Acquolina

Querno Varro Domo

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    Tixend, per chi si ricorda ancora

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    Quando comunicarono a Querno la locazione della Missione, egli rimase piacevolmente stupito, sicuro del fatto che i suoi superiori lo avessero notato e quindi inviato per svolgere un compito particolare - come un'ambasceria di Devrac a Noctura, o un rendiconto degli spostamenti dell'Impero in territorio neutrale -. - Ora sì che ragioniamo! - pensava contento il nano, con un'espressione trionfante stampata sul volto, infuocata di fierezza e orgoglio.
    Quando poi gli comunicarono il compito da svolgere... rimase parecchio deluso ed interdetto.
    Possibile mai che lo facessero viaggiare tanto per fare da guardiano a delle pecore? Si ripeteva, perplesso e con mano tremante di delusione. - Va bene che si tratta di Cottoncare, ma sono pur sempre... pecore! - sbottò più di una volta.
    Alla fine accettò, non senza qualche remora, poiché si trattava pur sempre di un servizio reso alla sua adorata Devrac, anche se al momento non sembrava così.
    Si mise così in viaggio alla volta di Zhabor e della sua pianura del Nord, salendo sulla barca che avrebbe fatto scalo in un porticello anonimo di proprietà dei Ribelli.
    Era la terza volta che si imbarcava, anche se mai prima d'ora aveva compiuto un viaggio così lungo e da solo. La prima volta e la seconda risalivano al tempo in cui doveva affrontare la prima parte dell'addestramento da Paladino, insieme ad un folto gruppo di reclute molto eterogeneo.
    Gli sovvenne alla mente come alcuni di loro soffrivano il mare e stavano tutto il tempo sul ponte, un Centauro che non sopportava il fatto di restare in cambusa e come invece altri ne uscivano quasi ristorati, come un simpatico Tacians-Balenottera. Lui, invece, soffriva e si tormentava più per il fatto di stare di galleggiare su una superficie liquida in una piattaforma instabile, qual'era tutta la nave. Un fastidio, aveva sentito dire, molto comune nei Nani che avevano passato la vita in miniera o comunque sulla terraferma.
    Ora, quel suo assillo non aveva accennato ad attenuarsi, tanto più che era solo ed in una nave di più piccole dimensioni.
    Fortunatamente il viaggio durò tre giorni, in cui stette per la maggior parte del tempo nella camera a lui destinata, sbottando e maledicendo le pecore Cottoncare, tutti i loro predatori, il viaggio, la nave e l'Oceano Mastral.
    Non appena arrivato, all'alba del quarto giorno, fece di tutto per partire al più presto dalla città portuale e mettersi in cammino verso il suo obiettivo, ringraziando di stare sulla terraferma e di usare di nuovo appieno i piedi.
    Camminò per due ore buone per verdi e soleggiate collinette, in un paesaggio ameno e a suo avviso molto piacevole: gli ricordava infatti il paesaggio poco fuori da Devrac, sebbene Zhabor fosse più fredda e ventosa.
    - Tutto sommato - pensava il Nano Dorato - Questo viaggio non è del tutto da gettare da maledire... -.
    Finalmente, trovò un vivace ruscelletto e lo risalì.
    Si stava facendo pomeriggio, quando intravide tra le colline una casetta. Più si avvicinava, più il ruscelletto si faceva rigagnolo e, soprattutto, si udivano belati di pecore.
    Affrettò il passo, soddisfatto di aver trovato finalmente il suo committente dopo due ore di cammino, ed in poco tempo lo raggiunse.
    Non vi era dubbio alcuno: Una rustica ma tutto sommato opulenta casa di mattoni si ergeva tra le colline con accanto il rigagnolo, e a lato vi era un ampio recinto, con niente meno che un gregge di Cottoncare. Erano queste inconfondibili: la lana di cui erano rivestite non era batuffolosa, riccia e lanosa come quella delle altre pecore, ma sorprendentemente liscia. Avevano poi un musetto mite e spensierato, ignare del loro valore economico e di tutte le maledizioni che Querno aveva loro lanciato. La sola vista gli metteva un certo senso di responsabilità verso quelle bestiole indifese, e quasi si disse di ritirare tutte le maledizioni.
    - Oof! Stolte pecorelle, finalmente vi ho trovato! - esclamò lo scuro Nano, mettendo una mano al suo fianco e con un sorriso soddisfatto.
    Per un momento, al soldato venne voglia di accarezzarne una, ma poi si disse che era un Paladino ed era qua per lavoro, dunque si appropinquò alla porta e bussò energicamente.
    - Salve a voi! Sono Querno Varro Domo, Paladino di Devrac, colui che è stato inviato qui per eliminare i predatori che minacciano il vostro prezioso gregge! - esordì con voce tonante e gioviale da dietro la porta.
    A proposito dei predatori, il nano non poteva che immaginare quali tipi di mostri si celassero nelle pianure di Zhabor, dato che fino ad ora non ne aveva incontrato neanche uno.
    Restò quindi in attesa del committente, con le mani alla vita ed il petto in fuori, desideroso di affrontare la missione.
     
