Il lupo perde la pazienza

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    Probabilmente stava viaggiando per mare più di un giovane corsaro con tutte quelle missioni in luoghi a lui estranei, ma doveva pur sempre guadagnarsi da vivere. Questa volta almeno non aveva dovuto rischiare di disturbare nessun Sahagin, visto che la sua destinazione si trovava a metà tra Zhabor e Guaremma: non si era mai avvicinato troppo al mare visto che non era un nuotatore esperto, ma per certi luoghi valeva la pena di avventurarsi in alto mare con una barca modesta per raggiungere l'arcipelago Trilava. Più precisamente il suo lavoro si svolgeva a Katoa, l'isola più grande e più vicina a Dassia di quel quartetto di origine vulcanica, ed era davvero un posto fantastico. Il panorama dato dalla natura quasi del tutto incontaminata e quel grande vulcano inattivo posto proprio al centro di quella macchia di terra era sinceramente mozzafiato, e per un attimo l'insettoide sentì una strana sensazione di fascino causata dalla maestosità di quella vista... un attimo che venne interrotto quando la chiglia della piccola nave su cui si era imbarcato cozzò leggermente con il fondale, causandogli quasi di cascare come un perfetto idiota nell'acqua bassa.
    Era ora di sbarcare, ma non c'erano modi per raggiungere la terraferma senza bagnarsi un pò, quindi una volta sceso dal suo messo di trasporto che sarebbe ripartito a breve, l'insetto avrebbe avanzato nel bagnasciuga a "piedi nudi" -il che significava senza le solite bende sulle zampe- fino a raggiungere la spiaggia; ne era uscito coi pantaloni bagnati alla base ma era inevitabile. Prima di continuare il suo cammino verso il piccolo villaggio dove si trovava il suo committente, Eric avrebbe inspirato profondamente quell'aria piena di salsedine, ed al momento dell'espiro avrebbe ripreso la sua marcia. Fortunatamente, si era fatto portare in una caletta molto vicina al suo punto di redenzvous con il committente ed il suo collega del giorno, ed una volta arrivato a destinazione lo scarabeo riuscì a vedere come quell'insediamento fosse davvero piccolo: poco più di tre o quattro capanne in croce sul punto di confine tra la terra ed la sabbia era difficilmente quello che lui chiamava un villaggio. Tuttavia, il vero problema non era tanto la grandezza di quel posto, quanto il fatto che l'uomo era leggermente scettico sull'esattezza di quel punto d'incontro: da quanto ne sapeva, doveva cacciare dei Lupi Giganti in fuga, una razza di animali originariamente selvaggi allevati per essere delle fonti di cibo e pellicce che sembravano voler scappare al macello molto spesso, ma pensava che vista la reputazione dei materiali ricavati da quelle creature ci sarebbe stato qualcosa di più... come dire, imponente? Bè, mai giudicare il libro dalla copertina, forse il proprietario era semplicemente modesto e spendeva i suoi soldi per occuparsi di quelle bestie. In ogni caso, alzando leggermente le spalle, l'Etonom si sarebbe avvicinato al piccolo insediamento per incontrare finalmente il suo cliente.
     
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  2. Yami_93
     
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    Era vicino casa, più del solito. L'aveva vista di sfuggita, Erat, con le sue coste rocciose, circondata da quel mare cristallino.
    Katoa, seppur così vicina, era molto diversa dal suo luogo natio; principale causa della diversità erano proprio le ingenti dimensioni dell'isola, che ospitava una più disomogenea quantità di persone. Lì sembrava tutti avessero volti diversi, storie diverse, origini diverse.
    Ad Erat, lì vicino, tutto le sembrava monotono. O forse era semplicemente l'esser cresciuta in un palazzo che le forniva un così triste ricordo di quel posto.
    Eppure, non provava nostalgia.
    L'acqua gelida scacciò i pensieri sul suo luogo d'origine. Difatti, la piccola imbarcazione di un gentil uomo allontanatosi dalla costa per le sue attività di pesca si fermò a pochi metri dalla costa. L'anzian uomo le spiegò che era impossibile per lui avvicinarsi in oltranza per la presenza di scogli appuntiti, e che era dunque necessario procedere camminando nella bassa acqua.
    Congedò l'uomo, poi afferrò la parte finale del vestito per farne un nodo, lasciando che il vestito le arrivasse fin sopra le ginocchia. Tolse le scarpe, mantenendole delicatamente con la mano destra, prese il suo violino e lasciò che il piede scivolasse nell'acqua.
    Arrivò al luogo dove era destinato l'incontro, sperando di non esser troppo in ritardo rispetto all'orario concordato.
    Vi trovò un Etonom, che solitario era visibilmente in attesa di qualcosa. Il suo sguardo curioso percorreva i dettagli del corpo dell'individuo, dal corno alle mani, ai piedi coperti da bende.
    Le violacee labbra si aprirono in un delicato sorriso, mentre sciolse il nodo per far sì che le pallide gambe venissero coperte dal lungo vestito nero, mentre si avvicinava a passo lento, lasciando che la differenza d'altezza tra i due si facesse sempre più visibile.
    Non sapeva, tuttavia, se quell'individuo fosse effettivamente il suo compagno o il suo committente, o un semplice passante in quel luogo -ultima possibilità considerata.
    Si limitò dunque a porgli un cordiale sorriso, mentre i suoi grandi occhi grigi continuavano a fissarlo con interesse, un gesto cortese verso un estraneo, d'obbligo per un potenziale compagno.
     
