Acquolina

Missione Libera

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  1. Maruko-kun
     
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    CITAZIONE
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    Il tepore del caldo sole del mattino sembrava essere come al solito pronto a levarsi in cielo, come voleva il ciclo naturale di ogni giorno, mentre il mantello di Milanor riluceva lungo i raggi luminosi, passando dalle tinte del nero scuro ad un grigiastro vivido. Il non-morto alzò al volto il cielo, coperto dal biancore della maschera dall'espressione inquietante, scorgendo quella sfera luminosa distaccandone di tanto in tanto la luce dagli occhi cremisi, per non rimanerne abbagliato. Era davvero troppo sperare in una giornata di pioggia? Il suo sguardo, celato dal finto volto che indossava, sembrava dirlo con chiarezza, mentre, un passo dopo l'altro, l'Allip si dirigeva verso il luogo che era indicato nella bacheca rispetto alla missione che aveva deciso di affrontare.
    In un certo senso, per ogni passo che faceva, sembrava incredibile perfino a lui, quello che stava accadendo. Non avrebbe mai detto che, un giorno, si sarebbe dovuto piegare a lavorare in quel modo, magari per uno stupido conciatore che non avrebbe mai suscitato più di tanto il suo interesse: aveva già le sue pene per il gramo lavoro, che gusto ci sarebbe stato ad usare la sua perversa psicologia su di lui?
    Eppure capiva bene quanto gli fosse necessario lavorare.
    Io, costretto a fare da balia a delle teste di pecora!
    Disse, cogliendo l'ironia della sua stessa frase, agitando sul volto un'espressione che oscillava da un sorriso stentato e uno disperato.
    Eppure è meglio così! Già, è meglio così!
    Sono abbastanza pazzo da entrare nel castello del re e mangiargli un orecchio, ma vivere senza neanche un soldo bucato o no, questo no!

    Mentre questo ragionamento affollava la sua mente e di riflesso ciò che lo circondava, a causa del tono di voce, abbastanza alto, con cui compì quella divagazione, i suoi passi procedevano a tratti incerti e ondeggianti, a tratti spediti e sicuri, come se danzasse tra le ombre e le luci del giorno, sogghignando.
    Il ghigno, appena visibile sotto l'artefatto che gli copriva il volto, si alternava in maniera continua con una risata sguaiata, senza pudore e ritegno.
    Il paesaggio circostante mutava con lui e con i suoi passi: gli animali, che dapprima, giravano felici lungo le praterie della pianura, si spostavano e correvano via, per poi tornare sistematicamente dov'erano prima in un grande valzer di folli risate.
    Il punto d'incontro destinato per la missione, ove avrebbe dovuto incontrare quindi eventuali colleghi e il committente, era situato nella zona est delle Pianure Luong, in una zona di insediamenti di villici, allevatori probabilmente, sperduta in quel verde.
    Milanor procedeva ondeggiante con i passi che si alternavano tra le zone leggermente sterrate e i prati estesi, lasciando fluire il mantello in maniera confusa nell'aria, talvolta piroettando in giro e guardandosi attorno circospetto.
    Ad un certo punto, secondo quello che aveva capito dell'annuncio, non che vi ci si fosse applicato troppo, si ritrovò nei pressi di una sorta di aggregato di casupole e casette, così poche da poter essere contate anche su una delle sue mani deformi.
    Diede un colpetto a terra con lo stivale destro, sbuffando, e lasciandosi guidare dalla leggera brezza in un cupo vacillare in piedi. Le frecce che aveva con sé, munizioni per il suo arco, producevano un suono ritmico e continuo, che sembrava non volersi arrestare mentre, imperterrito, l'Allip si lasciava trasportare dalla brezza nel vuoto silenzio della pianura.

    Scusate per il post un po' magro, però devo riprenderci la mano...
     