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    Era un pomeriggio assolato, le pecore brucavano l'erba tranquillamente nel loro recinto, ignare dei predatori che potevano farsi avanti per mangiarle senza problemi, ed il rumore dell'acqua del ruscello lì vicino rasserenava l'anima... era tutto quello che un vecchio pastore poteva chiedere come atmosfera per una siesta prima di portare le sue bestie al pascolo, ma quella pace venne improvvisamente interrotta da alcuni colpi alla porta ed un annuncio tonante che probabilmente erano dediti ad attirare la sua attenzione. Il padrone di casa si alzò dalla sua sedia a dondolo reggendosi al bastone da pascolo appoggiato ad un mobiletto lì vicino, ed una volta raggiunta la porta a passi pesanti la aprì con violenza verso l'interno: il committente di Querno era un vecchio umano piuttosto alto, ma gobbo per l'età, con una barba che quasi toccava a terra e gli occhi semichiusi per via di qualche problema di vista, che una volta aperto l'uscio della sua dimora si guardò un pò intorno come alla ricerca di chi avesse interrotto il suo pisolino. Che il nano avesse attirato la sua attenzione o meno, ad un certo punto il vecchio sarebbe riuscito ad individuare a grandi linee la sua sagoma, che tra la sonnolenza rimasta ed i pochi decimi che gli erano rimasti per l'età avanzata gli sembrò quella di un ragazzino che veniva solo a rompergli le scatole... da quando aveva chiesto aiuto per il suo gregge succedeva di continuo. Purtroppo, accecato dal nervoso ed ancora mezzo addormentato, la prima reazione alla vista del grande difensore nanico delle pecore da parte dell'anziano sarebbe stato un tentativo di dargli nella direzione generale della testa l'estremità superiore del bastone, per poi sfogare tutta la sua rabbia sul paladino nanico.

    -CHE DIAVOLO CI FAI QUI CON QUELLA BARBA FINTA, RAGAZZINO?! NON PUOI LASCIARE RIPOSARE IN PACE UN POVERO VECCHIO?!

    Sfortunatamente, oltre ad essere vecchio come il mondo quell'uomo era anche piuttosto irascibile. Che il suo colpo fosse andato a segno o meno vista la sua pessima vista, il vegliardo avrebbe richiuso con violenza la porta, cercando poi di dirigersi lentamente verso la sua sedia a dondolo per riprendere a sonnecchiare. Tuttavia, ad un tratto l'uomo si ricordò di aver sentito qualcosa a riguardo del suo gregge in quell'affermazione che lo aveva violentemente svegliato, quindi avrebbe fatto dietrofront e riaprendo leggermente la porta di casa avrebbe chiesto al nano, sempre che se non se ne fosse già andato...

    -Aspetta, che avevi detto del mio gregge?

    NOTA: Figliolo, le missioni libere NON sono date direttamente dalla fazione a cui si appartiene, altrimenti i neutrali non avrebbero alcun modo di averle. Sono tutte in uffici appositi dove si raccolgono le richieste di aiuto di tutte le aree esplorabili del GdR, e sono volontarie. Il motivo per questo sistema è per fare in modo che ogni missione possa risultare diversa, con committenti, aree e mostri diversi praticamente ogni volta che si fà la quest visto che il gioco gira principalmente attorno ad esse.
     
