femminucce che uscì in quella discussione tra i due propietari fu leggermente offensiva a suo avviso, ma avrebbe deciso di passarci sopra visto che era solo una questione di punti di vista e lui non era decisamente il tipo da mettersi a litigare per le preferenze culinarie di una persona. Tirando un leggero sospiro, l'Etonom si sarebbe alzato dalla sedia prendendo con la mano destra la ciotola con le mele superstiti, per poi dirigersi verso il bancone e poggiare il contenitore della frutta sul bancone mentre si sedeva a due sgabelli di distanza dalla ragazzina. Una volta che si fosse messo comodo, l'uomo avrebbe detto al locandiere...

    -La frutta è anche da insetti, capo.

    Una piccola frecciata detta con un tono leggermente ironico, tanto per dire che se non fosse stato per le sue preferenze sul cibo non avrebbe ricevuto le monete che a breve gli sarebbero arrivate per l'ingordigia di pomi di quel cliente insettoide. Tuttavia, lo scarabeo non era venuto lì solo per prendere in giro il padrone di casa, ma avrebbe aspettato che quest'ultimo avesse finito di preparare l'ordinazione della ragazzina prima di chiedere a sua volta qualcosa da bere.

    -Anche del sidro è troppo femmineo o ne ha un pò?

    Certo, la frutta che aveva ingurgitato fino a quel momento gli aveva dato un pò di acqua, ma adesso preferiva prendere una bevanda vera e propria per finire decentemente un pasto: se il locandiere non avesse avuto nessuna variante del prodotto che richiedeva, allora si sarebbe limitato a chiedere un bicchiere d'acqua, ma anche lui avrebbe preferito godersi un bicchiere di alcolico leggero una volta ogni tanto.
     
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    La situazione era molto calma, sopratutto perché c'era quella dolce bambina che allietava qualsiasi animo, anche il più burbero o aggressivo. La moglie del locandiere incominciò a salire al piano superiore, si potevano udire i suoi passi sulle scale dal retro bottega, mentre il barista cercava di intrattenere la bambina trovando il bicchiere adatto e iniziando a lucidarla per farlo splendere. Sembrava che tutto andasse per il meglio in quella locanda, fino a quando non s'intromise un avventuriero a caso, che decise di immischiarsi nelle discussioni altrui. Ciò che diede più fastidio al locandiere però, non era l'intromissione alla discussione, che poteva essere il modo abituale in una locanda di fare nuove conoscenze, ma il tono ironico come per sbeffeggiarsi di lui, prenderlo in giro con aria saccente, da superiore.
    A quell'affermazione il barista arruffò i baffi, trattenendosi dall'incominciare una rissa mentre nel locale c'era una bambina innocente. Come se non bastasse, quel vagabondo chiese del sidro, continuando con la storia della femminile tirato in ballo dalla moglie, la differenza era che quest'ultima era molto in confidenza con il locandiere, lo straniero di certo no. Quello fu abbastanza per far adirare l'uomo, che questa volta non volle sapere nulla, ma comunque mantenendo una certa posizione: non era un genio, né intelligente, però nemmeno era stupido da abbassarsi a certi livelli in quel momento. Senza rispondere, dandogli semplicemente un'occhiata fugace disprezzante, prese un boccale, non lo lucidò con la pezza legata alla cintura come al suo solito, e lo riempì di sidro di mele. Quando era il momento di servirla, si voltò verso lo straniero, e con nonchalance gli versò addosso il contenuto, dritto in faccia, con l'intenzione di bagnarlo completamente con quella bevanda da lui stesso ordinato.
    -Offre la casa- disse il locandiere, mentre quei pochi che hanno assistito la scena incominciarono a ridere, facendosi beffa dell'etonom. Persino la bambina che era seduta al bancone fece una piccola risata che coprì con la mano per l'imbarazzo, perché sapeva che era maleducazione, eppure la divertì parecchio. Nel frattempo scese la moglie, con un paio di arance tra le braccia, porgendole al marito. Notò fin da subito la bambina, e come ogni donna molto materna, si avvicinò a lei, facendole i complimenti su quanto fosse una bella fanciulla, dandole una carezza sul capo, ricevendo in risposta un grazie e un sorriso compiaciuto. La donna ritornò nel retrobottega, mentre il locandiere tagliava a metà quelle arance con una mannaia, colpi secchi e decisi, prendendo le mezzene e strizzandoli a mani nude senza alcun problema, mostrando notevole forza dovuto a anni di lavori.
    -Ecco a te piccola- disse l'uomo, porgendole il bicchiere pieno di aranciata.
    -Grazie mille signore!- replicò la giovane, iniziando subito a berla con gusto, facendo capire che le arance erano belle fresche.
     