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    Splendida giornata per uscire e godersi il paesaggio, sopratutto se c'era bisogno dell'aiuto di un mercenario, valoroso e prodigioso. Nel mondo c'era sempre la richiesta di aiuto alla bacheca, il mercenario era il lavoro più comune, redditizio ma con il rischio del mestiere, eppure in un mondo e tempo come quello, nessuno se ne preoccupava. Joseph stesso, sapeva quanto il campo di battaglia è ardua, anche per un'arciere talentuoso come lui, che attualmente si godeva una vita da mercante, da mecenate, da capitalista pieno di denaro, perdendo l'abitudine a lottare. Era però nella sua natura da onigumo, la sua crescita e gioventù, aveva nel sangue la voglia di azione, il combattimento, e quindi non poteva resistere a star lontano dai pericoli e usare il suo arco fidato.
    Come al solito, ricevette una lettera dalla bacheca delle missioni, questa volta s'iscrisse in modo totalmente casuale a una lista speciale, nel quale periodicamente riceveva un incarico. Nell'aprirlo, notò come venne iscritto a una missione di protezione, a quanto pare delle bestie affamate erano desiderose di azzannare delle prede succulente, dei Cottoncare, piatto prelibato della zona. Recuperò tutta l'attrezzatura, e incominciò il suo cammino, inizialmente a piedi fino al porto più vicino, per poi imbarcarsi nel continente destinato, e affittare una carrozza per riposarsi e percorrere gli ultimi chilometri in tutta calma e tranquillità, poteva permetterselo alla fine.
    La carrozza giunse nel mezzo della pianura, fermandosi in una piccola località contadina. Di sicuro avrebbe attirato l'attenzione con il mezzo di trasporto, inusuale tra poveri contadini, e di sicuro il suo ingresso sarebbe stato d'effetto per chiunque. Aprì l'anta enorme, da cui uscì l'onigumo vestito elegantemente come al solito, questa volta indossando un completo completamente nero, un cilindro che come fascia aveva una grossa cintura d'orco di cuoio bruno, una cravatta argentata e un gilè sopra la camicia da cui pendeva un orologio da tasca, mentre la giacca a petto singolo era aperto. Scendendo, guardò il cielo, coprendosi gli occhi pur avendo gli occhiali da sole con la lente violacea, notando come il sole splendeva beato, poche nuvole, e sopratutto niente vento. Il villaggio disponeva al centro di alcune abitazioni semplici ma eleganti, mentre verso l'esterno vi erano tanti recinti, ognuna con animali diversi, tra cui i Cottoncare da proteggere, come richiesto nella missione. La carrozza se ne andò, lasciando Joseph nel mezzo della piazza, dove c'era anche uno strano tipo completamente coperto da un mantello rosso, e un'ambigua maschera dal sorriso tenebroso e sadico, buon gusto, però stuzzicava la curiosità dell'aracnoide. Con arco, faretra e altri strumenti da caccia nascosti come al solito sotto una tela nera legata al dorso da ragno, attese che il committente giungesse per dare l'incarico preciso.
     
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    Non poteva andare avanti così, se continuava a perdere animali presto non gli sarebbe rimasto niente per portare avanti la baracca. Proprio per questo aveva richiesto l'aiuto di qualche mercenario per liberarsi di quelle bestie che gli stavano lentamente decimando il gregge, e stava sinceramente cominciando a chiedersi se qualcuno si sarebbe degnato di dare una mano ad un povero pastore quando improvvisamente sentì del rumore venire dall'esterno della sua capanna.
    Gli umani che vivenano nella capanne più minute, contadini ed altri piccoli allevatori, erano usciti dopo che uno di loro aveva annunciato l'arrivo di una carrozza con un Onigumo vestito da nobile ed uno strano individuo con un mantello scarlatto ed una maschera con stampato sù un sorriso malefico ed avevano cominciato a chiedersi cosa ci facessero in quel luogo. Attirato da quel vociare, l'abitante della grossa capanna posta accanto ad un recinto di Cottoncare uscì all'esterno, mostrandosi come un grosso Phantid, un umanoide ibrido con le fattezze di elefante alto quasi un metro e mezzo: aveva la pelle spessa e grigia, solcata da varie rughe, mani dotate di cinque dita ma zampe da pachiderma ed una testa adornata da una proboscide lunga fino all'ombelico, zanne corte, larghe orecchie ed una vistosa cicatrice sull'occhio sinistro, perduto quando era piccolo. Era vestito con abiti di stoffa semplici e privi di alcun fronzolo e stringeva nella mano sinistra un grosso bastone che sembrava quasi preso da un albero molto giovane, probabilmente il simbolo del suo lavoro come pastore, e fissò con il suo unico occhio quei due individui che se ne stavano fermi lì, come in attesa di qualcosa. Forse... erano quelli che avevano risposto alla sua richiesta?