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    Dopo qualche minuto buono di attesa, Querno sentì i passi trascinati di una persona appesantita dal fardello della vecchiaia, e finalmente il suo committente aprì la porta di legno con un violento strattone, segno di evidente nervosismo. Il Nano non immaginava di averlo interrotto durante il riposo pomeridiano, perché, da quando era entrato nella leva, usava stare sveglio fino dalle sei del mattino fino alle otto di sera, ininterrottamente. Ormai quell'assetto mentale era entrato di forza nella routine quotidiana, poche volte si concedeva uno strappo e, a quanto pareva, si era scordato che i civili avevano orari più liberi.
    Il vecchio, un essere umano piuttosto ingobbito e incartapecorito, si guardò intorno con occhi pesanti e chiusi, cercando di discernere cosa avesse davanti. Effettivamente, non pareva molto sveglio - anche mentalmente - e gli occhi tremanti e semichiusi denotavano forse un difetto alla vista insorto probabilmente con l'età. Sembrava molto infastidito. E aveva un bastone.
    Ad un certo punto, irato, il vecchio pastore sferrò un colpo verso più o meno la testa del Nano, ma questi, con un leggero scarto a verso destra, evitò il colpo, che non lo sfiorò nemmeno, data anche la scarsa vista del vecchio. Al ché Querno, sorpreso e sconcertato esclamò: - Diamine! Vecchio defic... ! - ma non riuscì a completare l'improperio ché il vecchio disse: - CHE DIAVOLO CI FAI QUI CON QUELLA BARBA FINTA, RAGAZZINO?! NON PUOI LASCIARE RIPOSARE IN PACE UN POVERO VECCHIO?! -.
    - Ragazzino?! - pensò, indispettito, Querno.
    Solo alcuni esseri umani lo avevo preso in passato per un ragazzino strano, con quella barba già colta e con quel fisico da adulto in appena 150 centimetri, e anche se fosse, si stava parlando di quando non aveva che 17-18 anni!
    Non che "ragazzino" lo offendesse molto, perché sapeva di essere un fiero Nano Dorato, quanto la mancanza di rispetto del pastore.
    Alzò quindi il dito indice sinistro, volendogliene dire quattro sulla vera entità del "Ragazzino con la barba finta", quando l'irascibile vegliardo gli chiuse la porta in faccia.
    Querno, che forse era più irascibile di lui, fu lì lì per romperla con un pugno, ma preferì mordersi le mani mettendosi le nocche dell'indice e del medio tra i denti e far uscire una nenia incomprensibile di insulti - tra cui "Vecchio e scassato pantofolaio coleroso dei sobborghi più malconci, malfamati e zeppi di salmonella di Devrac" -, cercando di armarsi di pazienza e lucidità, la cui mancanza nell'addestramento per divenire Paladino gli fece perdere un anno prezioso.
    - E' vecchio e rincretinito, tutta colpa sua non è! - si ripeteva il Nano Dorato.
    Cercando allora di contenersi, fece per bussare e far dunque ragionare il vegliardo pastore, quando questi lo anticipò e, da dietro la porta socchiusa, chiese: - Aspetta, che avevi detto del mio gregge? -.
    - Ecco, per lo meno ci è arrivato! - pensò Querno - Diamine, che soggetto... -.
    Egli allora capì che questo bisognava trattarlo con i guanti ed in un certo modo, allora si ricordò, quando parlava con il suo anziano e similmente rintronato nonno materno, come scandiva ad alta voce e lentamente le parole.
    - Mì-o bù-on Signò-re! - disse quindi ad alta voce, mettendosi le mani a coppa sulla bocca - Si ricò-rda quà-ndo ha invi-a-to qué-lla lè-tte-ra di A-I-U-TO riguà-r-do il sù-o grè-gge?! - Fece dunque una pausa, per far assimilare meglio la frase. - BE-NE! - esclamò, enfatizzando l'espressione con tutte e due le mani imposte con i pollici alzati - Perché IO sò-no stà-to invi-a-to qui ad A-I-U-tàrla! -.
    Ora, avrebbe fatto meglio a dire il suo nome, ma non voleva riempire di informazioni il pastore, così aspettò che rispondesse.