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    L'isola era veramente splendida alla vista, un luogo che raramente si poteva visitare per lavoro, eppure anche lì c'erano insediamenti villici che necessitavano di soccorso. In quella giornata specifica, un povero allevatore di Lupi Giganti, si è ritrovato una mattina con la mandria fuggita, non sapendo più come fare a recuperarli, considerando che sono bestie preziose per il suo mercato. Attendeva seduto sui bordi dell'insediamento, su una dura roccia, osservando l'avvicinarsi di due individui, stranieri a quelle terre, e non era frequente il turismo, non in quel modo solitario per lo meno. L'uomo subito capì che l'insettoide era un guerriero, probabilmente lì per la missione, mentre l'elegante fanciulla che si presentò non mostrava particolari segni di capacità di combattimento.
    Appena l'insetto dunque si avvicinò, si alzò si scatto, sistemandosi quegli stracci che indossava, per avere un'aria più sistemata. Indossava un paio di pantaloni semplici bruni legati alla vita con un laccio, lasciandogli scoperte le caviglie, mentre indossava delle sorte di ciabatte dalla suola molto logora. Una camicia bianca che ormai sembrava color panna, un gilè di seconda mano grigia e un berretto molto vecchio, il tutto accompagnato dai suoi corti capelli neri, sopracciglia folte, barba senza baffi e occhi bruni. Si avvicinò all'etonom, porgendogli subito la mano fiducioso che quello fosse il mercenario per la sua missione, ignorando la ragazza, che se era lì per il medesimo motivo, poteva avvicinarsi e giungersi al compagno.
    -Lei è uno dei mercenari che ha accettato la mia missione vero? Ho atteso a lungo il vostro arrivo signore-
    Disse l'uomo, utilizzando un linguaggio molto cortese ed educato per essere un comune contadino, però si sentiva dalla voce profonda e rauca che non era il suo solito parlare. Avrebbe stretto la mano dell'insetto se quest'ultimo accettava il segno di conoscenza, mentre con lo sguardo avrebbe osservato la ragazza più in là, per vedere se si avvicinava sentendo che era il mittente della missione, in quel caso, avrebbe tolto il berretto e fatto un leggero inchino veloce.
    -Purtroppo i figli dei miei vicini mi hanno tirato uno scherzo, aprendo il recinto dei miei Lupi Giganti, che durante la notte sono fuggiti! Sono riuscito a recuperarne quattro da solo, ma gli altri si sono allontanati troppo e sono molto più veloci del normale.-
    Avrebbe spiegato l'uomo a entrambi i mercenari, mostrando chiaramente un leggero senso di panico nella sua voce, molto preoccupato per la sorte del suo mercato. Successivamente, avrebbe fatto loro cenno di seguirlo, mentre li portava dietro al sasso dov'era seduto ad attenderli, dove c'era un grosso carro e un bel cavallo nero molto possente e maestoso per la grandezza. Nel retro del carro c'erano dei collari su cui erano incise delle rune magiche, il contadino ne avrebbe preso uno, voltandosi verso i mercenari per mostrarli.
    -Questi collari sono magici, una volta che una bestia li indossa, questi perdono le forze e cadono a terra svenuti. Ho bisogno che voi inseguiate le bestie e fate indossare loro questi collari, in modo che poi io, che vi seguirò con la carrozza, possa prenderli e caricarli sul carro. I Lupi Giganti mancanti all'appello sono 6, e sono numerati con numeri dall'1 al 7, 3 escluso.-
    Spiegò l'uomo, facendo capire bene la missione. In pratica, i mercenari avrebbero dovuto prendere quei collari, e con la loro agilità e forza inseguire e bloccare gli animali, per poi far loro indossare il collare. L'uomo gli avrebbe inseguiti per montare le bestie sul carro, e notando le sue braccia pompate e la sua altezza intorno al metro e novantacinque, di sicuro era capace di reggere il peso dei lupi. Indicò loro la direzione nel quale i lupi erano andati, dei colli in lontananza a fianco del vulcano, all'orizzonte si potevano già scorgere due sagome che si allontanavano. Avrebbe atteso che erano pronti, per poi inseguirli con la carrozza mentre loro si avviavano in quella direzione, pronti alla caccia. Fu spiegato loro che gli animali dovevano essere preferibilmente vivi, se morivano poteva comunque ottenere materiale di valore, ma sperava nella soluzione migliore.
     