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    Bè... probabilmente se lo era meritato. Apparentemente il locandiere aveva preso male il tentativo all'ironia dell'insettoide, e come risposta gli offrì un bicchiere di sidro. Dritto in faccia. L'Etonom stava guardando il vuoto mentre aspettava la sua ordinazione, ma d'un tratto si ritrovò davanti il propietario che gli fece fare il bagno con la suddetta bevanda, causandogli un sobbalzo e facendogli scuotere un paio di volte la testa. La sopresa gli fece sbattere un paio di volte le palpebre mentre cercava di capire bene cosa gli era successo, ma a giudicare dalle grasse risate che la clientela si stava facendo era stato servito nella maniera più comica possibile, e pensandoci bene era stato un pò bastardo a rivolgersi in quel modo al padrone del locale. Eric si fece una leggera risata a sua volta, mettendo la mano sinistra sulla zona della propria fronte proprio sotto al suo corno, scuotendo leggermente la testa pensando alla propria stupidità. A proposito, aveva ancora un pò di sidro sul volto, forse sarebbe riuscito a berne almeno un goccio: lo scarabeo fece schioccare un paio di volte le sue mandibole esterne per far entrare qualche goccia nella bocca voltandosi leggermente a destra, a sinistra ed infine alzando la testa ma niente, non riuscì a far passare neanche una goccia nella parte interna della sua bocca. Un boccale interno di sidro sprecato, ed il solo pensiero fece sussurrare all'insettoide una singola frase...

    -Ti odio, Madre Natura...

    Non aveva mai desiderato tanto delle labbra in carne e senza ossa come in quel momento, probabilmente era un pò di punizione divina per aver cercato di mostrarsi spiritoso a tutti i costi. Anzi, se proprio doveva essere sincero, da quando il suo maestro era morto aveva cercato anche di mostrarsi forte ed indipendente per cercare di colmare il vuoto che l'unica persona che poteva definire come un suo "familiare" aveva lasciato con la sua morte... quella figuraccia nella locanda era solo la punta dell'iceberg delle sue gaffe. Eric chiuse gli occhi tirando un profondo respiro, cercando di ricordarsi quand'era stata l'ultima volta che non aveva cercato di darsi un pò di coraggio in ogni maniera che gli fosse concessa, forse mostrandosi un pò spaccone ed antipatico, ed onestamente non gli veniva in mente niente. La sua era una situazione di ipocrisia singolare: sapeva di non essere un grande uomo in ambo i sensi della parola, eppure per cercare di superare quelle cicatrici mentali che ancora gli davano dei problemi... fino a quel momento non aveva fatto altro che gettarci sopra della polvere per nasconderle a sè stesso. Ferite dell'anima che si riaprivano ora che era nuovamente da solo, ed anzichè andare in giro come uno stupido a pensare di sgozzare qualcuno per vendetta come quando era piccolo si chiudeva in sè stesso cercando di mostrare una facciata di forza e serenità a chi gli stava intorno. Era triste, e le sensazioni di dolore e solitudine stavano pian piano risalendo, ma si dovette trattenere dal mostrarlo in qualsiasi modo, limitandosi a respirare profondamente un paio di volte per togliersi un pò di tensione di dosso e premendo la mancina contro la zona della propria fronte. Buffo, in quel momento qualche altra persona si sarebbe vergognata a morte per l'umiliazione pubblica, ma visto che aveva ricominciato a rovinarsi lentamente come quando era scappato dal suo villaggio natale si sentiva già un buffone, e quella bevanda servita direttamente in faccia aggiungeva ben poco a quanto si sentisse veramente ridicolo. Bah, non era neanche il momento adatto per piangersi addosso in questa maniera, anche se non aveva bevuto nulla doveva ancora qualcosa al proprietario del locale.