    Nota:
    Il fatto è che, almeno secondo me, un militare regolare non può pretendere di partire quando vuole per svolgere altre missioni in altri territori, a meno che non gli sia stato specificatamente ordinato.
    Io francamente pensavo che la Bacheca fosse un posto Off-Background, in cui uno semplicemente accettasse le missioni, non pensavo certamente che avesse riscontri narrativi.
     
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    Quello era proprio un insulto, ma questa volta il vecchio avrebbe evitato di provare a beccare la testa di quel tizio col suo bastone visto che gli serviva per evitare di perdere altre Cottoncare, sempre che fosse all'altezza del compito. Appena il nano avesse terminato il suo teatrino, l'umano avrebbe aperto la porta, per poi sbattere con tutta la forza che le sue stanche membra gli concedevano contro il pavimento di legno della sua casa, emettendo un sonoro "toc" che sarebbe stato seguito da un'altra affermazione ad alta voce.

    -Avrò anche la pazienza di un Orco e sarò mezzo cieco, ma non sono ancora sordo!

    Aveva visto tanto nella sua vita, ed anche se il suo corpo e la sua mente si stavano lentamente deteriorando col tempo non era ancora completamente rimbecillito come altri individui della sua età e richiedeva almeno un pò di rispetto, specialmente quando le bestie che gli avevano consentito di sopravvivere venivano lentamente decimate: aveva fatto pascolare le sue pecore sin quando era ancora un moccioso, che ci fossero guerre di conquista o ribellioni di fabbri per qualche cazzata dei minerali, ma non gli era mai successo di perdere così tante Cottoncare di fila. Una volta tirato un profondo e rauco sospiro, il vegliardo avrebbe cominciato ad esporre il suo problema...

    -Parliamo di affari. Qualcosa si sta mangiando le mie pecore ogni volta che le porto fuori, ed ogni volta ne prende qualcuna in più.

    Una volta terminata questa frase l'uomo avrebbe iniziato a lisciarsi la lunga barba mentre continuava ad esporre a Querro la situazione con cui aveva a che fare.

    -Non ho idea di che cosa sia esattamente visto che ci vedo solo da molto vicino, ma ho notato che era piuttosto grande e ce ne sono sempre di più. Non penso sia un essere umanoide, perchè altrimenti non avrebbe lasciato cadaveri in giro e mi avrebbe fatto fuori appena si fosse accorto che lo avevo visto.

    Aveva sentito tante storie di pastori che venivano fatti fuori da dei banditi che si fregavano le loro pecore, così che non potessero venire inseguiti o riconosciuti, che fossero giovani, vecchi, uomini o donne: lui non poteva essere stato così fortunato, ormai la sua schiena lo stava uccidendo e probabilmente uno di quei giorni avrebbe finito per morire durante uno dei suoi pisolini, ma nonostante questo non poteva ispirare pietà in un ladruncolo che rubava le pecore altrui per vivere, senza contare che nessun ladro lasciava dietro anche solo un brandello della lana o della carne di una Cottoncare, cose che aveva avuto il dispiacere di tastare. Gli era già successo un paio di volte, ma quello stava praticamente diventando un banchetto per qualche animale selvatico che voleva mangiare a sbafo, ed il compito del nanico era di proteggere le pecore nel caso apparisse il misterioso assalitore -od assalitori- e fare in modo che pagasse il conto per quello che aveva già preso... con tanto di interessi.

    -Pensi di potertene occupare mentre io porto le pecore al pascolo, giovinastro? Alcune tendono ad allontanarsi dal gruppo princiale, quindi potrebbero essere il bersaglio più probabile.