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    Ultimamente qualcosa sembrava voler stuzzicare la sua poca dimistichezza col gentil sesso, contando che era già la seconda o terza missione di fila che gli capitava di avere a che fare con una bella donna. Questa volta si trattava di una ragazza dalla pelle pallida ed un vestito nero, forse la sua collega per la missione attuale visto che gli avevano detto che quel lavoro era stato accettato da un'altra persona, e personalmente trovava poco probabile trovare una persona così ben vestita nel bel mezzo di un'isola così fuori porta. In ogni caso, Eric non sapeva proprio come rispondere a quel sorriso che gli veniva rivolto da quelle labbra col rossetto violaceo, specialmente visto che non aveva le possibilità fisiche per ricambiarla e non riusciva a guardarla negli occhi: l'insettoide aveva abbassato lo sguardo con imbarazzo e si era messo la mancina sulle placche di esoscheletro del collo, era decisamente un pò a disagio per via dello sguardo di quegli occhi azzurrini su di sè, ma prima che la situazione potesse diventare ancora più imbarazzante arrivò il loro committente. Si rivolse unicamente all'Etonom, tendendogli la mano e presentandosi come l'allevatore a cui erano scappati i lupi, senza quasi degnare di uno sguardo la ragazza poco lontano da loro... lo scarabeo avrebbe voluto dire qualcosa a riguardo, ma aveva un rospo in gola e le parole gli uscivano a fatica, quindi per il momento si sarebbe limitato a ricambiare la cortesia del suo datore di lavoro stringendogli la mano ed annuendo leggermente. L'uomo, vestito nella tipica maniera popolana, spiegò come dei ragazzini gli avessero fatto uno scherzo di cattivo gusto, liberando le sue bestie per gioco durante la notte, ed al momento ne mancavano sei all'appello. Va bene che in un'isola fuori porta non c'erano grandi svaghi, ma quello era proprio un colpo basso anche per dei mocciosi... non che avesse fatto di meglio quando era piccolo, purtroppo. Comunque, il loro mittente fece segno di seguirlo per continuare la sua spiegazione, cosa per cui l'insettoide avrebbe aspettato la sua collega del gentil sesso, ed una volta arrivati gli vennero mostrati dei collari con incise alcune iscrizioni, apparentemente degli oggetti magici che consentivano di togliere le energie alle creature a cui veniva messo. Allo scarabeo venne un leggero brivido al solo pensiero di cosa sarebbe successo se una cosa del genere fosse stato usato su una persona, ma oltre a quello gli scappò una singola affermazione detta con un filo di voce...

    -Non c'è mai niente di facile, eh...?

    Doveva ammetterlo, sperava di poter evitare grosse complicazioni in un lavoro del genere, ma apparentemente tutto aveva preso una piega per il difficile. Non sapeva fino a che punto sarebbe riuscito ad atterrare ed a trattenere dei grossi lupi senza fare troppi danni, specialmente se doveva anche infilargli addosso dei collari restrittivi come quelli, aveva solo da sperare che non li trovassero in gruppi da più di due individui, altrimenti le cose si sarebbero fatte davvero complicate visto che i numeri non sarebbero stati dalla loro parte. Purtroppo era più abile con i metodi per mettere fuori combattimento permanentemente una persona che con ciò che è efficace per mettere a nanna un canide, ma si sarebbe dovuto accontentare. Intanto, Eric si rese conto che non si era ancora presentato alla sua compagna di lavoro, quindi avrebbe deglutito e si sarebbe voltato verso la giovane donna porgendole la propria mano e dicendo il suo nome.

    -... Eric Nastos.