    -Bè, adesso ho proprio visto tutto....

    Detto questo tra sè e sè, il pachiderma si avviò a passo pesante verso il non-morto e l'aracnide, scandendo lentamente i passi col suo bastone. Arrivato ad una distanza accettabile dai due mercenari, avrebbe alzato leggermente la proboscide e chiesto ad alta voce...

    -Voi due siete venuti per una richiesta di protezione di un gregge?

    La voce del Phantid era profonda, ma sperava di avere un tono abbastanza alto da consentirgli di venire sentito da quei due, non gli sarebbe piaciuto dover barrire per farsi notare.
     
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  4. Maruko-kun
     
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    Ah, la bellezza dei pensieri persi nella brezza!
    L'intero corpo di Milanor, in unione alla sua mente e al suo spirito, o almeno a quello che ne restava, sembravano coinvolti in quel movimento leggero ma continuo che era causato dal vento. Sarebbe potuto rimanere lì ad ondeggiare per tutto il tempo possibile, se l'atmosfera tranquilla, d'un tratto non si fosse interrotta, troncando di colpo il movimento del suo corpo. Non appena si voltò, d'un tratto, scorse una carrozza, non troppo distante da lui, a dire il vero, che aveva attirato un po' d'attenzione. Certo, non doveva capitare molto spesso che in ammasso di casupole come quello vi fosse qualcosa di anche simile ad un mezzo di trasporto per nobili come era quello. Milanor però non sembrava interessato più di tanto al mezzo di trasporto in sé, infatti neanche l'avrebbe sentito arrivare se non fosse stato per il fatto che aveva tagliato a pezzi la tranquillità in cui era immerso. Piuttosto, si chiedeva chi fosse la persona che aveva bisogno di un mezzo di trasporto simile per raggiungere quel luogo e, come un fulmine, un'idea gli folgorò la mente, facendogli abbozzare un lieve sorriso maligno sul volto. Poteva forse essere un'altra persona assoldata per la missione?
    L'idea lo incuriosiva e, a meno che non si trattasse di una persona qualunque capitata lì per caso, cosa difficile visto lo stupore delle persone che, dal complesso, uscivano a vedere cosa stava accadendo, poteva essere solo un altro mercenario.
    Si sentì di escludere subito che potesse essere il committente stesso, richiamando alla mente il testo del messaggio in bacheca.
    Pff, un poveraccio simile neanche potrebbe permettersela una carrozza del genere, quindi no...
    Disse, scuotendo il capo verso sinistra.
    Non appena la portiera della carrozza si aprì, lasciando intravedere il suo passeggero, il sorriso sul volto del non-morto, ancora nascosto dalla maschera, si allargò, quasi come per una sorta di soddisfazione. La persona che vide, un onigumo, quindi una sorta di ragno ibridato con un umano, era vestita in una maniera così fine ed elegante che lasciava presagire una sorta di situazione positiva per lui.
    Il suo piatto preferito, insomma.
    Mentre cercava però di formulare un qualunque ragionamento, ancora una volta qualcosa distolse la sua volubile attenzione.
    Un altro essere ibridato, un mezzo elefante per una scarna precisione, si stava avvicinando lì, rivolgendosi a lui e probabilmente all'onigumo, porgendo una domanda se non altro legittima.
    Anche se, distinguere la legittimità di qualunque parola nella mente di Milanor, era piuttosto complicato.
    Tanto per risposta, l'Allip si avvicinò al pastore, squadrando per bene il suo pesante e tozzo corpo, per poi pararglisi davanti al viso, fissandolo dietro quella sua enigmatica maschera.
    Non avrebbe detto nulla, gli sarebbe bastato il sorriso già inciso sul volto fittizio per esprimere tutto ciò che provava: un'espressione mista di divertimento e sadismo.
    Non sapeva dirsi perché ma, in un certo senso, quella giornata gli sembrava, se non altro, iniziare in maniera interessante.
    Tra l'altro, doveva ancora provare a penetrare la mente di quell'altra persona là presente, l'onigumo.
    Si sarebbe sicuramente divertito.
     