    Nota: Il punto è che nessun personaggio è mai alle dipendenze di qualcuno che può limitare o dirigere sempre le sue azioni, a meno che non sia stato un evento in GdR. La bacheca è un posto in Off, ma integrato realmente nel gioco: a differenza del Restless Souls, dove non c'era un punto specifico dove si prendevano le missioni, le quest sono organizzate sia come parte integrante della storia che come principali meccaniche di gioco, non è solo una sezione a caso dove mettere annunci.
     
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    Non appena finì di parlare in quel modo ridicolo, fatto però per poter meglio comunicare col vecchio che gli sembrava fortemente rimbambito, questi aprì la porta con un forte e sonoro colpo di bacino e disse, con voce piena di disappunto: - Avrò anche la pazienza di un Orco e sarò mezzo cieco, ma non sono ancora sordo! -.
    Querno non si era vergognato minimamente, ma anzi dovette soffocare un sorriso, poiché quel comportamento gli ricordò più di prima il nonno materno che, dopo ogni qual volta che i familiari gli parlavano in quel modo, faceva una simile scenata.
    - Per lo meno, ora sembra lucido - valutò il Nano Dorato.
    Così come il vecchio gli aveva mancato di rispetto scambiandolo per un ragazzino e sbattendogli la porta in faccia, al soldato pareva di aver reso pan per focaccia. Per questo si atteggiò a far finta di nulla e fece continuare il committente.
    - Parliamo di affari. - fece il pastore - Qualcosa si sta mangiando le mie pecore ogni volta che le porto fuori, ed ogni volta ne prende qualcuna in più. -
    Il nano annuì, inarcando il sopracciglio sinistro, e, quasi allo stesso tempo del vecchio e senza farci caso, prese a giocherellare con la punta della barba riccioluta.
    - Forse ne prende di più per i cuccioli, o il gruppo. - pensò Querno. La prospettiva di ucciderne in più non lo entusiasmava troppo.
    - Non ho idea di che cosa sia esattamente visto che ci vedo solo da molto vicino, ma ho notato che era piuttosto grande e ce ne sono sempre di più. Non penso sia un essere umanoide, perchè altrimenti non avrebbe lasciato cadaveri in giro e mi avrebbe fatto fuori appena si fosse accorto che lo avevo visto. - continuò il committente.
    - Capisco. Quindi, suppone che sia piuttosto un gruppo. Ha fatto bene a non avvicinarsi. - commentò il Nano, con tono ed espressione grave e pensosa, prendendosi ora ad accarezzare gli zigomi carnosi.
    - Un branco, ed un capo. -
    Dopo una breve pausa di riflessione, il vecchio continuò:
    - Pensi di potertene occupare mentre io porto le pecore al pascolo, giovinastro? Alcune tendono ad allontanarsi dal gruppo principale, quindi potrebbero essere il bersaglio più probabile. -.
    - Sono qua per questo! - esclamò fiero Querno. Questa era la missione e, indipendentemente dal numero di mostri, l'avrebbe portata a termine.
    - Comunque sia - parlò ancora il Nano - Se non si ricorda il nome, sono Querno Varro Domo, Nano Dorato e inviato da Devrac. - e porse la mano destra in segno di saluto. - Non appena sarà tutto pronto, dia le disposizioni e la seguirò al pascolo. Se per caso la situazione dovesse protrarsi fino a sera, non mi faccio problemi a dormire per terra. -
     
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    Bè, almeno nessuno gli poteva togliere di avere voglia di lavorare. Si gonfiava il petto come un palloncino e si presentava con un nome sinceramente impronunciabile per il vecchio, ma almeno aveva voglia di fare il suo dovere. E poi, chi mai aveva parlato di portare tutta quella storia avanti fino a sera?

    -Fino a sera? Starai scherzando, quelle bestie si saranno già preparate al banchetto, non penso che aspetteranno ed a maggior ragione le voglio morte il prima possibile! Partiamo subito!