    Non era un granchè come presentazione, ne era conscio, ma era imbarazzato da morire. Non era neanche sicuro se a quella ragazza facesse piacere stringere una mano ricoperta da un freddo guanto corazzato, quindi avrebbe cercato di rimediare con quel poco di galateo che conosceva nel caso la mora avesse deciso di ricambiare quel gesto, chinandosi in modo da sfiorare con le sue mandibole esterne -ossia quelle che nella sua fisionomia erano labbra- la mano della donzella. Quello era uno dei pochi gesti galanti umani che conosceva, ma non era neanche sicuro di averlo fatto poi così bene, si sentiva impacciato come non mai in quel momento, ogni tentativo che faceva per tirarsi fuori da quelle sue difficoltà con le donne lo facevano sentire goffo e ridicolo come un insetto che si dibatteva con la pancia all'aria. In qualsiasi modo fosse andato quel tentativo di dimostrarsi gentile, l'insettoide avrebbe preso tre di quei collari con le rune e se li sarebbe infilati sul lato destro della fascia che gli cingeva i fianchi, in modo da averli a portata di mano senza che gli impedissero i movimenti. Avrebbe iniziato a muoversi nella direzione che gli era stata indicata dal loro committente non appena la sua collega fosse stata pronta, era il momento di iniziare quel lavoro...
     
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  5. Yami_93
     
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    Lo vide arrivare poco dopo il committente, un umile allevatore di lupi giganti, dopo essersi riordinato alla meglio. Si rivolse dapprima, esclusivamente a quello che, evidentemente, sarebbe stato il suo compagno, per poi accoglierla cordialmente non appena si fosse avvicinata ai due. A quel fuggevole inchino, Lilith rispose con un un cenno di capo, per poi ascoltare in silenzio l'uomo bruno entrare nei dettagli rilevanti della missione. Opera dei figli di vicini, spiegò, che avevano causato il danno che ora affliggeva i pensieri del pover uomo, il quale aveva recuperato solo quattro lupi giganti. Si chiedeva se fossero stati puniti: quando lei era piccina, mai una simil cosa le sarebbe stata permessa. Ma i genitori col passare del tempo avevano cominciato a prendere una strana piega, a giustificare ad ogni costo la propria prole, come se ultimamente partorissero solo dei, esseri perfetti privi di errori. Stolti, stolti genitori.
    Fissò i collari, arricciando il naso: non le si presentava un'impresa facile, mentre all'orizzonte gli animali fuggitivi si godevano la libertà guadagnata. Il pensiero fu evidentemente condiviso anche dal suo compagno, che lo espresse in un secco sussurro. Lo stesso poi, resosi conto di non essersi presentato, si voltò verso di lei, dicendo il suo nome e porgendole la mano.
    Per alcuni istanti, Lilith si mostrò titubante. Fissava la mano di Eric con sguardo estremamente curioso, di una bambina che guardava qualcosa per la prima volta, ma poi lasciò che gli occhi si stendessero serenamente sul volto e afferrò la mano delicatamente, quasi con paura di ferirlo, percependo appena il freddo grazie ai guanti.
    -Può chiamarmi Lilith, signor Nastos- affermò, accennando ad un inchino mentre le fredde mani le sfioravano il guanto. Cercò di mostrarsi quanto più cordiale, sperando di instaurare una pacifica collaborazione con quello che sarebbe stato il suo momentaneo compagno.
    Emulandolo poi, Lilith avrebbe preso i restanti collari, lasciando che scorressero lungo il braccio, per poi seguirlo nella direzione indicata dal committente. Aveva la sensazione che quel lavoro avrebbe portato via un bel po' di tempo.
     
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    I due mercenari si presentarono, il che era positivo per l'allevatore, che considerava il lavoro di squadra e l'intesa una parte fondamentale di ogni lavoro, qualsiasi essa sia. Notò che presero i collari, iniziando a incamminarsi verso la direzione da lui indicata, non gli restava altro che seguirli con il carro, trainato da un fedelissimo cavallo dal manto bruno molto calmo e tranquillo. Le loro scelte per incominciare il lavoro erano molteplici: di fronte a loro, proseguendo sempre dritti, sarebbero finiti sulla cima di un colle, sul quale vi era il primo lupo, quello più vicino, probabilmente l'ideale per incominciare il lavoro.
    Giunti sulla collina, potevano scorgere in lontananza anche gli altri lupi. Uno era ben accovacciato sul pendio del vulcano, su una massiccia roccia come un regale che si riposava godendosi il sole, un altro invece correva allegramente per la pianura che c'era dietro a quel colle. Oltre al lupo sulla collina, ce ne sarebbe stato un altro vicino, al fianco del colle, che inseguiva la propria coda allegro e spensierato, godendosi tutta quella libertà concessa. Gli altri due invece, stavano camminando vicini ma non insieme, entrambi diretti verso la foresta, un campo di battaglia ben più ristretto e chiuso, che dava i suoi vantaggi come svantaggi.
    Presumendo che mirassero al lupo più vicino, quello sulla cima del colle, esso stava semplicemente fermo a fissare l'orizzonte teso sulle quattro zampe, come fosse vigile, e ammirasse il paesaggio. Se si avvicinavano, si sarebbe limitato a voltare la testa e osservarli tranquillo, per poi dopo qualche secondo tornare a guardare l'orizzonte, si vedeva che erano bestie allevate in cattività in condizioni ideali, perché erano calmi e tranquilli, e seppur fossero liberi da un bel po' di ore, ancora erano vicine alla zona dove crebbero. Per certi punti di vista, la loro calma li avrebbe aiutati a raggiungerli e avvicinarsi, ma sicuramente avrebbero reagito nel momento in cui qualcuno avrebbe osato assalirli per metterli quei collari malefici.
     