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    Joseph ammirava quella piccola cittadina, un luogo piccolissimo, poche case villici, tanti recinti di preziosi animali che il cacciatore stesso avrebbe catturato ben volentieri. Però era lì per proteggerli, non provocare loro danni, di conseguenza poteva accontentarsi di un qualsiasi mostro che aveva fame e desiderava nutrirsi di quelle povere bestiole indifese. La sua attenzione però, fu attirata da un phantid che uscì dall'abitazione vicina al recinto dei cottoncare, all'apparenza molto vecchio e consumato dal lavoro manuale, un uomo vissuto che dedicò la vita alle sue creature. Con l'andatura claudicante, il vecchio si avvicinò ai due stranieri nel centro della piazza, porgendo al plurale la domanda riguardo alla loro presenza per la sua missione di protezione. Vedendo il tipo con il mantello avvicinarsi, capì che doveva trattarsi del suo momentaneo collega di lavoro, il che non gli importava molto, sperava come al solito che fosse abile e non un inutile peso morto, in tutti i sensi. L'onigumo si sistemò la giacca e si avvicinò anch'egli verso il phantid. L'uomo con il mantello scarlatto non replicò alla domanda, ma faceva ben intuire le sue intenzioni belliche, il suo sadismo che quella maschera trasudava con quello splendido ma al contempo terrificante maschera.
    -Confermo buon uomo. Sono Joseph Alexander Kyle, cacciatore professionista venuto qui per proteggere il vostro gregge da qualsiasi bestia ne sia ghiotta.-
    Disse l'onigumo, decidendo di parlare e non essere muto come il compagno, che forse a un semplice uomo comune poteva incutere timore con i suoi modi di fare. Joseph tentò dunque di rassicurare l'uomo riguardo la protezione del suo gregge, anche se per esperienza sapeva già che molti dubitavano delle sue capacità vedendolo vestito elegante e con tutto l'equipaggiamento nascosto sotto un telo. Non gli importava, il phantid doveva fidarsi di entrambi i suoi dipendenti se voleva avere ancora un pascolo da tenere a cura, altrimenti sarebbe semplicemente andato a male, e avrebbe perso completamente tutto. Ora bisognava solamente vedere la reazione dell'uomo, ricevere le informazioni necessarie, e prepararsi per il lavoro.
     
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    No, decisamente non aveva visto tutto, specialmente visto che ora in quel momento stava vedendo il tizio col mantello scarlatto che lo fissava intensamente da dietro a quella maschera decorata con gusto alquanto gotico. Almeno, sembrava che lo stesse fissando, con quella roba in faccia non gli si potevano vedere gli occhi. In ogni caso, se quello era un metodo per rispondere in maniera positiva alla sua domanda, il Phantid si sarebbe limitato a scacciare un leggero brivido scuotendo la propria testa da pachiderma e dando attenzione all'Onigumo ben vestito, che si era presentato decentemente come Joseph Alexander Kyle, cacciatore che era venuto per accettare la sua richiesta. Bè, almeno lui era leggermente più loquace di cappuccetto rosso, ed anche se entrambi non avevano affatto l'aria di due grandi combattenti si sarebbe dovuto accontentare, non aveva tempo da perdere con delle stupide esitazioni in quel momento... quindi si sarebbe presentato ed avrebbe iniziato a dargli delle direttive.

    -Bè, io sono semplicemente Nerrick, allevo pecore da praticamente tutta la vita. Ed il problema è che quelle bestie non sono solo ghiotte di pecore, ma più tempo passa e più orme vedo attorno a questo villaggio, il che significa che stanno aumentando.