    Così rispose il vegliardo sbattendo di nuovo il bastone a terra ed uscendo dalla sua dimora, facendo cenno al nanico di spostarsi con la testa e chiudendo con quel pò di forza che aveva la porta. L'uomo si sarebbe così diretto verso il recinto delle pecore, tastando la struttura lignea alla ricerca del chiavistello che avrebbe aperto per far uscire le pecore al suo interno, ed una volta messe tutte in ordine dando delle piccole botte alle bestie col bastone per assicurarsi che fossero in "formazione" avrebbe iniziato a marciare verso l'interno della pianura, verso il luogo dove lasciava pascolare le sue pecore da più di sessant'anni. Tuttavia, d'un tratto si sarebbe bloccato un secondo, alzando la testa con una smorfia: si era completamente dimenticato di dare le istruzioni a quel giovinastro che gli era capitato come dipendente. Indi, l'uomo si sarebbe voltato ed avrebbe gridato le seguenti indicazioni al nano...

    -Stai dietro al gregge, ed appena ci fermiamo tieni d'occhio le pecore che si allontanano dal gruppo, sono quelle che vengono sempre prese di mira!

    Non sapeva se lo stava seguendo e lui ci vedeva abbastanza bene solo da vicino, quindi sarebbe stato compito di Querro districarsi con il suo compito, facendo sì che per il primo tragitto non venissero attaccati, ma il vero lavoro sarebbe iniziato una volta che si fossero fermati...
     
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    - Fino a sera? Starai scherzando, quelle bestie si saranno già preparate al banchetto, non penso che aspetteranno ed a maggior ragione le voglio morte il prima possibile! Partiamo subito! - esclamò il vecchio, sbattendo a terra il bastone per sottolineare le proprie parole e indicare che il discorso era concluso.
    Querno non trovò niente da obiettare e, malgrado il pessimo carattere del vecchio, la missione sembrava sospettarsi meno lunga del previsto.
    - Certo che il vecchiardo ha un proprio bel coraggio a vivere solo in una landa come questa! - pensò il nano, abbozzando un sorriso da sotto la folta e riccia barba nera. A dire il vero, si chiedeva anche come diamine fosse ancora vivo, non tanto per i mostri che abitavano le Pianure Nord di Zhabor, quanto per il patrimonio che possedeva.
    A quanto pareva, in quel vecchio dal carattere da orco, si nascondeva anche il coraggio e la forza dell'Orco. Il Nano non ricordava di aver mai conosciuto una persona così, nemmeno suo padre, che aveva forse lo stesso carattere burbero e attaccato alle cose proprie, ma più che altro scostante e dedito solamente a fare gioielli.
    - Perfetto. - fece il Nano, in tono professionale.
    Il pastore gli fece segno di seguirlo, chiuse la porta con tutta la forza che possedevano le sue stanche membra, ed insieme si avviarono verso il recinto per aprirlo.
    Man mano che le pecore Cottoncare uscivano, il vecchio dava loro saggi e straordinariamente precisi colpi in modo da tenerle compatte - forse frutto di decenni di abitudine -.
    Non appena furon pronti, pastore, difensore e gregge partirono verso l'interno delle Pianure.
    Il pastore stava al lato della testa del gregge, mentre Querno poco più indietro, con la testa china a pensare.
    Francamente, la vita condotta dal vecchio, dedicata al proprio gregge e alle proprie abitudini - per quanto fosse alto il profitto -, gli sembrava dannatamente monotona e per di più isolata dal resto di Zhabor - che certo non aiutava i rapporti sociali, e si notava -. Il Paladino che, seppur non si reputasse uno spirito libero, aveva vissuto un'esistenza abbastanza avventurosa, sarebbe finito per impazzire.
    Pose lo sguardo sulle Cottoncare e, senza accorgersene, mise una mano sopra il morbido vello di una di loro. Sembrava fosse più un vestito che un vello e quasi rimase sorpreso per l'effetto. Il loro musi miti e ignari ispiravano tranquillità e il nano comprese che, forse, una delle ragioni di vivere una vita così chiusa doveva essere proprio prendersi cura di tali animali.
    Il Nano alzò lo sguardo e mise le mani dietro la schiena, emettendo un sospiro di stanchezza. Tutte quelle pecore gli stavano facendo venire sonno...
    Ad un certo punto il pastore si fermò di colpo e si volse dietro, verso il Nano.
    - Stai dietro al gregge, ed appena ci fermiamo tieni d'occhio le pecore che si allontanano dal gruppo, sono quelle che vengono sempre prese di mira! - ordinò con il solito tono di voce il vecchio.
    - Sissignore! - esclamò pronto Querno e detto questo si volse a raggiungere la coda del gruppo.
    Saggiò il pomello del Falchion Nanico, che fino ad ora aveva tenuto nel fodero legato dietro la schiena - poiché troppo lungo per metterlo al fianco -, e poi sguainò l'arma, volendola osservare.
    Era lucente e tagliente, ma non perfetta come la prima volta che gliela dettero. Aveva qualche ammaccatura sul forte ed il filo era in qualche punto consumato, segno degli allenamenti e dei combattimenti che aveva affrontato.
    Tutto sommato, al Nano piaceva di più di quando era perfetta, perché significava che non era del tutto un novellino.
    Certo, però, gli pareva strana, perché era sì fatta apposta per un Nano, ma manteneva comunque le forme troppo curvilinee tipiche della fabbricatura umana. Tuttavia era una buona arma e, anche se, non ne aveva di altre.
    La rimise così nel fodero e raggiunse la coda del gregge.
     