    -Quanto veniva il mio pasto?

    Questo avrebbe chiesto al locandiere mentre tirava fuori dalla fascia che gli copriva i fianchi un sacchetto tintinnate dove teneva i suoi risparmi. Probabilmente l'uomo gli avrebbe chiesto un extra per aver fatto l'idiota, ma sinceramente Eric era pronto a quell'eventualità: aveva già in mente di dare qualche moneta in più per via del disturbo che aveva causato, anche se probabilmente era una goccia del mare per la sua idiozia attuale.
     
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    Quel gesto nei confronti dello scarabeo fu molto offensivo, sopratutto imbarazzante essendo un'azione avvenuto in pieno pubblico. Tutti ridevano, e l'insetto parve comprendere la sua posizione, senza reagire negativamente, anzi, parve accettare tale gesto come per meritarselo, una creatura dalla pelle resistente ma senza le palle. Un vero uomo avrebbe lottato per la propria superiorità, non obbligatoriamente con la forza dei pugni, ma anche un confronto verbale dimostrando superiorità intellettiva, ma nemmeno quello, accondiscendeva alla sua inferiorità e accettò il suo errore come niente, una creatura che in quel locale non stava guadagnando il rispetto di nessuno. Ci si aspettava che per lo meno dicesse al locandiere di aver errato in tale gesto, e chiedere gentilmente che gliene venisse servita un'altra, ma proprio nulla, chiesa semplicemente il conto delle mele per poi volersene di certo andare, forse per scomparire e rifiutare la gogna.
    Tirò fuori un sacco pieno di monete tintinnanti pronto a pagare, ma qualcosa lo avrebbe fermato. La bambina allungò il braccio, e volle afferrarlo per l'avambraccio, in segno di fermarsi. Rimase totalmente in silenzio, fissando l'insetto e sorridendogli felice, facendo solo capire che voleva stare in sua compagnia, che le fece colpo insomma.
    -Rimani pure signor insetto! Sai, non ho mai visto uno come te, e scommetto che sei un viaggiatore! Ti va di raccontarmi qualche tua avventura?- domandò pure la bambina, mostrando cordialità e gentilezza, interessata alla vita vagabonda del monaco, che di certo una storiella per soddisfarla doveva pur avercela. -Signor barista, può portarci a quel tavolo laggiù un bicchiere di sidro e un'altra d'aranciata?- chiese al locandiere, indicando un tavolo appartato, probabilmente per stare in pace e mantenere riservatezza con quel suo nuovo amico. -Certo piccola, saranno subito pronti- replicò l'uomo, che in risposta ricevette un -Grazie mille! Metta pure tutto sul suo conto!- tutta felice e allegra.
    Questo ovviamente, anche se l'insetto mostrava segni di andarsene, era un modo per convincerlo a rimanere. Se a quel punto l'insetto non voleva rimanere, era libero di andare, però la bambina saltò giù dallo sgabello e si avviò a quel tavolo che indicò precedentemente. Ora stava a Eric scegliere cosa fare: andarsene pagando il conto, oppure rimanere e raccontare qualche avventura alla bambina?
     