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    Apparentemente la sua collega si chiamava Lilith, un nome che era solo minimamente familiare allo scarabeo, ma che comunque aveva un bel suono. Alla presentazione della giovane donna, l'insetto avrebbe detto solo un'ultima cosa.

    -... Puoi chiamarmi Eric.

    Se lui poteva chiamarla per nome, non c'era un motivo per cui anche lei non poteva fare lo stesso con l'insettoide, imbarazzo o meno. Dopo quella piccola presentazione di rito, entrambi si prepararono per la loro missione prendendo i collari che gli erano stati dati un dotazione e si diressero verso la direzione che gli era stata indicata, finchè non raggiunsero un colle dove si potevano vedere i vari lupi che dovevano catturare: uno era solitario in cima al colle, un'altro si stava inseguendo la coda ed altri due se ne andavano verso una boscaglia. Gli sembrava di vedere altre tre sagome lupine oltre quella piccola altura, ma per ora l'attenzione dello scarabeo era verso quel lupo che sembrava agire quasi come una vedetta, forse quello più facile da poter catturare in quanto gli altri sembravano troppo occupati a fare qualsiasi altra cosa stessero facendo. Sperava sinceramente che la sua supposizione sul ruolo di quell'animale fosse errata, e che fosse essere un buon punto da cui cominciare. Tanto per essere sicuro, avrebbe anche chiesto un pò di aiuto da parte della sua compare, dicendole semplicemente...

    -... Coprimi.

    Una volta sibilata questa parola tra le mandibole esterne, l'uomo avrebbe cercato di avvicinarsi lentamente al lupo in cima al colle, tenendo le braccia lungo i suoi fianchi per non sembrare troppo minaccioso e tenendo d'occhio le sue azioni, non voleva mica venire preso di sorpresa mentre LUI cercava di prendere alla sprovvista il suo attuale bersaglio! Onestamente non contava molto sulla carenza di istinto di sopravvivenza di quell'animale, specialmente visto che era più che conscio di non essere la figura più rassicurante da vedere in avvicinamento, ma tanto valeva provarci. Al momento l'Etonom era solo intenzionato a sondare il terreno per vedere se poteva riuscire a placcare la bestia in un secondo momento, non era il tipo da lanciarsi contro una bestia a braccia aperte per cercare di immobilizzarla; avrebbe aspettato di vedere la reazione del lupo per vedere se potevano iniziare quel lavoro con le buone o se dovevano subito darci sotto con le cattive... ed almeno questa volta i suoi bersagli non gli sarebbero saltati addosso da un soffitto.

    CITAZIONE
    Eric Nastos
    Condizioni Fisiche: Illeso
    Vitalità: 100%
    Condizioni Mentali: Sul chi vive, attento alle azioni del lupo
    MP: 20/20

    Equipaggiamento:
    -Unguis- Un guanto formato da placche di acciaio basato sulla vera mano di Eric, formato da una base di pelle conciata, la superficie di questo oggetto e le "dita" sono ricoperte da lastre del suddetto metallo abbastanza robuste da poter competere con una piccola corazza e sono appuntite sulla zona della punta delle dita. Progettata, quindi, per essere una sorta di arma offensiva e difensiva allo stesso tempo, è anche dotata di alcune piccole placche tra il pollice e l'indice, così da consentire all'insettoide di bloccare lame di spade nel suo pugno. Si trova praticamente sempre ben salda e stretta sulla mano destra di Rick, sopra alla fine della "manica" posta sul suo braccio destro ed è molto dura da sfilare.

    Abilità:
    -Dynastes [Abilità di razza "Sollevatore"]- Eric ha un naturale bonus del +5% sulla forza fisica grazie alla sua natura ibrida di insetto, rendendolo forte quanto altre razze umanoidi fisicamente più possenti di lui.
     
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