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    Era pur sempre una bella giornata, con giusto un paio di nuvole in cielo ed un sole splendente... era un peccato passarla con la preoccupazione che qualcuna di quelle bestie poteva venire a prendersi qualche altra sua pecora. Il gruppetto guidato dal vecchio avrebbe avanzato per un'oretta in mezzo alla grande pianura che si estendeva fino all'orizzonte, un limite che purtroppo il capogruppo non poteva vedere per via dei suoi occhi rovinati dall'età, ma ad un tratto l'uomo si sarebbe bloccato, facendo fermare le pecore con un paio di colpetti di bastone agli esemplari in prima fila.

    -Ok, ci fermiamo qui... ricordati di tenere d'occhio le pecore che si allontanano!

    Così avrebbe gridato in una direzione casuale, sperando che il nano fosse riuscito a stargli dietro e lo sentisse. A volte malediceva più e più volte la sua vista deteriorata dalla vecchiaia, ma non poteva farci molto arrivato a quel punto. Il vecchio si sarebbe limitato a cercare una roccia od un punto qualsiasi dove sedersi, così da riposare le sue ossa e lasciare che le pecore brucassero l'erba senza problemi, a parte le creature che se le volevano mangiare, ovviamente. A questo riguardo, un gruppetto di quattro pecore iniziò pian piano ad allontanarsi dal gregge brucando l'erba verso una piccola collina lì vicino, e sarebbero andate avanti finchè non avessero raggiunto la cima di quella piccola altura. Forse l'erba di quel posto gli piaceva di più, ma il pericolo era subito dietro all'angolo, visto che alcune ombre di dimensioni piuttosto grandi iniziavano ad avvicinarsi alla collinetta. Era arrivato il momento di cominciare quel lavoro, e se il nano non raggiungeva quelle bestiole non sarebbe stato un buon inizio...
     
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    Dopo un'ora passata a camminare nel niente più totale, circondato solo da un'immensa e tutta uguale distesa collinosa di erba e grige rocce, sotto un cielo ancora pieno della luce del mattino - sebbene il pomeriggio forse oramai tardo - ed in compagnia di un vecchio e le sue preziose e sonnifere Cottoncare, le palpebre di Querno si stavano facendo pesanti, le gambe gli dolevano dal lungo viaggio precedente e, ultimi ma non ultimi, i virili attributi minacciavano di rotolare via.
    Tutto quello che desiderava in quel momento era che accadesse qualcosa: che il vecchio finalmente si fermasse per far pascolare il gregge, che le bestie predatrici arrivassero da un momento a l'altro. Ne aveva abbastanza anche delle pecore.
    Ad un certo punto il vecchio si fermò di colpo, dando poi dei colpetti agli animaletti. Tutto il gruppo di animali si fermò di conseguenza, ma il nano dorato continuò la sua camminata, per arrivare vicino al vecchio, poiché probabilmente aveva qualcosa da dire.
    Difatti, non appena arrivò di fianco a lui, il vegliardo gli urlò qualcosa. Nella direzione opposta.
    -Ok, ci fermiamo qui... ricordati di tenere d'occhio le pecore che si allontanano! -
    - Sissignore. - rispose, divertito dall'evento, eppure compatendo l'uomo. - La vecchiaia è proprio deleteria per gli Umani! Mio nonno quanto meno era già mezzo sordo e completamente tonto al momento di passare i 60. - pensò Querno.
    Così il pastore cercò a tentoni una roccia su cui sedersi, rimanendo lì a far riposare il suo vecchio e malconcio corpo.
    L'unica cosa che si augurava era che il vecchio umano non morisse sul posto.