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    Di offese ne aveva subite tante nella sua vita. Un pò di sidro in faccia? I bambini del suo villaggio gli lanciavano addosso delle pietre e lo insultavano in tutte le salse, quello non era niente in confronto. Perchè si doveva difendere o riscattare quando si sentiva già col morale due o tre metri sottoterra? Sarebbe stato come un cane senza denti che abbaiava alla prima persona che gli capitava a tiro, avrebbe solo cercato di mostrarsi più grande di quel che era, altro che mostrare superiorità! Tanto valeva andarsene, era proprio una pecora nera piena di malinconia in mezzo a quella gente che si divertiva, ma ad un tratto qualcosa -anzi, qualcuno- toccò il suo avambraccio sinistro con delicatezza come per intimargli di fermarsi dal prendere il denaro. Inizialmente Eric non riusciva a capire chi potesse essere, ma spostando lo sguardo verso la propria sinistra potè vedere che era la ragazzina bionda di prima, scoperta che lo fece sobbalzare leggermente dalla sorpresa, ma rimase ancora più sorpreso dall'improvvisa gentilezza con cui venne invitato ad un tavolo lì vicino da quella piccola umana per fungere da cantastorie, anche se alla fine sembrava che doveva essere proprio l'insettoide a dover pagare sia per un nuovo bicchiere di sidro che per una nuova aranciata per quella biondina. La cosa più assurda era la nonchalance, l'allegria con cui aveva tirato fuori quelle cose, comportamento che poteva significare che era una persona fin troppo innocente e leggermente impulsiva come qualcuno di sua conoscenza, oppure era un diavoletto travestito da ragazzina che voleva qualcosa da bere a spese degli altri. In ogni caso, lo scarabeo fu sinceramente tentato dal mandare tutto al diavolo ed uscire il più rapidamente possibile visto il suo umore, bel faccino o meno, ma... se proprio doveva essere sincero, non se la sentiva di tornare in quella spirale di tristezza in cui si era chiuso già un paio di volte nella sua vita, ci aveva già passato fin troppo tempo per i suoi gusti. Le cose non cambiano se te ne stai a roderti il fegato con pensieri negativi, quindi si sarebbe lentamente alzato e sarebbe andato verso il tavolo dove la biondina si era diretta, ed una volta che entrambi si fossero seduto avrebbe detto...

    -Ti ringrazio della gentilezza, ma non sono sicuro che le mie storie siano così interessanti, è da poco che viaggio.

    Doveva essere un pò sincero. Solo perchè quella ragazza era ancora molto giovane non aveva il diritto di approfittare di qualsiasi tipo di gentilezza mostrata nei suoi confronti tirando fuori delle storie a caso. Non era quel tipo di uomo, e mai lo sarebbe stato. Poteva raccontarle qualche aneddoto delle sue poche missioni e lavori, non erano niente di entusiasmante, ma aveva già incontrato persone di vario genere e forse poteva tirare fuori qualche storia divertente se si impegnava. Onestamente non sapeva come iniziare quella discussione, ma a meno che la ragazza non gli avesse fatto una qualche domanda specifica si sarebbe limitato a presentarsi per il momento.

    -... Mi chiamo Eric Nastos, monaco.

    Non poteva certo venire chiamato "signor insetto" per sempre, giusto?
     
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    A quanto pare, il suo charme da ragazzina piccola, dagli occhi dolci e il sorriso penetrante, riuscirono a far breccia sotto quell'armatura resistente e coriacea, convincendolo a rimanere, e anzi, a raccontare delle storie. La giovane si sedette al tavolo, venendo seguita dall'insettoide, quando quest'ultimo affermò di non avere alcuna storia da raccontare perché viaggiava da poco, che sciocchezza, anche semplicemente narrare la propria gioventù è interessante e un'avventura. Come prima cosa, educato come sempre, disse di chiamarsi Eric Nastos, e che era un monaco, come faceva dunque a non avere nulla da raccontare alla giovane bambina?
    -Io sono Ivy! Lieto di conoscerla signor insetto!-
    Replicò la bambina tutta arzilla e allegra, continuando a chiamarlo con un appellativo pur conoscendo il suo nome.
    -C'è sempre qualcosa da raccontare, anche se si viaggia da poco! Avrai sicuramente conosciuto qualcuno di interessante o affrontato qualche avventura straordinaria in questo poco tempo che viaggi!-
    Incitò la ragazzina a Eric, desiderosa come non mai a sentire una bella storia. L'etonom avrebbe dovuto inventarsi qualcosa, pensare a un modo di trovare una storia, magari inventarla, non poteva mica deluderla e lasciarla lì a bocca asciutta, sopratutto ora che stavano per arrivare le loro ordinazioni. A portare le bevande, la moglie del locandiere, che sorrise alla bambina e offrì gentilmente il sidro all'insetto, ricevendo un grazie da parte della ragazzina e tornando nel retrobottega.
     