    Non sapeva come facessero, ma rimaneva comunque il fatto che tutte quelle impronte extra stavano ad indicare, a suo avviso, che il loro gruppo si stava espandendo od altre creature si stavano aggregando al gruppo iniziale per ottenere un pasto gratuito. La parte peggiore era che quello non era neanche un villaggio di combattenti, ed anche se lo stesso Nerrick sapeva come tenere alla larga qualche predatore convenzionale... bè, in quel caso aveva un piccolo problema che avrebbe esposto ai suoi due dipendenti.

    -La parte peggiore è che sono un bersaglio mediamente piccolo per uno della mia statura, e finisco praticamente per zappare la terra ogni volta che cerco di dargli una bastonata sulla testa. Superati gli anta e senza un occhio è difficile mirare...

    Nonostante la forza delle sue ossa, stava comunque invecchiando, e l'esercizio fisico saltuario non gli dava molte possibilità di tener testa a più di una bestia alla volta. Questo era indicato anche dal suo occhio destro, che gli era stato praticamente cavato da un lupo di montagna separatosi dal suo branco assieme ad una femmina, e da allora sapeva che più di una bestia affamata è difficile da gestire, ancora di più adesso che le forze iniziavano ad abbandonarlo e per via di quell'angolo morto causato dall'occhio mancante. Comunque, non aveva intenzione di annoiare quei due con i suoi acciacchi, quindi avrebbe smesso di blaterare e si sarebbe limitato ad andare al sodo... a meno che quel piccoletto mascherato non si fosse ancora deciso a smetterla di fissarlo, in quel caso lo avrebbe fissato con la coda dell'occhio e gli avrebbe dato un paio di colpetti sulla maschera con la proboscide cercando di capire se era ancora tra di loro.

    -Mi stai ascoltando, vero?

    Se l'umanoide incappucciato gli avesse dato un qualche segno di consenso bene, se lo mostrava anche prima di dover attuare questo gesto anche meglio, ma in ogni caso avrebbe continuato e terminato la sua spiegazione.

    -Insomma, in genere attaccano ad intervalli irregolari e cercano di buttare giù il recinto a testate, e dopo che hanno preso almeno una delle mie pecore se la squagliano in maniera disordinata... pensate di poter fare in modo che restino qui?

    Quell'ultima frase sarebbe stata detta con un tono ed uno sguardo molto serio, non perchè avesse dei dubbi su ciò che potevano fare quei due, ma per far sì che capissero che stava cercando di dirgli di farli fuori tutti, uno per uno. La crudeltà non era propria nè della sua persona, nè della sua razza, ma se qualche folle bestia selvaggia pensava di potersi mangiare le SUE pecore a sbafo avrebbe dovuto affrontare le conseguenze.
     