    Dopo qualche attimo quattro pecorelle di staccarono dal gruppo in cerca di erba più buona, dirigendosi lentamente verso una collinetta lì vicino.
    Querno le raggiunse che erano ormai in cima e cercò in qualche modo di riportarle al gregge, tirandogli dei deboli calcetti alle zampe e sbuffando dalla riccia barba qualche incitazione, che forse andavano bene per i pony.
    Ad un certo punto, scorse un'ombra di grandi dimensioni che si stava avvicinando alla collinetta.
    Non riuscì in quel momento a discernerne il proprietario, tuttavia non poteva che essere una minaccia.
    - Finalmente, ci incontriamo, bestiacce della malora! - pensò - Possano gli dei maledire la vostra prole! -.
    Dal fodero sulla spalla sguainò il Falchion Nanico, tenendolo con entrambe le mani dritto davanti a sé, leggermente inclinata verso l'alto, con la pesante lama perpendicolare e diretta al terreno. Il piede destro leggermente in avanti, il sinistro indietro. Con una posizione un po' inclinata in avanti, spostava da un piede a l'altro, molleggiando. Visto dall'esterno, poteva sembrare un barile sul ponte di una nave.
    Querno si trovava ora presso il gruppo di quattro pecore, davanti a dove sembrava provenisse quell'ombra minacciosa.

    CITAZIONE
    Querno Varro Domo
    - Condizioni Fisiche: Illeso.
    - Vitalità: 100%
    - Condizioni Mentali: Determinato, leggermente arrabbiato.
    - Mana: 20/20
    - Equipaggiamento:
    - Falchion Nanico -
    Tozza e larga spada a due mani monofilare in acciaio, adattata alle esigenze di un nano molto alto, come Querno.
    Esso è lungo esattamente un metro, dalla lama di 60 centimetri ed il manico di 40 e pesa un chilo e mezzo, ovvero quanto una spada a due mani di un essere umano.
    La lama però è ben diversa da una spada normale, in quanto ricorda fortemente le fattezze di un'ascia. La parte superiore della lama ha infatti una curvatura accentuata verso un filo, il quale è molto affilato, mentre l'altro filo si mostra dritto e pieno, con una parte affilata poco più in alto della prima.
    Ha una cresta lunga, aguzza e affilata, che serve per gli affondi, che è un tutt'uno con il taglio (La parte affilata).
    Il filo restante non dev'essere troppo affilato, in quanto serve per lo più a parare i colpi e per impugnare la lama senza farsi male.
    La lama dunque si presenta davvero spaziosa: Il forte - ovvero la parte inferiore dove non ha il filo - è larga poco più di sei centimetri, mentre il debole - la parte superiore - arriva a poco meno di dieci centimetri. Il filo è molto accentuato: è largo due centimetri circa, mentre la cresta affilata ne misura poco più.
    Ha una guardia crociata lunga venticinque centimetri circa e dritta, che serve per bloccare il colpo di una spada e strisciarci sul filo.
    Il manico, leggermente curvo, è in robusto legno, con l'impugnatura in morbido cuoio.
    Ha un pomolo in acciaio, in cui è scolpito un motivo geometrico tipico della cultura nanica.
    - Abilità:
    Resistenza - Passiva
    + 5% resistenza fisica.
    - Tecniche:
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