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    Perfetto, adesso si sarebbe beccato quell'appellativo per sempre apparentemente. Nonostante si fosse presentato con nome, cognome ed occupazione, la piccola Ivy -così si era presentata- sembrava decisa a volerlo chiamare "signor insetto"... forse le piaceva come soprannome, ed a quel punto ci poteva fare poco o niente. Oltre a presentarsi, intanto, la ragazzina cercò di spronarlo a raccontare qualcosa, qualsiasi cosa che potesse essere anche solo minimamente interessante. Facile a dirsi, le uniche cose che aveva fatto di recente erano state una caccia ai parassiti ed una raccolta di frutta con un vecchietto molto arzillo, e doveva proprio metterci dell'impegno per poter tirare fuori qualcosa di interessante, anche se aveva incontrato delle persone originali le circostanze in cui le aveva conosciute erano tutt'altro che emozionanti ad eccezzione di un certo individuo. Mentre pensava a queste cose arrivarono le loro bevande, un bicchiere di aranciata per la giovane umana ed una bottiglia di sido e bicchiere vuoto per l'insettoide. Per un attimo nella mente di Eric balzò il pensiero che il proprietario avrebbe volentieri sputato in quel bicchiere, ma decise lo stesso di fidarsi, ringraziando la moglie del locandiere e sperando nel buon cuore del marito. Lo scarabeo versò lentamente un pò di sidro nel suo bicchiere, per poi dire...

    -Avventure straordinarie... l'unica vera avventura che ho mai avuto è stata la mia crescita, però...

    Sì, ora che ci pensava aveva fatto qualcosa che poteva essere collegato a qualcosa che aveva fatto giusto poco tempo addietro. Era una curiosa coincidenza che Ivy stesse bevendo proprio un succo di arancia, quindi l'Etonom avrebbe cercato di usare quella bevanda come base per iniziare a parlare.

    -... Penso che dovrai ringraziarmi per almeno uno dei futuri succhi di arancia che berrai, sai?

    Terminata questa affermazione Eric avrebbe appoggiato la bottiglia di sidro sul tavolo visto che il bicchiere era quasi pieno, e dopo una possibile domanda della ragazzina o meno avrebbe ripreso a parlare, spiegando in breve la sua passata esperienza con le arance. Certo, non poteva dire tutto in un colpo, altrimenti non avrebbe avuto nient'altro da raccontare, ma avrebbe iniziato a dire qualcosa a riguardo.

    -Qualche giorno fà ho dovuto raccogliere tanti di quei frutti che ormai credo di poter dire ad occhio se sono maturi o meno... è anche per quello che oggi sto facendo incetta di mele e sidro.

    Ed ecco il problema principale della giornata: bere. Una volta terminata la frase, l'insettoide avrebbe cominciato a fissare il suo bicchiere, cercando di pensare magari ad un metodo con cui mandare giù quel bicchiere senza sembrare un selvaggio, ma non aveva molte alternative visto che era sprovvisto di guance e labbra fatte di muscoli. Tirando un leggero sospiro, lo scarabeo avrebbe aperto del tutto le sue mandibole esterne, rivelando la fila di denti nascosta dietro ad esse, per poi alzare la testa e far scivolare tra le sue fauci spalancate il contenuto del suo bicchiere. Una volta svuotato del suo contenuto, Eric avrebbe appoggiato il contenitore di vetro sul tavolo ed avrebbe fatto scattare le proprie mandibole a mò di trappola per orsi, che era il suo equivalente di far schioccare le labbra. Un leggero singhiozzo, ed infine l'insetto avrebbe detto alla sua giovane interlocutrice...

    -... Scusa, è l'unico modo in cui riesco a bere.

    Almeno un pizzico di bon ton ci voleva...
     