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  7. Maruko-kun
     
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    Anch'io una volta avevo un nome, anche se non ne ho mai compreso davvero l'utilità, sapete?
    Non seppe spiegarsi subito il perché di quelle parole, che uscirono dalla sua bocca in maniera quasi involontaria, ma alcune volte i suoi ragionamenti erano oscuri persino a lui. Le due persone che erano vicine a lui, i due esseri ibridi, si erano entrambi presentati, come effettivamente dovrebbe fare una qualunque persona educata, ma i loro nomi non scossero minimamente l'interesse del non-morto. Troppo stucchevoli e inutili, così giudicava le presentazioni e, tra l'altro, essendo già morto, non sentiva di avere un'identità tale da potersi presentare come qualcuno. Al massimo avrebbe potuto fare qualche delirio riguardo il fatto che lui aveva un'idea precisa di cosa ci fosse dopo la morte, ma sarebbe stato fiato sprecato, non l'avrebbero minimamente ascoltato.
    Piuttosto, quello che ora era importante, anche se per Milanor era ancora in un livello di interesse tra lo scarso e il poco considerabile, era l'obbiettivo della loro missione. Il Phantid iniziò quindi ad esporre la situazione, specificando nei dettagli i motivi della sua preoccupazione, quanto quelle bestie fossero ghiotte dei portalana ambulanti e soprattutto di quanto fosse incapace a muoversi in maniera coordinata e senza sembrare un armadio semovente dalle gambe tozze. L'Allip rimase per un po' coinvolto da questo ragionamento, sebbene esso non avesse il minimo senso. Nella sua mente la figura del contadino che aveva dinanzi si stava deformando, assumendo sempre di più l'aspetto di un armadio con le zampe da elefante, che tentava di muoversi goffamente agitando a casaccio la vanga o qualunque cosa utilizzasse per attaccare quelle bestie, non ottenendo nulla. Certo che, alle volte, l'immaginazione può fare proprio strani scherzi. Improvvisamente tutta la scena che si era configurata nel suo contorto cervello venne spezzata. Una voce, come se prendesse corpo e forma, aveva abbattuto le pareti della sua immaginazione, tirandolo fuori dai suoi pensieri. Era quel contadino, Nerrick, che sembrava essersi rivolto a lui, gli aveva anche picchiettato la maschera con la sua proboscide. Milanor dapprima sembrò riaversi, come faceva di solito dopo le sue divagazioni, per poi, arretrando di poco, levarsi la maschera con un rapido gesto della mano. Sotto quell'artefatto bianco come la luna, si mostrò il volto pallido e spento di una persona tornata dall'oltretomba. Non era quello il suo vero volto, non più almeno, ma si può dire che lo conservasse come ricordo unico di una vita che aveva ormai dimenticato. Gli occhi, rossi come il sangue, fissarono lo sguardo sul Phantid, cercando di mantenere comunque un perenne distacco, freddo e impassibile.
    Ti sembro abbastanza attento, ora?
    Disse, senza scomporre il volto che, se non aveva davvero intenzioni di lasciarne trapelare, non riusciva a mostrare alcuna emozione particolare.
    Comunque, la spiegazione del mezzo elefante sarebbe andata avanti su quella linea e detto in poche parole non era difficile capire cosa volesse: dovevano semplicemente sterminare a vista le creature ostili che si sarebbero avvicinate per rapire una pecora o due. Nulla di rilevante o di anche lontanamente divertente, insomma.
    Sarà il mio arco a parlare per me, in fondo, siamo molto legati io e lui...
    Sarebbe stata quella la sua semplice risposta all'ultima domanda posta da Nerrick, mentre, con la stessa mano con cui l'aveva tolta, poneva di nuovo la maschera su quello spento volto, ridandogli il ghigno oscuro che era abituato a portare.
     
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    Il suo compagno non mostrava alcuna traccia di educazione, gentilezza, o direttamente umanità, era come se lì accanto di fosse un fantasma che vagava imprigionato sulla terra senza una concezione di realtà, una mente distorta e confusa. Esplicò difatti il suo dubbio nell'utilizzo di un nominativo qualsiasi, parlando al passato riguardo al suo nome, il che fu una prova della sua depravazione mentale, solo uno stolto o un folle poteva trovare inutile l'importanza di un nome, ciò che ti rende una persona viva. Tralasciando tale dettaglio, il phantid incominciò a raccontare e spiegare la sua situazione, narrando di un aumento delle creature della zona, che minacciavano il suo allevamento di pecore, una normale preoccupazione.
    Per esperienza, il cacciatore sapeva che quando la popolazione animale in una zona aumentava, era dovuto maggiormente al rilascio in libertà di creature allevate in cattività, oppure la migrazione di una bestia di un altro territorio che doveva ambientarsi in quello nuovo, infine c'era la minima e rara possibilità che ci fu uno sbalzo nelle nascite e nei tempi di accoppiamento, erano troppi i motivi. Senza pensarci troppo, mentre il phantid spiegava, chiese all'altro mercenario se stesse ascoltando la conversazione, dietro la maschera era difficile dedurlo, ma il cacciatore sentiva che era lì che per lo meno seguiva basilarmente il discorso. A quel punto, il tipetto in rosso tolse la maschera, rivelando una faccia più che sveglia, un volto privo di espressione, deperita e oscurata, senza segni di vita, se non due occhi scarlatti intensi e brillanti. Joseph non si lasciò spaventare, lo fisso in un primo momento impressionato, essendo la prima volta che notava un non morto, per poi sorridere all'idea di poterne vedere uno all'azione, sperando in un buon combattente.
    Finito la spiegazione, il cacciatore non avrebbe risposto alla domanda del phantid, si sarebbe limitato ad afferrare il telo nero sul dorso della sua schiena da ragno, rivelando tutto l'armamentario al di sotto. Era abbastanza evidente che la risposta era affermativa, in quanto pure il suo compagno non morto replicò facendo parlare la sua arma, modo più convincente indubbiamente non c'era. Il cacciatore si sarebbe dunque avvicinato al recinto delle pecore, poggiando il telo, e incominciando a togliersi il cilindro e la giacca, preparandosi al duello silenzioso e cauto. Finito di prepararsi, avrebbe anche lui preso il suo arco, indossato la faretra sulla sua fidata spalla, e attendere che anche il compagno fosse pronto, nel frattempo si sarebbe arrampicato, usando lo steccato come appoggio, sul tetto vicino dell'abitazione. Essendo entrambi arcieri, non c'era possibilità di un buon combattimento fisico, quindi l'aracnide preferiva prendersi un posto elevato sicuro da molte bestie di terra, avendo così il vantaggio dell'altezza e della lunga distanza del suo arco.

    Note: Tecnicamente andrebbe bene la mia mossa di arrampicarmi, ma chiedo comunque la conferma del master se la mia idea è valida, dato che come GDR narrativo importa la descrizione dettagliata della zona e delle mosse.
     
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    Apparentemente non aveva ancora visto abbastanza, visto che dietro ad una maschera già inquietante era nascosto un volto ancora peggio, non tanto per delle caratteristiche mostruose, ma perchè sembrava qualcosa di innaturale. Aveva visto molti umani nella sua vita, alcuni erano anche suoi amici, ma non aveva mai visto quel genere di pallore se non quando era stato esalato l'ultimo respiro... forse la causa di quella pelle biancastra era la presenza stessa della maschera che non faceva passare neanche un piccolo raggio di sole, ma sinceramente era il minimo delle sue preoccupazioni: finchè lo aiutava a proteggere le sue pecore gli andava bene anche se la sua pelle fosse stata color arcobaleno, l'importante era che facesse bene il suo lavoro. Nel mentre, l'Onigumo si preparò all'azione arrampicandosi sul tetto della sua capanna, forse per usarla come punto di osservazione privilegiato per poter vedere da lontano i possibili aggressori, ma quale che fosse il motivo non aveva tempo per pensarci, come gli ricordò un uomo vestito da contadino che si avvicinò al Phantid per dirgli qualcosa a proposito del raccolto. Giusto, era anche quello il motivo per cui aveva chiesto urgentemente l'intervento di un gruppo di mercenari, quelle bestie erano testarde ed a volte senza cervello, ma avevano iniziato a fare la semplice connessione che se non c'era nessuno in giro potevano fare quel che volevano. Indi per cui, il pachiderma avrebbe avvertito a voce alta i suoi dipendenti del suo impegno...

    -Io devo andare ad aiutare gli altri a coltivare i campi, voi tenete d'occhio l'area, mi raccomando.

    Ora tutto stava nelle loro mani, mentre le persone che abitavano in quel piccolo insediamento si dirigevano verso i campi poco lontano per occuparsi del loro prossimo raccolto i due mercenari dovevano tenere gli occhi aperti per le creature che potevano venire ad attaccare il gregge. Si potevano già vedere in lontananza delle piccole sagome, forse era il caso di prepararsi per i due combattenti...

    Nota: Sì, diriei che la mossa di arrampicarti è valida. Non sarebbe valida se dici di utilizzare le tue abilità di ragno (quelle che sarebbero utilizzabili solo con l'abilità razziale) per attaccarti alle pareti e raggiungere la cima, ma in altri modi è accettabile.
     
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8 replies since 26/11/2012, 21:05   76 views
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