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    La bambina era lì, nella presenza di un monaco girovago, e si attendeva avventure di qualsiasi tipo. L'uomo incominciò a prendere spunto dalla sua aranciata, dicendo di aver fatto una missione che implicava il doverne raccogliere un bel po' maturi per un contadino. La giovane rimaneva seduta, con i gomiti sul tavolo mentre con i palmi delle mani reggersi il mento, fissando in modo maleducato ma incredibilmente attenta e interessata l'insettoide mentre raccontava. Ricevette una storia, e parve essere leggermente soddisfatta, ma per l'appunto, si aspettava qualche storia più incredibile, persino lei che è tanto giovane ha avuto un anno piuttosto movimentata e tante storie da narrate che di una semplice raccolta di arance. Eric poi, volle bere un bicchiere di sidro, mostrando una peculiarità della sua specie, chiedendo scusa alla giovane per il suo modo "rozzo" di deglutire le sostanze liquide.
    -Non ti preoccupare, io vivo con gli animali, sono abituato a vedere cose anche peggiori, spesso li faccio pure io per sentirmi più vicina a loro, ed è divertente!-
    Disse la giovane, raccontando anche lei un breve aneddoto della sua vita, quella di una bambina che vive completamente da sola, con la compagnia delle bestie più selvagge in circolazione. Non le dispiaceva di certo quella vita, anzi, nel dirlo all'uomo pareva estasiata da quel modo di vivere, cosa che moltissimi non capirebbero, né apprezzerebbero minimamente dopo un giorno. Però si, alla fine raccogliere arance non era un granché di avventura, tutti son bravi a fare un lavoro di quella portata in quel periodo, erano le grandi battaglie le cose più belle e interessanti.
    -Raccogliere frutta è noioso. Sicuro di non aver fatto nulla di avventuroso signor insetto? Mi deludi!-
    Aggiunse la ragazzina, che decise di dirglielo schietto in faccia la sua delusione nei confronti dell'uomo, che avendo l'età in più si ipotizzasse più esperienza nella vita e di tante storie da narrare, probabilmente avrebbe dovuto abbandonare la locanda a cercare un bardo per farsi narrare qualcosa di più coinvolgente e interessante.
     
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    Buffo come loro due sembravano due opposti. Lei affascinata dalla vita "inumana" che le razze ibride vivevano, dalle abitudini inusuali che chi era per anche solo in parte animale possedeva, mentre Eric avrebbe desiderato diventare più umano in ciò che faceva, cercare di inserirsi in mezzo alla razza a cui apparteneva il suo maestro. Bè, certo, ognuno era affascinato da cose diverse, ma quello era uno di quei rari casi in cui aveva quasi la certezza che se le loro razze fossero state invertite sarebbero stati entrambi più contenti... solo in apparenza probabilmente, ma stava divagando. Apparentemente la sua interlocutrice, oltre che a vivere a contatto con gli animali, trovava la sua impresa delle arance ben poco entusiasmante. Forse non aveva in mente le dimensioni degli alberi su cui si era dovuto arrampicare come lo scarabeo qual'era, ma arrivato a quel punto doveva pensare a qualcosa di più interessante da raccontare...

    -Bè, una volta ho rischiato di fare un incontro di lotta libera con un'orsa, e da piccolo ho fatto il brigante in erba...

    Stava praticamente pensando ad alta voce, ma l'ultimo argomento gli fece venire in mente qualcosa che poteva condividere con la sua giovane interlocutrice, quindi avrebbe approfondito a voce leggermente sommessa quell'ultima parte del suo discorso.

    -Mi sembra impossibile che se non fosse stato per quei giorni passati a derubare passanti con un coltello oggi non sarei l'uomo che sono.

    Ironia della sorte, era così: se non avesse mai iniziato ad "allenarsi" per diventare un tagliagole professionista, non avrebbe mai incontrato Tadao, non avrebbe mai capito quanto fosse infantile la sua vendetta... e molto probabilmente non avrebbe mai sofferto tanto quella mattina. Quante cose erano successe in quei diciassette anni, eppure tutto sembrava essere passato in un battito di ciglia, quasi come se fosse stato un sogno prima di quell'incubo che era quella vita solitaria. Stava davvero iniziando a ripetersi, ma rimaneva il fatto che adesso aveva in mente un buon argomento per intrattenere quella ragazzina, sperando che si accontentasse dei suoi piccoli aneddoti di vita. Indi per cui, l'insettoide avrebbe fatto tintinnare un paio di volte la mano destra corazzata sul bicchiere, per poi chiedere...

    -... Hai mai incontrato una persona così fuori dal comune da sembrare uscita da una storia di fantasia, Ivy?

    Non sapeva fino a quanto l'interesse della giovane umana si sarebbe acceso da quell'affermazione, ma quello era di sicuro il racconto più incredibile che conosceva, la storia di un vecchio monaco che si prese cura di un piccolo insettoide e lo fece diventare un combattente ed un uomo pronto ad affrontare il mondo esterno senza l'ira che lo aveva fatto scappare di casa.
     
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